Hockey
Filippo Lombardi: "Siamo davanti ad un bivio"
Redazione
un anno fa
Il presidente dei biancoblù Filippo Lombardi è stato ospite a "Fuorigioco" e ha analizzato la stagione dell'Ambrì-Piotta sia dal punto di vista societario che da quello sportivo.

A “Fuorigioco” è intervenuto il presidente dell’Hockey Club Ambrì-Piotta Filippo Lombardi. Si è parlato dell’annata dei biancoblù, degli obiettivi raggiunti e quelli sfiorati. L’analisi è proseguita sul futuro dei leventinesi e quale strada intraprendere sia a livello societario che a livello sportivo. Il dilemma Luca Cereda è un argomento caldo. Infine, il presidente Lombardi ha anche discusso degli aspetti finanziari e organizzativi dell’Ambrì-Piotta.

La stagione biancoblù: cosa è mancato?

L’Ambrì ha concluso anzitempo la stagione mentre il Lugano è ancora in corsa nei playoff. “Non c’è invidia, c’è rispetto per il Lugano. C’è del rammarico perché quest’anno la possibilità per l’Ambrì di entrare ai playoff c’era. L’hanno detto tutti, dallo staff, all’allenatore”, ribadisce Lombardi. “Abbiamo perso un’occasione che era alla nostra portata. Quando vedo le prestazioni irregolari della squadra è difficile pensare che dipenda dal talento o dagli infortuni. Bisogna dunque lavorare sul mentale. Ci vorrebbe qualcuno di sanguigno alla DiDomenico nel nostro sistema armonioso di squadra fatto di “nice guys” che magari potrebbe dare una scossa momenti del bisogno. C’è la necessita di lavorare all’interno dello spogliatoio e per quanto riguarda lo staff, ricorda il presidente biancoblù.

Luca Cereda è il condottiero giusto?

Il quesito sul cambio allenatore e dei suoi collaboratori è acceso e anche Filippo Lombardi ne è consapevole: “Lo staff è quello e vogliamo lavorare insieme. Se al termine delle analisi arriviamo a conclusioni diverse ne dovremo parlare. Posso capire che una persona sensibile come Cereda possa interrogarsi di fronte alle critiche. Ora come ora, pur avendo concluso una bella stagione con diversi obiettivi raggiunti, manca qualcosa, come per esempio poteva essere vincere l’ultimo derby o vincere con l’Ajoie” ricorda Filippo Lombardi. “Luca Cereda non è insensibile a ciò che si scrive, si dice o si legge. Di panchine comode non ci sono da nessuna parte. Abbiamo investito in un progetto: per un club come l’Ambrì vincere la Spengler non è una quisquilia. Ora siamo davanti ad un bivio; bisogna domandarsi se questo ciclo è concluso o se possiamo ancora imparare dai nostri errori e migliorarci. Un giorno spero di trovare il Del Curto di Ambrì” e ancora: “Lui è il primo a fare questa riflessione. Il pubblico ha il diritto di sperare di vincere di più. È lì che si gioca la partita emotiva. Dobbiamo fare il meglio con questi mezzi. Per sei anni abbiamo costruito una società che prima era disastrata; riuscire a sopravvivere per questi anni e costruire un futuro con più risorse è stato un bel raggiungimento. Quest’anno abbiamo beneficiato in un supporto di pubblico alto con più introiti e anche con più costi: anche nelle partite perse abbiamo visto grinta e bel gioco”.

