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"Taco" il soprannome che fa infuriare Donald Trump
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Keystone-ats
2 giorni fa
L’acronimo, che richiama un noto piatto della cucina messicana, sta per “Trump always chickens out”. Un’espressione che accusa il presidente, neppure troppo velatamente, di codardia. La replica piccata da parte di Trump sulla questione non si è fatta attendere: “Dicono che sono troppo duro, non certo un coniglio”.

"Trump always chickens out": sono bastate quattro parole - e un acronimo che richiama una pietanza tipica messicana, il Taco - per scatenare l'ira di Donald Trump. "Trump ha paura e si tira sempre indietro": un soprannome che "accusa" dunque il Tycoon di codardia, infatti "chicken", ovvero 'pollo', corrisponde in inglese al nostro 'coniglio', un animale che nella cultura popolare è abitualmente associato alla vigliaccheria. L'espressione ha fatto rapidamente il giro del web e sui social, in questi giorni, molti utenti si sono sbizzarriti nella creazione di immagini, meme e post sull'argomento.

Un soprannome coniato dagli investitori di Wall Street

L'espressione è stata usata per la prima volta il 2 maggio dall'editorialista del Financial Times, Robert Armstrong, per descrivere l'atteggiamento altalenante del presidente americano rispetto ai dazi. Un soprannome coniato dagli investitori di Wall Street "convinti che l'amministrazione americana sia pronta a fare marcia indietro quando le tariffe causeranno danni", scriveva Armstrong. E che una impavida giornalista della Cnbc ha tirato fuori nello Studio Ovale lasciando il tycoon prima di stucco, poi inviperito.

La risposta di Trump

"Io coniglio?", ha reagito stizzito, sembrando non cogliere del tutto, almeno inizialmente, il significato dell'espressione. Quando poi ha realizzato a pieno il valore denigratorio del soprannome s'è infuriato. "Questa è una domanda davvero cattiva, non me la faccia più", ha intimato alla reporter. The Donald ha quindi spiegato che la sua è una strategia. "Questo per te è tirarsi indietro? Io la chiamo negoziazione", ha sostenuto, ammettendo di "partire da una cifra ridicola per poi scendere finché il numero non diventa più ragionevole".

La strategia dietro ai dazi

Il presidente ha quindi difeso la sua strategia di aver imposto dazi del 145% sui prodotti cinesi, per poi scendere al 30% per novanta giorni di negoziati o di aver imposto una tariffa del 50% sui prodotti provenienti dall'Unione Europea a partire da giugno, per poi rinviare l'aumento dei dazi al 9 luglio. "Dopo che ho fatto quello che ho fatto, l'Ue mi ha chiamato per dirmi: 'Ci vediamo quando vuoi'. L'Unione europea non sarebbe qui se non avessi imposto i dazi del 50%", ha sottolineato il presidente americano, che ha poi rivendicato di "avere di solito il problema opposto" con i suoi interlocutori. "Dicono che sono troppo tosto, non un coniglio".