
Uno dei principi fondanti del nostro sistema sociosanitario è l’equilibrio tra responsabilità pubblica e autonomia gestionale degli enti sussidiati a livello comunale, sovracomunale e cantonale. Si tratta di un modello che ha permesso negli anni di rispondere in modo efficiente, puntuale e innovativo ai bisogni della popolazione, valorizzando la vicinanza al territorio e la conoscenza diretta delle specificità locali.
Questo equilibrio, tuttavia, è oggi messo in discussione. L’Iniziativa popolare “Per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità”, che sarà votata il 15 giugno, mina radicalmente questo assetto. Con la pretesa di imporre una legge quadro unica e vincolante, essa introduce un’impostazione iper-centralizzata, che ignora le differenze tra ambiti diversi come quello ospedaliero, le cure di lunga durata, i servizi per l’infanzia o la disabilità. Una regolamentazione uniforme significherebbe imporre vincoli gestionali estranei alla realtà operativa di ciascun settore, con il rischio concreto di bloccare processi decisionali, frenare l’innovazione e appesantire la macchina gestionale.
In realtà, i servizi pubblici non migliorano imponendo la stessa camicia di forza a tutti. Migliorano quando si valorizzano le specificità, quando si dà fiducia a chi è sul campo, quando si lasciano gli strumenti per agire in modo rapido ed efficace.
Per questo motivo, voterò NO all’iniziativa. Il 15 giugno abbiamo la possibilità di fermare una riforma sbagliata e preservare l’efficienza e la capacità di risposta dei nostri enti.
Stefano Tonini,
granconsigliere e municipale di Chiasso (Lega)