Estero
Omicron la variante dominante in Europa
Keystone-ats
2 anni fa
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) parla di una prevalenza aggregata del 78%, che la rende ormai dominante nella maggioranza dei Paesi

Omicron è diventata la variante dominante della pandemia di Covid -19 nell’Unione europea. Lo afferma il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) nel report settimanale. “La categoria di trasmissione di Omicron nell’Unione europea e nello Spazio economico europeo è cambiata da ‘di comunità’ a ‘dominante, a seguito dei dati di sorveglianza e dei report nazionali”, scrive l’Ecdc parlando di una “prevalenza aggregata del 78%” di Omicron, che è “ormai dominante nella maggioranza dei Paesi Ue e dello Spazio economico europeo”.

Rischio ridotto di ospedalizzazione associato a Omicron
Passa invece a “ridotta”, secondo l’aggiornamento dell’Ecdc, “la valutazione dell’impatto sulla gravità di Omicron, perché ci sono ora più prove disponibili che dimostrano un rischio ridotto di ospedalizzazione associato a Omicron”. L’agenzia indipendente sottolinea comunque che non è ancora chiaro in quale misura questa valutazione sia applicabile a tutti i gruppi della popolazione, sulla base dello stato di vaccinazione, precedenti infezioni, età, comorbidità e altri fattori.

Approfondimenti su una potenziale sorella di Omicron
Le autorità sanitarie britanniche nel frattempo stanno approfondendo le segnalazioni sulla comparsa di una potenziale “sorella” della variante Omicron del Covid-19, di cui è apparsa traccia in alcuni Paesi del mondo a partire da inizio dicembre. Lo riportano alcuni media. La sotto-variante in questione - il cui codice di riferimento è indicato con la sigla BA.2, essendo Omicron BA.1 - non sembra tuttavia avere effetti più gravi sui pazienti né una maggiore potenziale resistenza ai vaccini, stando ai primissimi dati elaborati in alcuni dei primi Paesi in cui è comparsa (India e Danimarca) e ora sotto esame di medici e scienziati d’oltre Manica. Inoltre non risulta aver assunto un ruolo predominante rispetto al ceppo originario in nessuna area del pianeta. “Sembrano poter esserci differenze minime nell’efficacia dei vaccini su BA.1 o BA.2”, si è sbilanciato via Twitter in queste ore il professor Tom Peacock, virologo all’Imperial College di Londra, aggiungendo che “dati più solidi sono attesi nelle prossime settimane”; ma sottolineando comunque di dubitare “personalmente che questa (mutazione) possa avere un impatto significativo sull’andamento dell’ondata di contagi Omicron”, al momento in fase di ridimensionamento nel Regno Unito.

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