
"Un vero e proprio massacro", un altro, in cui si contano decine di morti fin dall'alba a Gaza, fra scontri a fuoco e bombardamenti. Mentre prosegue la guerra anche sulla pelle degli ostaggi: l'Idf ha recuperato il corpo del thailandese Pinta Nattapong, mentre Hamas pubblica una macabra foto di un altro rapito, l'israeliano Matan Zangauker, e minaccia: "Non tornerà vivo".
Raid a Gaza City
La Protezione civile della Striscia ha riferito di almeno 16 vittime in un singolo attacco israeliano lanciato all'alba contro Gaza City, nel quartiere di Sabra: almeno sei erano bambini, mentre i feriti sono oltre 50 a causa dell'impatto di due missili. Il raid porta a 56 morti il bilancio in tutta la Striscia, un numero destinato ad aggravarsi anche perché sotto le macerie dell'abitazione di Sabra gli intrappolati sarebbero 85. L'agenzia palestinese Wafa parla di un bombardamento che ha colpito tende per sfollati a ovest di Khan Yunis, in cui sono morti quattro membri di una stessa famiglia: padre, madre e i loro due figli. Altre sei persone sono morte dal fuoco dell'Idf mentre tentavano di raggiungere un centro di aiuti della Gaza Humanitarian Foundation a ovest di Rafah, segnalano fonti palestinesi.
Un dramma che si ripete
Si ripete così il dramma della corsa agli aiuti che sfida la morte, come fosse l'ultimo flebile eppure irrinunciabile soffio di speranza. L'Idf ha confermato di aver sparato "colpi di avvertimento", all'alba, nei pressi del centro di distribuzione di aiuti alimentari della Ghf, a Tel al Sultan, vicino a Rafah, e ha riferito di aver "invitato dei sospetti ad allontanarsi, ma siccome continuavano ad avanzare, mettendo le truppe in pericolo, i soldati hanno risposto con spari di avvertimento". Un testimone, Samir Abu Hadid, ha raccontato intanto all'Afp che erano migliaia le persone radunatesi nei pressi di una rotonda e "nel momento in cui alcuni hanno tentato di avanzare verso il centro di distribuzione, le forze di occupazione israeliane hanno aperto il fuoco dai veicoli blindati vicini al sito, sparando prima in aria e poi sui civili".
Dalle operazioni Ghf iniziate il 27 maggio: almeno 115 morti
Da quando il 27 maggio scorso la Ghf ha iniziato le sue operazioni, secondo l'agenzia palestinese Wafa almeno 115 persone sono rimaste uccise e 580 ferite da spari dell'Idf mentre tentavano di procurarsi cibo. Questo mentre il dipartimento di Stato Usa sta valutando l'assegnazione di 500 milioni di dollari per finanziare la Ghf, che è sostenuta da Stati Uniti e Israele, stando a quanto hanno riferito ad Axios un funzionario statunitense e una fonte a conoscenza diretta della situazione. Se gli Stati Uniti andassero avanti con questo ingente finanziamento, diventerebbero il principale donatore della fondazione e di fatto "proprietari" dell'operazione.
Gli ostaggi
E se sul terreno il fuoco non cessa, il terrore ruota ancora attorno agli ostaggi israeliani: il ritrovamento del corpo di Nattapong è stato possibile grazie alle informazioni ottenute durante un interrogatorio dello Shin Bet a un palestinese detenuto a Gaza, fa sapere l'Idf. Era stato rapito nel kibbutz Nir Oz il 7 ottobre 2023 e sarebbe stato assassinato mentre era prigioniero delle Brigate Mujahideen, un gruppo terroristico relativamente piccolo nella Striscia, responsabile anche del rapimento e dell'omicidio di Shiri Bibas e dei suoi due figli, Ariel e Kfir e che, secondo l'Idf, avrebbe anche il corpo di un altro cittadino straniero. La risposta di Hamas arriva a stretto giro, con una foto e una minaccia: è l'ostaggio israeliano Matan Zangauker. "Non ritornerà vivo", è il messaggio che accompagna l'immagine, dove si vede la foto del rapito attaccata a un sacco nero insanguinato appoggiato su un pavimento anch'esso sporco di sangue con alcuni proiettili per terra.