Massimo Delorenzi
L’adesione di 31 comuni ticinesi all’appello di Ginevra e Losanna per condannare le violenze in Palestina
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Redazione
15 ore fa
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E’ il dato pubblicato in un articolo del 21 maggio. Esito dell’appello promosso dalle due principali città romande e destinato al Consiglio Federale. Si chiede di condannare le violazioni del diritto umanitario e del diritto internazionale, commessi dall’esercito di Israele contro il popolo palestinese nella striscia di Gaza. 61 comuni svizzeri hanno aderito alla proposta. 31 (sui 100 comuni totali del nostro cantone) sono ticinesi e gli altri 29 delle altre regioni linguistiche. I comuni di lingua tedesca in totale sono 1391, quelli di lingua francese sono 619.

Probabilmente si faranno avanti – si spera - altri comuni. Non si tratta quindi di un dato conclusivo. Si spera sempre. E’ però possibile proporre una riflessione.

Il primo pensiero va al Consiglio Federale che rappresenta un paese devoto alla pace e al senso di giustizia. Almeno in superficie e a volte con voce flebile, quando la carneficina è compiuta degli alleati. Infatti il Consiglio Federale non è stato per nulla convincente e inflessibile nel condannare il governo israeliano per i crimini in corso. Hanno dovuto muoversi due città e elemosinare il consenso di altri comuni per chiedere al Consiglio Federale di condannare e quindi denunciare dei crimini. E i criminali che li stanno perpetrando. Dovrebbe essere un atto dovuto, istintivo e diretto.

Per ciò che attiene all’adesione così consistente dei comuni ticinesi, che rappresenta la metà del totale (parziale per ora), si impone un secondo pensiero in risposta alla giustificazione invocata dal responsabile dell’iniziativa. Anche lui alquanto leggero nel suo abbozzo di spiegazione. Nella sostanza, ritiene sia correlata alla funzione di ministro degli esteri occupata dal ticinese Ignazio Cassis. Magari ci ha azzeccato, ma auguriamoci di no, altrimenti significherebbe che la motivazione è scollegata dal suo nucleo: la violenza che sta causando questa tragedia con tante possibili definizioni, tra queste la più pertinente è genocidio.

Potrebbe esserci una ragione, più, diciamo, profonda, nell’adesione ticinese. Potrebbe anche causare disturbo e fastidio evocarla. Ma disturba molto di più veder morire dei civili inermi e disperati. Occorre aggiungere un'altra informazione: l’adesione è dei comuni, non della popolazione. Nei municipi ci sono molti ticinesi, in buona parte persone con un legame ancestrale con il territorio, fatta eccezione per qualche persona di origine straniera e svizzero tedesca, quindi con altri legami e un’altra storia alle spalle.

In fondo l’attuale situazione degli abitanti di Gaza, rimuove degli eventi nella memoria dei ticinesi che hanno vissuto una situazione analoga tra la fine del 1400 e i primi 15 anni del 1500. Gli attuali ticinesi, erano stati aggrediti, strappati dal loro territorio di appartenenza che allora era il ducato di Milano. Anche in questo territorio la popolazione è stata massacrata e conquistata, non dagli israeliani ma dagli svizzeri. I Palestinesi vivono l’esperienza che i ticinesi hanno vissuto 500 anni orsono. Potrebbe essere una sorta di identificazione inconscia con i poveri abitanti di Gaza senza case per proteggersi, con il caldo, che si stanno ammalando, crepano di sete e di fame.

Massimo Delorenzi

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