Luca Frei
I comunisti difendono la neutralità svizzera
Redazione
un anno fa
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Durante la sua ultima seduta di Comitato Centrale svoltasi a novembre, il Partito Comunista (PC) ha deciso di sostenere attivamente l’iniziativa popolare per la Neutralità, la quale chiede la rinuncia ad aderire a qualsivoglia alleanza militare e la rinuncia ad imporre sanzioni nell’interesse della mediazione. La stessa decisione è stata presa dal Partito del Lavoro di Basilea.

Avevo già avuto l’occasione, prima durante un mio intervento all’ultima Conferenza d’organizzazione del PC svoltasi a Balerna in ottobre e poi tramite un mio contributo apparso sui portali d’informazione ticinese, di caldeggiare questa decisione. La neutralità della Svizzera è infatti sinonimo di sovranità, pace e prosperità e la sua difesa è da considerarsi oggi una priorità. È quindi necessario superare eventuali differenze sul piano politico ed impegnarsi anche a sinistra per questa iniziativa, seppure sia promossa dalla destra.

La neutralità, d’altronde, è sempre stata difesa a sinistra, anche se certi esponenti ecologisti e socialisti sembrano esserselo dimenticato. Due gli esempi significativi che mi vengono in mente. Nel 1964, il Partito Svizzero del Lavoro si espresse a favore della “salvaguardia stretta della neutralità”, identificata come mezzo per promuovere la pace. Tornando ancora più indietro nel tempo, il Partito Comunista Svizzero (poi reso illegale dal governo elvetico) accusò nel 1936 il Consiglio Federale di non rispettare la neutralità svizzera e, di conseguenza, di mettere in pericolo l’indipendenza nazionale.

In questo contesto di pericolo accresciuto di una terza guerra mondiale (pensiamo ad esempio alla situazione di alta tensione fra Serbia e Kosovo, dove c'è tra l'altro un nostro contingente militare), la nostra tradizionale neutralità è nuovamente sotto attacco da parte di chi vorrebbe svendere il nostro Paese alla NATO e all’Unione Europea. Misure come l’adozione delle sanzioni dell’UE (organo di cui non facciamo parte, e di cui mi auguro che non saremo mai membri) nei confronti della Russia e azioni come la visita di Cassis a Zelensky sono infatti un grave affronto alla neutralità elvetica. Le ultime dichiarazioni di Berset al WEF, durante il quale ha definito l’Ucraina di prima di febbraio 2022 un Paese pacifico (la guerra in Donbass non conta?) non sono certo migliori. Di fronte a questo progressivo allineamento al campo atlantico da parte del governo rossocrociato, occorre riconoscere nella neutralità il pilastro su cui costruire una Svizzera non allineata, sovrana e inserita nel nascente mondo multipolare. Soltanto così la Confederazione può realmente ambire ad essere un attore di pace e di mediazione.

Abbandonare la nostra posizione neutrale metterebbe in pericolo non solo il prestigio internazionale del nostro Paese, bensì pure la sicurezza ed il benessere della popolazione svizzera. Mobilitiamoci quindi in difesa della nostra neutralità: firmiamo l’iniziativa popolare!

Luca Frei, Coordinatore della Gioventù Comunista

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