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“Il Ticino per me è ormai una seconda casa”
L’attaccante biancoblù Matt D’Agostini parla del suo rinnovo e della prossima stagione: “Con la salvezza già certa, potremo scendere in pista senza nulla da perdere. Mi aspetto un hockey di qualità elevata”

I tifosi dell’Ambrì Piotta, negli scorsi giorni, hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Il rinnovo del top scorer Matt D’Agostini, che ha firmato un biennale fino al 2022, è di quelli importanti. Il 33enne canadese non è infatti soltanto la punta di diamante dell’attacco leventinese, ma anche un leader che negli ultimi quattro anni è stato in grado di calarsi al 100% nella particolare realtà biancoblù: “È vero – ci ha confermato lo stesso D’Agostini, da noi contattato – Il Ticino per me e la mia famiglia è ormai come una seconda casa e sono felicissimo di poter continuare la mia avventura ad Ambrì. Nel corso degli anni ho sempre avuto delle ottime discussioni con Paolo Duca e Luca Cereda. Sapevano che la mia intenzione era quella di rimanere e una volta iniziate le trattative, circa a metà della scorsa stagione, era soltanto una questione di tempo prima che si riuscisse a trovare un accordo”.

Dalle tue parole sembra chiaro che partire non è mai stata realmente un’opzione...

“Ascolto sempre le offerte che mi vengono fatte, ma per me l’Ambrì viene al primo posto e il giorno in cui il club leventinese non sarà più interessato ai miei servigi sarà il giorno in cui inizierò a guardarmi attorno”.

Al termine del tuo nuovo contratto arriverai a sei stagioni in Leventina, numeri che non si vedevano da un po’ per uno straniero. Qualche tifoso parla già di maglia ritirata...

“Beh, devo ancora vincere parecchie partite e mettere a segno diversi punti prima di poter parlare di un riconoscimento simile (ride, ndr). È vero, sei anni sono parecchi e non accade molto spesso, ma questo credo testimoni meglio di qualsiasi altra cosa quanto mi trovo bene in Leventina”.

Nel frattempo da qualche settimana hai fatto ritorno in Canada. In Ticino la vita sta pian piano tornando alla normalità; e lì?

“Non ancora, la situazione resta difficile. Io sono in Ontario e la cittadina dove vivo non è particolarmente colpita, ma Toronto (la capitale della provincia) sì, dunque ci atteniamo alle loro misure. Nonostante i numeri stiano pian piano iniziando a farsi più rassicuranti, siamo soltanto alla fase uno di ripristino delle attività e ci vorrà ancora parecchio tempo...”.

La scorsa estate – su richiesta del club – avevi svolto la preparazione estiva in Ticino e non a casa. Quest’anno farai lo stesso?

“Quando ho firmato il rinnovo, l’accordo tra me e il club era che io rimanessi in Ticino fino alla fine delle scuole (venerdì 19 giugno, ndr) come lo scorso anno, per poi fare ritorno in Canada per qualche settimana, prima della ripresa delle attività sul ghiaccio. Con l’improvvisa chiusura delle scuole a causa del coronavirus e la conclusione anticipata della stagione, però, abbiamo deciso che fosse meglio per noi rientrare a casa per stare vicini alle nostre famiglie. Ora monitoriamo la situazione, ma credo che con ogni probabilità proseguirò la preparazione in Canada e farò ritorno in Ticino verso metà luglio”.

La prossima sarà una stagione particolare, senza relegazioni e con un formato diverso. Cosa ti aspetti?

“Ad Ambrì l’obiettivo numero uno è sempre la salvezza e questa di fatto è ormai già stata raggiunta. È un bel peso che è stato tolto dalle nostre spalle e credo che permetterà – a noi, ma anche ad altre squadre – di scendere in pista con la mentalità del “non ho niente da perdere”, liberi di giocare con serenità. Mi aspetto un hockey di qualità ancora più elevata la prossima stagione, specialmente da parte nostra”.

I tifosi però potrebbero doverselo gustare soltanto in televisione e non dagli spalti... Che effetto ti farebbe?

“La scorsa stagione abbiamo toccato con mano cosa vuol dire giocare senza tifosi ed è effettivamente diverso. Come giocatori però, credo che non saremmo particolarmente influenzati da questa dinamica, specie se si dovesse presentare fin da subito e non in corso d’opera, come nel finale dello scorso campionato. Certo, nei playoff le cose sarebbero diverse e spero che per quel momento la situazione si sarà normalizzata al 100%, ma durante la regular season (specialmente all’inizio) non credo che sarebbe un problema”.

La prossima – sulla carta – sarà anche l’ultima stagione giocata nella vecchia Valascia. Forte del tuo biennale, vivrai il passaggio dalla vecchia alla nuova pista...

“Sarà un onore concludere un capitolo così importante per la storia del club e vivere la transizione, in prima persona, verso quello successivo. La vecchia Valascia è un edificio che trasuda storia e che si sposa benissimo con le caratteristiche del club e dei suoi tifosi, ma proprio perché queste qualità sono radicate nell’ambiente biancoblù, sono certo che l’atmosfera all’interno della nuova pista sarà esattamente la stessa. Spero davvero che le tempistiche dei lavori possano essere rispettate, così che potrò giocare almeno una stagione nel nuovo edificio”.

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