
In risposta all’articolo a firma del Sindaco di Monteceneri Pietro Solcà pubblicato su Ticinonews il 21 giugno 2025, desidero chiarire alcuni aspetti e, soprattutto, ribadire un principio fondamentale per ogni comunità democratica: anche posizioni critiche o che evidenziano problemi devono poter essere espresse liberamente, senza il rischio di essere etichettate o ridotte a polemiche strumentali.
Mi sento direttamente coinvolta. La stories da me pubblicata sul mio profilo Instagram e sul mio status WhatsApp è stata ripresa dal Sindaco sui suoi profili Facebook e Instagram, che non solo non si è limitato a omettere il mio nome, ma lo ha volutamente tagliato. Un classico segreto di Pulcinella: il contenuto è stato fatto circolare ampiamente via WhatsApp, dove il mio nome e cognome erano ben visibili — e chissà se con i medesimi epiteti che ho poi ricevuto. Ora, nell’articolo citato, si muovono accuse verso qualcuno senza mai citarlo, attribuendogli intenzioni mai espresse e ruoli che non ricopre né ha mai rivendicato, costruendo una polemica funzionale a darsi la classica pacca sulle spalle.
Si parla di criticità dell’acqua legate alla vetustà delle tubature in un determinato quartiere, non della qualità dell’acqua. Ma se non si legge con attenzione, è facile travisare o, peggio, costruire sopra un’altra narrazione che poco ha a che vedere con quanto realmente scritto. E non sono certo la sola ad averlo notato: molti cittadini hanno condiviso foto di situazioni reali che mostrano con chiarezza l’urgenza di intervenire, senza rimandare tutto alle calende greche — sia sul problema da me sollevato, sia su altri.
A conferma della portata strutturale del problema, è noto che per recuperare i ritardi accumulati si prevedono investimenti di decine di milioni di franchi nel rifacimento e nell’ampliamento della rete idrica. Si stimano un paio di milioni all’anno per i prossimi venti o trent’anni. Questo dato da solo dimostra quanto il tema sia prioritario e non più rinviabile.
Ho anche scritto chiaramente che non sono una referendista, ma che ho sottoscritto il referendum perché ci sono altri problemi — e questo è solo uno di essi — che, in un Comune con un moltiplicatore elevato, a mio avviso meritano maggiore attenzione. Non serve essere tra i promotori di un referendum per potersi esprimere sul merito e invitare altri cittadini a firmare: farlo rientra pienamente nei diritti democratici di ogni cittadina e cittadino.
Il mio era un confronto tra questo tema e un problema ben più vicino alla quotidianità di molti cittadini. Nessuno mette in discussione l’utilità di valorizzare la Casa Montana di Nante, nemmeno io, anzi! Non sono contraria alla ristrutturazione, anzi. Ma credo si possa pensare a qualcosa di più modesto — come presentato nel 2019 — e adeguato all’uso che se ne fa oggi, destinando quei milioni (che andremmo a chiedere in prestito!) a opere più urgenti e vicine alla vita dei cittadini. In un Comune con un moltiplicatore già elevato, pari al 92%, serve un uso oculato delle risorse pubbliche, valutando bene "se", "come" e "quanto" spendere in base a priorità concrete e sostenibili. Condividere un pensiero, per quanto non possa piacere, non equivale a orchestrare una campagna politica: significa esprimere un’opinione.
Più che aprire un confronto — che sarebbe stato auspicabile ma forse non realistico, viste certe premesse — si è preferito colpire in modo allusivo, evitando nomi ma rendendo chiaro a chi fosse rivolto l’attacco: me, i referendisti e chiunque sollevi dubbi legittimi. Un modo discutibile di affrontare il dissenso, che finisce per strumentalizzarlo invece di coglierlo come occasione di dialogo.
Anche se il tono può non piacere, il dissenso civile è parte integrante del confronto democratico. Una stories o un post non è un trattato, ma un modo diretto per sollevare un tema. Come uno slogan durante una votazione, va dritto al punto e non pretende di dire tutto. E più che giudicare il tono o il mezzo con cui ho sollevato un tema, bisognerebbe chiedersi perché ci si debba ridurre, da parte delle istituzioni comunali, ad attacchi sui social o a mezzo stampa, che colpiscono una persona nel mucchio senza nemmeno nominarla.
Ho firmato il referendum e invito altri cittadini a farlo, non per distruggere ma per costruire. Si chiede semplicemente che la cittadinanza possa esprimersi su un credito pubblico importante. Si tratta di un investimento che avrà un impatto economico rilevante e duraturo, e proprio per questo è legittimo — anzi necessario — interrogarsi sulla sua sostenibilità e sull’opportunità di metterlo in cima alle nostre priorità comunali.
E per farlo, serve un referendum che dia alla popolazione la possibilità di confrontarsi direttamente con le istituzioni, e non subire attacchi gratuiti o pressioni di vario genere che — in fase di raccolta firme — nessun municipale dovrebbe permettersi, né sui social, né a mezzo stampa, né tramite comunicazioni ufficiali.
Vale la pena ricordarlo: non siamo nemmeno ancora nel pieno della campagna in vista della votazione. Il tono e l’impostazione di certi interventi sui social e articoli “anonimizzati”, dicasi istituzionali, invece di favorire un confronto, sembrano orientati a confezionare un racconto rassicurante, semplificando e incasellando le opinioni altrui in categorie comode e funzionali ai propri bisogni, ma poco aderenti alla realtà. Così facendo, si rischia di creare un contesto in cui chi esprime dubbi o visioni diverse si sente delegittimato o esposto, piuttosto che ascoltato.
Ed è sinceramente desolante dover replicare a quello che è sembrato più un attacco personale che politico, solo per difendere con forza un diritto semplice e fondamentale: quello di qualsiasi cittadino di esprimersi liberamente e poter esercitare il proprio diritto democratico, grazie allo strumento del referendum, nel votare un credito che ritiene ben al di là delle reali portate della comunità.
Concludo auspicando che gli Enti Locali prendano atto di questo clima inaccettabile e intervengano a tutela della democrazia e della libertà di esprimersi, firmare — o non firmare — un’iniziativa o un referendum, da parte di qualsiasi cittadina o cittadino di questo Paese.
Lara
Filippini,
Cittadina
di Monteceneri
Già
Consigliera Comunale di Monteceneri
Gran
Consigliera