Lorenzo Quadri
Tredicesima AVS: il popolo vota e i politici tassano
Redazione
un giorno fa
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Il 3 marzo 2024 il popolo svizzero ha approvato a larga maggioranza l’introduzione della tredicesima mensilità AVS. Ma ciò che doveva essere un passo verso una maggiore dignità per gli anziani rischia di trasformarsi in un colpo basso per le tasche dei cittadini. Mandante dello stravolgimento? La sinistra, composta da PS e Centro.

Durante l’ultima sessione parlamentare, il Consiglio degli Stati ha accolto a maggioranza la proposta di finanziamento della 13a ACS partorita da Pierre-Yves Maillard (PS) ed Erich Ettlin (Centro, ex PPD): un mix deleterio di aumento dell’IVA (dall’8,1% al 9,1%) e dei contributi AVS sui salari (dall’8,7% al 9,5%). Il risultato? Una stangata da 8–9 miliardi di franchi annui a carico dei contribuenti. Una cifra ben superiore ai 4–5 miliardi necessari per finanziare la tredicesima mensilità.

Chi pagherà il conto? Tutti: lavoratori, imprese, pensionati, famiglie con redditi modesti. Perché l’IVA non fa sconti a nessuno, nemmeno agli anziani stessi.

La  ministra Baume-Schneider (PS) ha annunciato l’entrata in vigore della Tredicesima AVS nel 2026 per rispetto della volontà popolare. Peccato che quella stessa volontà chiedeva anche di trovare risorse attraverso tagli e risparmi, non con nuove imposte.

Come mai si cercano 9 miliardi, quando ne servono parecchi di meno? La spiegazione sta nell’iniziativa  popolare “Sì a rendite eque anche per i coniugi”, lanciata dal Centro subito dopo il voto sulla tredicesima AVS. L’iniziativa vuole abolire il tetto del 150% della rendita AVS massima per le coppie sposate. Il costo stimato? 3.8 miliardi di franchi. Guarda caso, i miliardi “in più” della proposta Maillard-Ettlin. Ma questa iniziativa è ben lungi dall’essere stata approvata. Il CF la respinge, il parlamento non si è ancora espresso, la votazione popolare è di là da venire. Però PS e Centro intendono mettere le mani nelle tasche dei cittadini in anticipo! E se l’iniziativa venisse respinta? Di certo non si rinuncerà al salasso. Semplicemente, i proventi verrebbero dirottati altrove.

Ora la palla passa al Consiglio nazionale. Ma in ogni caso, l’aumento dell’IVA richiederà una nuova votazione popolare. E sull’aumento dei contributi salariali si potrà lanciare un referendum. Un’occasione che qualcuno coglierà certamente.

Lorenzo Quadri

Consigliere nazionale

Lega dei Ticinesi

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