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Collettivo R-Esistiamo - Nessuno deve vivere sottoterra
Redazione
2 anni fa

Dopo anni di pressioni, lotte, presidi, scioperi della fame, petizioni, discussioni è giunta finalmente la decisione di mettere – momentaneamente - fine a quella vergognosa e indegna situazione che risponde al nome di bunker di Camorino. Una decisione forse in parte inaspettata ma che testimonia come da anni le autorità politiche di questo cantone, coadiuvate dai vari uffici cantonali (popolazione e migrazione) e dalle varie strutture gestionali (Croce Rossa, SOS, Securitas, ecc.) abbiano lavorato in un contesto di perfetta illegalità, facendo vivere delle persone sottoterra in condizioni disastrose. Illegalità in quanto le norme di abitabilità, di edilizia, di igiene, sanitarie non sono mai state rispettate. Allo stesso modo il prospettato ampliamento della struttura sopra-terra (mantenendo comunque la parte del bunker in funzione: per cosa? Per punire e isolare?) sembrerebbe essere un’altra situazione limitativa e coercitiva delle persone. La farsa della mancanza di spazi dove alloggiare le persone è l’ennesima presa in giro che viene smentita dalla «corsa alla solidarietà» nella questione della crisi ucraina: mentre per anni è stato sistematicamente negato un alloggio decente a persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, la macchina dell’alloggio risulta ora improvvisamente funzionante e il cantone si propone addirittura di pagare l’affitto a chi ospiterà persone – rigorosamente bianche europee – in fuga dall’Ucraina. Confermando - se mai ce ne fosse il bisogno - che la discriminazione di razza, di pelle e di provenienza è un assunto oggettivo perpetrato in prima istanza dai vertici dello Stato. La decisione di spostare le 17 persone da anni recluse nel bunker (per trasferirle comunque in una situazione abbastanza isolata) testimonia pure che la situazione nel bunker era inaccettabile e insostenibile. E quanto è stato speso per mantenerla in tutti questi anni? I responsabili politici (Gobbi, De Rosa, Beltraminelli su tutti) si sono mestamente negati a intervenire, giustificando anzi il bunker come situazione “modesta ma idonea”(CdS 19.6.2020). Cosa del resto anche sostenuta dall’autorità medica cantonale (Merlani) che non ha mai ritenuto la situazione all’interno del bunker come un’emergenza sanitaria a cui mettere fine. Sabato 9 aprile come collettivo antirazzista R-Esistiamo ci siamo quindi di nuovo recat* a Camorino per un presidio di fronte al bunker dove sono ancora recluse 17 persone. Dopo essere rimast* davanti ai cancelli dell’entrata principale dell’area, ci siamo spostat* a ridosso dell’entrata del bunker.

A proteggere l’accesso dell’indegna struttura una ventina di poliziotti e di agenti securitas in evidente difficoltà nella gestione logistica-organizzativa e nel contenere la volontà del centinaio di persone presenti di provare a entrare nella struttura e documentare la situazione all’interno. Dopo vari interventi, musica e una trattativa per poter entrare, verso le 18.00, a due persone è stato concesso di accedere all’interno del bunker, con tutta una serie di condizioni (consegna documento d’identità, indirizzo, numero di telefono e cellulare, divieto di foto e filmati, perquisizione personale e degli effetti) imposte solo in seguito, quanto tutte le altre persone accettavano di uscire dal perimetro. Il bunker visto con i nostri occhi è ancora più desolante e fatiscente di quanto le fotografie ricevute da persone ormai rimpatriate con la forza, ci abbiano lasciato intendere. Ed è qui riassunta l’illegalità di cui sopra: nessuna struttura - gestita soprattutto dal cantone, che dovrebbe dare l’esempio - dovrebbe mai rimanere aperta un giorno in più in queste condizioni. Pessima qualità dell’aria; le 2 (!) docce e i 2 (!) WC umidi, pieni di muffa e malfunzionanti; spazi piccoli e nessun armadietto dove riporre le proprie cose; letti traballanti e mal messi. Impensabile pure che, in un cantone in cui vigono leggi ferree rispetto all’abitabilità degli spazi e rispetto ai metri quadrati di cui una persona dovrebbe beneficiare per vivere, in cui ogni locale deve ricevere luce e aria diretta, in cui la superficie delle finestre deve corrispondere almeno al 10% di quella di base del locale, in cui addirittura per costruire una stalla o un pollaio bisogna sottostare a regole molto rigide, lo Stato rinchiuda più persone sottoterra. Tanto che le stesse persone testimoniano che condizioni simili non le hanno mai trovate nelle loro peripezie. E non parliamo di un «alloggio» per qualche giorno (e nemmeno delle consuete 3 settimane dei corsi ripetizione) ma di mesi se non anni, come l’esempio dell’uomo eritreo, lì rinchiuso da 6 anni. Oggi più che mai risulta evidente che esiste una chiara possibilità di ospitare persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni. Che l’accesso a un alloggio decente, a un permesso di soggiorno, alla sanità, alla scolarizzazione, al mondo lavorativo e alla possibilità di movimento è possibile. Tutte questioni che alla popolazione segregata nel bunker di Camorino o in altre strutture coercitive dislocate sul territorio, sono state brutalmente negate. Perciò come Collettivo R-Esistiamo ribadiamo:
1. Che nessuna persona venga più tolta da situazioni abitative decenti per essere spostata in luoghi insalubri e non pensati per alloggiare persone per periodi oltre qualche giorno (es. bunker).
2. Che le persone lì sotterrate siano rapidamente ri-alloggiate in appartamenti e/o al limite in un centro. Non devono per forza stare assieme, non sono una famiglia che non andrebbe separata.
3. Che cessi immediatamente la politica dei rimpatri forzati.
4. Che a chi lo richiede venga data da subito la possibilità di poter svolgere un’attività lavorativa legale con un permesso di lavoro.
5. Che la possibilità di un alloggio decente, di un permesso di soggiorno, l’accesso alla sanità, alla scolarizzazione sia garantito a tutte le persone che ne fanno richiesta.
6. Che quel luogo fatiscente di desolazione e di morte venga immediatamente chiuso e mai più reso funzionante!
7. La libertà di circolazione e di spostamento per tutte e tutti. Il bunker va chiuso ora. E nessuno altra situazione di simile coercizione deve mai più esistere. Ne sopra ne sotto terra!

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