Giorgio Chiappini
Non stigmatizziamo gli apprendistati
Redazione
un anno fa
Il presente contributo è l’opinione personale di chi lo ha redatto e non impegna la linea editoriale di Ticinonews.ch. I contributi vengono pubblicati in ordine di ricezione. La redazione si riserva la facoltà di non pubblicare un contenuto o di rimuoverlo in un secondo tempo. In particolare, non verranno pubblicati testi anonimi, incomprensibili o giudicati lesivi. I contributi sono da inviare a [email protected] con tutti i dati che permettano anche l’eventuale verifica dell’attendibilità.

Nei prossimi 15 anni in Ticino andranno in pensione 40'000 lavoratori. Si prospetta dunque una bella sfida per il nostro sistema economico. Infatti, se già ora le imprese ticinesi faticano a trovare operai e tecnici specializzati, figuriamoci in seguito al pensionamento del 25% della totale forza lavoro cantonale.

Nell’ultimo decennio è mancato un lungimirante orientamento politico del sistema scolastico, il quale è, allo stato attuale, incapace di rispondere adeguatamente alle necessità del mondo del lavoro. Tale scompenso fra domanda ed offerta è riconducibile al fatto che i modelli educativi offerti sono anacronistici e non pongono un’adeguata attenzione a quelle che sono le nuove capacità richieste.

Un'altra grave mancanza, a mio avviso, è stata il non aver sufficientemente incentivato e promosso gli apprendistati, i quali sono troppo spesso stigmatizzati rispetto alle scuole di formazione generale (licei, scuola cantonale di commercio, ecc.). Questo ha portato ad una sorta di disinteresse verso coloro che hanno deciso di intraprendere tale percorso. Infatti, quest’ultimi sono stati “trascurati” dalle Istituzioni.

Statistiche alla mano, i numeri sono allarmanti: oltre un apprendista su tre in Ticino si licenzia prima di terminare la formazione. Tale dato, che si situa notevolmente al di sopra della media nazionale, non deve solo preoccupare, ma deve essere un campanello d’allarme per il DECS.

È necessario non solo garantire i posti di apprendistato, ma monitorare che gli stessi vengano portati a compimento. Purtroppo, sovente si dimentica che tali percorsi non riguardano solo ed esclusivamente gli apprendisti, ma anche le aziende, le quali, dato l’attuale contesto economico, sono sottoposte a importanti tensioni (rincaro energetico, mancanza di materie prime, inflazione, ecc.) ed hanno sempre meno tempo per seguire e formare. Il Cantone deve sostenere maggiormente la capacità formativa di tali realtà, poiché produttrici di quelli che saranno gli ingranaggi futuri del motore economico ticinese. Il Ticino sta bene se lavora, il Ticino sta bene se i ticinesi lavorano.

Giorgio Chiappini – Consigliere Comunale di Massagno e Candidato al Gran Consiglio PLR 

I tag di questo articolo