Ticinonews ha raccolto la testimonianza di una studentessa che si trova a Tel Aviv e ha voluto condividere la sua esperienza tra paura e conseguenze politiche dell'apertura del nuovo fronte.
Il nuovo fronte apertosi recentemente in Medio Oriente in seguito all'attacco israeliano all'Iran ha consegnato immagini scioccanti. Ticinonews è riuscita a raccogliere la testimonianza di una studentessa universitaria che si trova a Tel Aviv al momento, che ha chiesto di restare anonima.
"Sono state ore di alta tensione, sono due giorni che veniamo svegliati in mezzo alla notte": l'emergenza suscitata dal nuovo fronte è avvertita con preoccupazione, spiega la studentessa. Gli attacchi si verificano durante la notte: "durante la prima notte di guerra, alle 3 del mattino, abbiamo ricevuto diversi messaggi di emergenza, che annunciavano attacchi su larga scala". Anche quest'oggi, "l'ultimo attacco è stato alle 5:30 di mattina. Essenzialmente ciò succede di notte per motivi strategici, immagino". Agli allarmi segue immediatamente la corsa ai rifugi, a più riprese: "la scorsa notte è stato una continua corsa per entrare ed uscire, quattro volte". La città, capitale fino al 2018 prima della proclamazione di Gerusalemme come centro politico del paese, non è più la stessa: "è una città con un volto diverso, non ci sono negozi aperti, bar, la gente non esce o sta vicina ai rifugi".
Per gli abitanti di Israele gli attacchi hanno grandi ripercussioni psicologiche, a maggior ragione per chi, come la studentessa interpellata da Ticinonews, non è cresciuta nel paese: "da 'expat' non si è abituati a questo stile di vita. Quest'attacco ha questa componente anche di paura, per la propria incolumità. È molto importante la capacità di gestire la pressione psicologica, di rimanere lucidi, di portare avanti la propria vita malgrado la situazione così estrema". L'apertura di questo secondo fronte in Medio Oriente da parte di Israele era inaspettata: "anche se si parla da tanto di questi temi, non ce l'aspettavamo, è successo all'improvviso. Anche per questo è stato difficile, perché non sai cosa aspettarti, che tipo di attacco verrà condotto, se con missili o altro. È come viaggiare al buio". La popolazione, nonostante gli attacchi, cerca di "avere sempre uno spirito positivo. Si canta, si cantano le canzoni dello shabbat, si cerca di tenere il morale alto, e questo aiuta terribilmente".
Il fronte recentemente aperto con l'Iran non sembra essere particolarmente divisivo per l'opinione pubblica israeliana. Secondo la studentessa, "la scelta di aprire un secondo fronte ora è stata una scelta probabilmente strategica. Non vedo il nuovo fronte come divisivo". Altri temi suscitano più discussioni all'interno del paese: "penso alla gestione della guerra a Gaza, agli ostaggi... ci sono temi divisivi che hanno messo a rischio il governo, ma non vedo l'attacco all'Iran come uno di questi". Al momento, le possibilità di lasciare il paese sono nulle: "io avevo previsto un viaggio, che naturalmente è stato annullato. Fino a che la situazione non sarà sotto un livello di controllo accettabile non si prevedono né uscite, né alcun tipo di corridoio umanitario fuori dal paese".