Sono quasi 50 milioni le persone vittime nel mondo di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto "nelle forme di lavoro forzato che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e di attività illecite, e nei matrimoni forzati", con un trend "in crescita". Lo dice il rapporto "Piccoli Schiavi Invisibili", giunto alla XIV edizione, elaborato da Save the Children e diffuso in occasione della Giornata Internazionale contro la Tratta di Esseri Umani. "Tra i minori - si legge nel Rapporto - 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni), in ambiti quali il lavoro domestico, l'agricoltura, la manifattura, l'edilizia, l'accattonaggio o le attività illecite, mentre 320mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni".
Matrimoni forzati
"Il fenomeno dei matrimoni forzati - spiega anche il Dossier - geograficamente interessa maggiormente l'Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall'Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall'Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale". "Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese", afferma Raffaela Milano, Direttrice ricerca e formazione di Save the Children. "Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni. Questo Dossier è dedicato alle storie dei minori vittime di tratta e sfruttamento accolti nel circuito di protezione italiano. Sono solo una minima parte, la "punta dell'Iceberg", di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso"