
Negli ultimi giorni, i contrari all’iniziativa “200 franchi bastano” hanno innalzato il volume del loro allarme, prefigurando oscurità imminenti: redazioni chiuse, democrazia ferita, un Paese lasciato senza voce. Sono immagini fosche, evocate non per illuminare il dibattito, ma per incutere timore. È il linguaggio di chi non vuole discutere il futuro, ma conservarsi il passato.
Il loro motto, “Ciao informazione affidabile”, tradisce un’arroganza degna di miglior causa. Come se solo la SSR fosse depositaria della verità, e tutti gli altri media un esercito di inaffidabili dilettanti. Se questa è la forza dei loro argomenti, allora il dibattito merita ben altra statura.
Perché mentre essi si stringono attorno a un modello che appartiene a un’altra epoca, il mondo cambia. I cittadini cambiano. I giovani, soprattutto, hanno già imboccato altre vie per informarsi. Le abitudini mutano con la rapidità dei tempi moderni, ma la SSR continua a marciare come un esercito del passato: pesante, lento, incapace di ascoltare il terreno e soprattutto estremamente caro per i cittadini. Se fosse un’impresa privata, la realtà del mercato avrebbe già presentato il conto.
Avremmo voluto, dopo No Billag, un dibattito franco e aperto sulla vera missione del servizio pubblico. Informazione, approfondimento, cultura: queste sono le sue colonne. Non certo giochi, quiz, reality show e intrattenimento finanziati dal canone. Ma quella discussione, promessa con convinzione, è stata abbandonata lungo la strada. È per colmare questo vuoto che è nata l’iniziativa: fissare un limite chiaro – 200 franchi – e da lì costruire un servizio pubblico finalmente definito. È un gesto di responsabilità, non di improvvisazione.
L’8 marzo gli svizzeri saranno chiamati a scegliere. Da una parte, il canone più caro del mondo, difeso come un totem intoccabile. Dall’altra, un modello moderno, sostenibile, e comunque capace di garantire la presenza della SSR in ogni regione linguistica, così come chiaramente stabilito nel testo dell’iniziativa. E non si dimentichi un dato essenziale: tra canone ridotto e introiti pubblicitari, la SSR potrà ancora disporre di oltre 800 milioni di franchi. Una forza di fuoco che non ha nulla di fragile.
Che la SSR dipinga tutto ciò come una tragedia è comprensibile. Ma la storia insegna che i cambiamenti necessari sono spesso accolti con terrore da chi teme di perdere privilegi. Noi guardiamo avanti, certi che riformare non significa indebolire, ma fortificare.
E se qualcuno teme di dover dire “Ciao informazione affidabile”, ebbene, rispondiamo che è tempo di dire “Benvenuta informazione al passo coi tempi”.
Piero Marchesi, Consigliere nazionale UDC