I valori dell’Ambrì-Piotta

La realtà di Ambrì è diversa e lo ribadisce più volte Filippo Lombardi sottolineandone i valori. “Luca Cereda come simbolo fa piacere. Sui blog ci sono diverse critiche in tal senso. È lo spirito dei biancoblù rappresentare un’identità: L’Ambrì incarna chi, senza avere le migliori carte in tavolo, si batte fino all’ultimo. Non mi stupisce che il pubblico veda Luca Cereda come simbolo. Molti hanno visto un roster migliorato questa stagione e ci si aspettava qualcosa in più. Non è andata così per pochissimo. Ci siamo anche confrontati con altri roster migliorati”, evidenzia Lombardi. “Il valore non da Ambrì è ritenere che bisogna vincere tutte le partite e schiacciare gli avversari o i più deboli. La leggera follia dell’Ambrì è vincere a Zurigo e non riuscire a vincere in casa con squadre abbordabili. Il 96% di occupazione di quest’anno alla Gottardo Arena per me è un orgoglio”

L’Ambrì è ancora una squadra da salvezza e basta?

“Sembra che la salvezza sia un’ovvietà”, ribadisce Lombardi. “I pre-playoff erano raggiungibil, erano un obiettivo. La vittoria a Davos, decretando ufficialmente la salvezza, è stata una liberazione, perché lo spauracchio Ajoie nello scontro per salvarsi era lì dietro l’angolo. Quest’anno eravamo più forti, sì, ma lo erano anche gli altri, sia per quel che riguarda gli stranieri sia per quanto riguarda gli svizzeri. La chiave di volta è il mentale e non il roster migliore”, sottolinea nuovamente il presidente dei biancoblù. “Questo spogliatoio non si indurisce abbastanza quando il gioco si fa duro. È chiaro che noi non vediamo la pelle dell’orso senza prima averlo preso; capisco anche il desiderio del pubblico di vedere più grinta e più affermazioni forti. I commenti sui blog a volte si leggono, ma non è un sondaggio significativo”, continua Lombardi. “Le persone che vengono alle partite e la curva applaudono Cereda. Questa gente si ricorda dei momenti più bui e apprezza il lavoro fatto dall’allenatore. Uno dei tre obbiettivi non è stato raggiunto, ma gli altri sì, come per esempio la Spengler e la salvezza. I valori dell’Ambrì sono anche altri, non sono solo le vittorie. Anche con meno si può fare bella figura nell’élite dell’hockey svizzero”. Filippo Lombardi, in ogni caso, ne è certo: “Dall’introduzione dei playoff siamo una delle sole tre squadre mai retrocesse: siamo simbolo di resistenza e ora vogliamo costruire qualcosa in più, ma questo non deve far morire l’idea di un club che si batte alla morte senza però aver la necessità di vincere”.

Il roster per il futuro

Non è una novità che l’Ambrì-Piotta ha a disposizione un pacchetto di giocatori di un certo livello e anche Lombardi ne è consapevole: “Si è sentita la mancanza di leadership. Abbiamo avuto stranieri con qualità tecnica quest’anno. Le personalità nello spogliatoio contano, ma forse dobbiamo prendere qualche rischio in più rispetto al passato. I rinnovi di Juvonen e Virtanen sono stati un colpaccio. Anche la scelta di Formenton è stata azzeccata, una persona in gamba: avrà delle chances in NHL. Siamo ancora un club formatore: il lavoro l’abbiamo fatto anche con Heim, Kneubühler e Marco Müller, anche se sono arrivati da fuori”, ribadisce il presidente dei leventinesi.

L’aspetto finanziario

Il presidente dei biancoblù ha anche parlato degli aspetti legati alle finanze e a ciò che può interessare i tifosi per il futuro: “A livello finanziario ci tiriamo dietro alcune pesantezze del passato: presiti covid non ancora rimborsati e alcuni leasing. Dobbiamo ancora aspettare qualche anno per dare qualche milione in più a Paolo Duca per fare la squadra. A parte essere il piccolo club di montagna, dappertutto gli stadi li paga la comunità, mentre da noi le spese della pista sta sulle spalle nostre. Per quanto riguarda i parcheggi il discorso è tra noi e il comune di Quinto. Quest’anno abbiamo anche migliorato l’aspetto della ristorazione e in estate soddisferemo ancora di più i desideri dei tifosi”, conclude Filippo Lombardi.

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