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Angelica Lepori - DECS e scenario 3: ma cosa significa “cònsono”?
Redazione
4 anni fa

I docenti di ogni ordine di scuola hanno ricevuto le indicazioni del DECS nel caso in cui si dovesse mettere in atto lo scenario 3, quello di una nuova chiusura delle scuole e di un insegnamento a distanza.

Le novità non sono molte rispetto a quanto già indicato, a grandi linee, in comunicazioni recenti: tranne, come si è affrettato ad indicare il divisionario Berger alla RSI, la possibilità di affrontare nuovi argomenti e la possibilità/necessità di ricorrere a prove di valutazione per poter assegnare una nota.

Per il resto le solite indicazioni, molto concentrate sull’uso dei mezzi informatici e sull’assurda idea che, in fondo, fare scuola a distanza o in presenza siano due varianti equivalenti del fare scuola.

Naturalmente l’aspetto fondamentale (che era stato segnalato persino dagli organi direttivi del DECS nelle prime valutazioni dell’insegnamento a distanza) non viene minimamente affrontato. Ci riferiamo alla constatazione che l’insegnamento a distanza è più discriminante, meno “inclusivo” per usare un termine che tanto piace al DECS, rispetto all’insegnamento in presenza. Chi si trova in una condizione di difficoltà (famigliare, sociale, psicologica) tende a soffrire molto di più attraverso l’insegnamento a distanza.

Ci saremmo quindi aspettati che a questo aspetto fondamentale si fosse dedicata qualche riflessione nel piano, proponendo misure e correttivi.

Nulla di tutto questo. Anzi, il “codice di comportamento per gli allievi sull’utilizzo dei mezzi informatici (allegato al piano) ci conferma questa triste realtà.

Al punto 6 di questo codice, dedicato “all’abbigliamento” e al “luogo” si scrive: “ L’allievo si collega per le lezioni a distanza su MS Teams con un abbigliamento adeguato e da un luogo della casa “cònsono”. Si ricorda che, se quest’ultimo aspetto risultasse difficoltoso, è possibile utilizzare gli sfondi messi a disposizione dall’applicativo”.

Non possono non attirare la nostra attenzione le considerazioni sul “luogo” dal quale lo studente si deve collegare. Luogo che, se siamo in una situazione di lookdown come quella ipotizzata per questo scenario, non può che essere la casa dello studente, la sua stanza, il luogo dove ha piazzato il proprio computer, dove si pensa che solitamente egli studi.

Ebbene, questo luogo deve essere “cònsono”, scrive il DECS. Che cosa vorrà dire? I dizionari ci dicono che significa “adeguato”, “appropriato”.

Ci si può chiedere a questo punto quale sia un luogo adeguato per lo studio (seguire una video-lezione è una forma di studio) e se lo studente abbia a disposizione questo luogo nella propria casa. Interrogativo sul quale, evidentemente, il DECS non ha la benché minima idea né tantomeno è in grado di dire agli studenti quali siano i criteri per giudicare un luogo “cònsono” allo studio”.

Ma non ci sono problemi: il problema, se il luogo non è “cònsono”, lo si risolve nascondendolo. Così, a chi non ha un luogo “cònsono” dove studiare, basta, lo ricorda il codice del DECS nasconderlo (magari evitando anche di doversene vergognare o di imbarazzare gli altri studenti) utilizzando “...gli sfondi messi a disposizione dall’applicativo”.

È un po’ come quando, non avendo fatto bene le pulizie e non volendo sfigurare con chi viene in casa, quanto fa disordine o sporcizia finisce ammassato in un armadio chiuso o sotto il classico tappeto.

Il problema di un luogo non adeguato, non ““cònsono”” dove poter studiare non esiste più: basta nasconderlo.

Eppure sappiamo che proprio la questione degli spazi (della loro ristrettezza ad esempio) è una delle questioni sociali che maggiormente è emersa nella riflessione sulla vita ai tempi del lookdown.

Un Dipartimento attento a questo tema, preoccupato (come dice, quasi fosse una litania, di essere preoccupato per le questioni legate all’inclusione) dovrebbe e avrebbe dovuto, nel delineare uno scenario di scuola a distanza, preoccuparsi di queste cose. Ad esempio, è una banale osservazione ma che pensiamo ci stia, prevedendo che quegli studenti che non dispongono di uno spazio ““cònsono”” per collegarsi, per studiare, possano seguire le lezioni da una postazione allestita a scuola in sicurezza, magari aiutati e consigliati da qualche docente.

Angelica Lepori, deputata MPS

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