Diego Erba
Un’infelice didascalia
Redazione
3 giorni fa
Il presente contributo è l’opinione personale di chi lo ha redatto e non impegna la linea editoriale di Ticinonews.ch. I contributi vengono pubblicati in ordine di ricezione. La redazione si riserva la facoltà di non pubblicare un contenuto o di rimuoverlo in un secondo tempo. In particolare, non verranno pubblicati testi anonimi, incomprensibili o giudicati lesivi. I contributi sono da inviare a [email protected] con tutti i dati che permettano anche l’eventuale verifica dell’attendibilità.

Da alcuni giorni sono in vendita i francobolli per il Centenario del Patto di Locarno. È indubbiamente una bella iniziativa quella promossa dal Municipio di Locarno che richiama l’attenzione su questo importante avvenimento storico che ha visto la città e il Locarnese protagonisti cento anni fa della politica internazionale.

Il francobollo riprende l’immagine esposta nella bella mostra allestita nelle sale del Castello Visconteo e dedicata al Patto di Locarno. Sono raffigurati, con le rispettive firme, i delegati riuniti il 16 ottobre 1925 nella sala delle conferenze nel Palazzo del Pretorio.

Il francobollo sarà diffuso soprattutto in Svizzera, ma della Svizzera ha solo la dicitura Helvetia e il costo di 120 centesimi. Non conosco il grafico che l’ha ideato né la composizione della giuria che l’ha scelto. A me disturba profondamente l’infelice didascalia che accompagna l’immagine: Centenary of the Locarno Pact 1925 – 2025.  È mai possibile che in una nazione che da sempre valorizza e promuove le sue lingue nazionali ci si dimentichi di utilizzare la lingua italiana e di scrivere correttamente Centenario del Patto di Locarno 1925 – 2025? Pur considerando la portata internazionale della Conferenza, si tratta di un’ulteriore offesa alla nostra lingua e alla nostra cultura ed è pure una mancanza di rispetto del Ticino, che per la nostra Costituzione   è “una repubblica di lingua e cultura italiane”. A mio giudizio questa lodevole iniziativa del Municipio avrebbe meritato qualcosa di meglio.

Troppo frequentemente ci si dimentica di ciò che ci contraddistingue e si utilizza quindi la scorciatoia dell’inglese, una lingua certo utile ma che non ci appartiene. Così   la recente petizione a sostegno dello schermo di Livio Vacchini è intitolata “Locarno: don't touch the screen! “, oppure la manifestazione invernale in Piazza Grande è denominata Winterland o ancora si ringraziano, in italiano e con il solo e immancabile “Thank you for your visit!”, i turisti che scendono in funivia da Cardada, dimenticandosi che la maggior parte degli ospiti sono svizzero tedeschi. Non lamentiamoci quindi se Oltre Gottardo si riserva poca attenzione alla lingua italiana. Ben s’addice in questo caso il proverbio “chi la fa l’aspetti!”

È bene ricordare che le lingue - soprattutto in una situazione come quella svizzera - sono in realtà qualcosa di più e di diverso. Sono un particolare modo di sentire e di leggere la realtà, sono l'espressione d’identità e di culture diverse che costituiscono l'originalità e la ricchezza del modello elvetico. Purtroppo il francobollo del Centenario non ne ha tenuto conto.

 

Diego Erba

I tag di questo articolo