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Una protesi per amica
Una protesi per amica
Una protesi per amica
Redazione
7 anni fa
Danilo Togninalli, specialista in chirurgia ortopedica e traumatologia dell’apparato locomotore: "A volte è la soluzione più efficace"

Una delle novità legate ai cambiamenti degli stili di vita e all’avanzamento dell’età media è la crescita della domanda di protesi articolari. Sono molte le persone che, dopo i cinquant’anni, presentano lesioni alle articolazioni a rischio di diventare impedimenti soprattutto per chi conduce uno stile di vita attivo e pratica sport. I motivi di queste lesioni, come spiega Danilo Togninalli, specialista Fmh in chirurgia ortopedica e traumatologia dell'apparato locomotore, attivo nel luganese presso la Clinica Ars Medica di Gravesano e nel suo studio di Locarno, possono essere riassunti in tre aree: predisposizione familiare; malattie reumatiche e infiammatorie; lesioni e traumi passati.

«Poche persone sopra una certa età sfuggono a questa problematica: oggi almeno il 25% dei sessantenni soffre di artrosi all’anca, dove per artrosi s’intende una forma di usura della cartilagine», nota lo specialista. Soffrire di artrosi non significa necessariamente farsi installare una protesi, ma oggi crescono i casi delle persone che la richiedono. «Il profilo dell’utente di questo intervento è cambiato. I sessantenni di oggi sono molto attivi e praticano sport spesso anche intensamente. Appena iniziano a soffrire per un problema articolare penalizzante cercano la soluzione più efficace, che a volte è proprio l’installazione della protesi», prosegue Togninalli.

Per curare in modo efficace l’artrosi c’è ancora poco da fare. «In un primo tempo un trattamento conservativo, come la fisioterapia, una ginnastica specifica, l’uso di antinfiammatori, le infiltrazioni è sempre indicato», osserva Togninalli, «ma purtroppo non sono interventi risolutivi, perché l’artrosi non è neppure una vera malattia, ma una forma di invecchiamento dell’articolazione che non si può fermare. Se la degenerazione della cartilagine procede e se si vuole risolverla, l’unica soluzione può essere quella operatoria». Per ora è difficile stabilire se, una volta installata una protesi, si possa riprendere a praticare sport come prima. «La letteratura scientifica non ha ancora sufficienti dati sulla popolazione protesizzata ‘sportiva’ nel medio periodo.

Di certo dopo un intervento di protesi sarebbe meglio praticare sport dolci, a basso impatto articolare; invece chi si opera è spesso deciso a riprendere l’attività che svolgeva prima e lo fa senza farsi troppi problemi. Anche la protesi si può usurare e abbiamo già visto casi di persone che si devono fare operare di nuovo per installare una nuova protesi, ma la maggioranza, anche se riprende uno sport intenso in maniera ragionevole, lo fa senza grandi problemi. E i vantaggi in termini di salute dell’attività fisica sono comunque superiori agli eventuali svantaggi causati dalla inattività fisica!»

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