VPOD
Il 15 giugno, diciamo SÌ a cure e prestazioni di qualità
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
3 giorni fa
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Un voto decisivo per la dignità del lavoro e la qualità dei servizi pubblici. Il 15 giugno la popolazione ticinese sarà chiamata a esprimersi sull’iniziativa popolare “Per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità”, promossa dal Sindacato VPOD.

Con oltre 7.000 firme raccolte in pochi mesi, l’iniziativa nasce dal cuore dei luoghi di cura: ospedali, case anziani, cure a domicilio, servizi psichiatrici, nidi, strutture per persone con disabilità. Ambienti dove migliaia di professioniste e professionisti garantiscono, ogni giorno, sostegno alle persone più fragili. Ma anche contesti sempre più sotto pressione, con carenze strutturali che compromettono la qualità dei servizi. Il personale, assieme al Sindacato VPOD, da anni denuncia queste condizioni e propone delle soluzioni; troppo spesso, tuttavia, rimane inascoltato. L’iniziativa porta finalmente queste rivendicazioni davanti alla popolazione ticinese, che può cambiare la situazione attuale.

Il personale sociosanitario e socioeducativo patisce un sovraccarico cronico: mancano risorse, i ritmi sono intensi e i turni sono spesso incompatibili con una vita familiare dignitosa. Inoltre, gli stipendi non riflettono le responsabilità e il carico emotivo del lavoro. Non si tratta solo di condizioni inique: è a rischio la tenuta del sistema. Se non interveniamo ora, l’abbandono della professione aumenterà e diminuirà la qualità dell’assistenza. L’iniziativa pone richieste chiare e concrete, come ad esempio:

·        condizioni di lavoro sostenibili, con carichi equi e orari compatibili con la vita privata;

·        salari adeguati al valore sociale e alla responsabilità;

·        una vera conciliabilità tra vita lavorativa e familiare.

Queste misure non sono privilegi, ma basi essenziali per garantire servizi pubblici umani e di qualità. Di fronte a questa proposta costruttiva, gli oppositori non hanno reali argomenti per contrastarla, limitandosi a dire che “costa troppo” o che “non è il momento”. Ma se non ora, quando? E quanto ci costerà un sistema che non regge più? Troppi politici non hanno ancora capito che in momenti di crisi devono avere il coraggio di investire e non tagliare su beni e servizi!

Dire no significa lasciare tutto com’è: personale sotto pressione, servizi fragili, giovani che abbandonano queste professioni. Dire SÌ significa invece investire nel bene comune. Nessuno è immune da malattia, invecchiamento o dal bisogno di affidare i propri cari a strutture educative e assistenziali. Quando quel momento arriva, vogliamo un sistema che funziona, con personale motivato e stabile.

Il 15 giugno non decidiamo solo il destino di una categoria, ma il volto del nostro servizio pubblico. Diciamo SÌ. Perché ci sta a cuore.

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