Paolo Hägler
Scuola media… e poi?
Redazione
un giorno fa
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“Scuola media… e poi?” è il titolo della pubblicazione del DECS che presenta una panoramica dei percorsi formativi offerti in Ticino dopo la scuola dell’obbligo, ed è sicuramente conosciuta da chi la scuola media la sta finendo o l’ha terminata da pochi anni e da tutti i loro genitori.

Prendo in prestito il titolo di questo opuscolo per uno spunto, in cui cerco di presentare alcuni aspetti magari meno noti di ciò che accade terminato l’obbligo scolastico, in particolare per quegli allievi che desiderano iniziare subito una formazione duale.

Nell’opuscolo sono presentate svariate possibilità di formazione, alcune molto gettonate e altre che destano l’interesse di pochi ragazzi e di poche ragazze. Regolarmente, verso fine estate o inizio autunno, sentiamo dire che tutti i ragazzi e tutte le ragazze che cercavano un posto di tirocinio l’hanno trovato. Ottimo, si può pensare di primo acchito, ma non è tutto così né scontato né appagante. Non è scontato per chi si adopera con molta dedizione affinché nessuno resti senza un posto, ma non è nemmeno appagante per chi si è dovuto accontentare di una seconda, terza o magari anche quarta scelta. In effetti i posti di apprendistato offerti coprono sì la domanda, in totale, ma tra settore e settore c’è molta differenza. In alcuni l’offerta supera la domanda (poco male, si dirà, se non che in futuro potrebbe esserci bisogno di certe figure professionali e se non si formano in casa poi bisognerà ricorrere alla manodopera non indigena), mentre in altri la domanda supera l’offerta (creando poi il malcontento tra chi non viene scelto e deve ripiegare in un altro campo).

È evidente quasi a tutti che non conosceremo le professioni del futuro, e nemmeno sapremo quanto il mondo sarà connesso per permetterci di affermare che certe professioni non siano svolte alle nostre latitudini, quindi non possiamo che affidarci alla domanda e all’offerta, poiché non possiamo, e spero che molti non vorrebbero nemmeno, programmare le formazioni dei nostri giovani a seconda del bisogno.

I dati statistici ci dimostrano anche che sono molti i contratti di apprendistato sciolti, e questi possono esserlo per decisione del datore di lavoro, che magari non ha trovato il profilo che cercava, o anche per decisione dell’apprendista, che magari non si trova a suo agio con la professione intrapresa. Purtroppo non dispongo di dati relativi a questi scioglimenti, ma immagino che chi già ha intrapreso un percorso di seconda o terza scelta sia più propenso a sciogliere il contratto perché magari a un anno di distanza gli si presenta un’altra opportunità nel percorso che desiderava.

Come facciamo ad evitare questo e quindi che i ragazzi siano demotivati per un anno, e che i datori di lavori dedichino un anno a cercare di formare un apprendista o un’apprendista che poi desiste? L’unica possibilità che vedo è fare in modo di avere un’offerta maggiore della domanda, e questo in (quasi) ogni settore, e siccome la domanda complessiva non è modificabile occorre aumentare l’offerta, ossia proporre più posti di apprendistato. Chi dovrebbe iniziare a dare il buon esempio, se non il più grande datore di lavoro del Cantone, ossia il cantone stesso? Speriamo che settimana prossima i parlamentari seguano questa strada e innalzino la quota di apprendisti come hanno promesso nel lontano 2017. I deputati di Avanti con Ticino&Lavoro hanno affermato che sosterranno questo aumento.

Paolo Hägler, consigliere comunale di Mendrisio per Avanti con Ticino&Lavoro

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