Crisi in Medio Oriente
Inferno e tensioni in Medio Oriente: Israele non si ferma
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un mese fa
Per mezzo dell'agenzia statale Tasnim, Teheran ha avvertito che "il piano per la risposta ad una possibile azione dei sionisti è stato completamente preparato. Se Israele agisce, ci sarà un contrattacco iraniano".

Spaventose bolle di fuoco si sono alzate nella notte a Dahiye, caravanserraglio di Hezbollah a Beirut sud. Decine di esplosioni in sequenza hanno sventrato edifici e ridotto in polvere qualsiasi struttura si trovasse sulla traiettoria dei missili israeliani: al mattino, dalle macerie si levava ancora il fumo, focolai resistevano tutt'intorno. "La notte dell'inferno", come l'hanno definita i residenti della capitale libanese tenuti svegli dai boati e dalla terra che tremava anche a distanza. Nelle stesse ore, più a sud, nella Striscia, è partita una nuova micidiale operazione di terra dell'esercito israeliano (Idf) che ha accerchiato migliaia di miliziani di Hamas nascosti tra gli sfollati tornati nel nord di Gaza. Il terzo fronte, l'Iran, si aspetta nelle prossime ore di vedere nei fatti lo spettro agitato da Yoav Gallant: "Chiunque pensi che un semplice tentativo di farci del male ci dissuada dall'agire, dovrebbe dare un'occhiata a Gaza e Beirut", ha detto il ministro della Difesa israeliano.

Tensione alle stelle

La Repubblica islamica, che nel mentre ha sospeso tutti i voli da stasera fino a domani mattina, ostenta sicurezza e manda a dire a Benyamin Netanyahu di "non giocare con il fuoco", come ha dichiarato il comandante della Marina dei pasdaran Alireza Tangsiri. Per mezzo dell'agenzia statale Tasnim, Teheran ha avvertito che "il piano per la risposta ad una possibile azione dei sionisti è stato completamente preparato. Se Israele agisce, ci sarà un contrattacco iraniano", aggiungendo che l'attacco del primo ottobre "ha dimostrato che l'Iran può radere al suolo qualsiasi posto".

Harris: "Dobbiamo aiutare Israele a difendersi"

Nel mentre il Pentagono ha fatto sapere che Gallant mercoledì incontrerà il segretario alla Difesa Lloyd Austin negli Stati Uniti, inducendo a ipotizzare che la finestra per l'operazione in Iran debba necessariamente avere luogo tra domenica notte e martedì, oppure slittare, poiché difficilmente un ministro della Difesa attraverserebbe l'Atlantico nel bel mezzo di una preannunciata rappresaglia "senza precedenti". Ancora dagli Usa sono arrivati gli estratti di un'intervista alla vicepresidente Kamala Harris che sarà pubblicata per intero da 20 Minutes: "Quando pensiamo alla minaccia rappresentata da Hamas, Hezbollah e dall'Iran, credo che sia senza dubbio nostro dovere fare tutto il possibile per consentire a Israele di difendersi da questo tipo di attacchi", ha affermato la candidata democratica alla presidenza. E all'interrogativo se Benyamin Netanyahu sia un alleato, Harris ha risposto: "La frase migliore è 'abbiamo un'alleanza importante tra il popolo americano e quello israeliano' e la risposta a questa domanda è sì". Il premier da parte sua in giornata ha in qualche modo ricucito telefonicamente con il presidente francese Emmanuel Macron, dopo che sabato sera era apparso furibondo in un video postato su X in cui lo incalzava a "vergognarsi": oggi Netanyahu gli ha esposto, di sicuro con minore veemenza, la sua visione, ma Macron - ha riferito l'Eliseo - pur riaffermando che "l'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile" ha ribadito che "è arrivato il momento per il cessate il fuoco" a Gaza e in Libano.

Israele: "Continueremo finché necessario"

Intanto, alla vigilia degli orrori del 7 ottobre, i commando dell'Idf, con il supporto dell'aeronautica, hanno continuato a distruggere lanciarazzi, armi e tunnel di Hezbollah in territorio libanese. L'Unifil, la forza di pace dell'Onu che presidia la linea blu, ha avvertito che le operazioni israeliane nei pressi delle loro postazioni sono al momento "estremamente pericolose". Ma ulteriori spostamenti delle unità d'élite sono praticamente stati annunciati attraverso le nuove richieste di evacuazione ai civili da 25 località nel Libano meridionale, indicando di dirigersi a nord del fiume Awali. I miliziani hanno mirato direttamente sulla baia di Haifa con due missili balistici - intercettati - e con decine di razzi su città del nord che finora non sono state evacuate. Mentre nella Striscia la 162ma divisione si è spostata da Rafah e dal Corridoio Filadelfia, al confine con l'Egitto, nel nord per attaccare i miliziani di Hamas e della Jihad islamica che in questi mesi di scontri sono riusciti a riarmarsi raggiungendo la parte settentrionale di Gaza attraverso i tunnel. Almeno 17 i morti a Jabalyia, secondo la protezione civile palestinese, tra cui 9 bambini. Colpite tra l'altro una moschea e un'ex scuola. I civili erano stati avvisati ieri pomeriggio dall'Idf di spostarsi dalla zona. "L'operazione continuerà finché sarà necessario", ha detto l'esercito. Poi in serata è arrivata la dichiarazione del capo di stato maggiore Herzi Halevi che, rivolgendosi ai soldati alla vigilia del 7 ottobre, ha affermato "l'ala militare di Hamas è stata sconfitta". E ha voluto ricordare che Israele sta combattendo una "guerra lunga, una guerra che si combatte per il diritto di essere un popolo libero".

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