Estero
G8, in migliaia a Genova per Carlo Giuliani
Keystone-ats
3 anni fa
Sono passati vent’anni dalla morte di Giuliani, 23enne deceduto nel corso degli eventi del G8 nel 2001. Roberto Fico: “Ferite che bruciano ancora”. I manifestanti: “Un altro mondo è - ancora - possibile”

Vent’anni dopo la morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda, a Genova, in migliaia arrivano per ricordare quel ragazzo di 23 anni morto nel corso degli eventi del G8 del 2001. “Questa piazza deve servire perché se quelli che sentono queste cose, le conoscono, le capiscono e le continuano a raccontare e le fanno conoscere è possibile cambiare un po’ questo Paese e rimetterlo sulla strada giusta”, dice da sotto il palco il padre Giuliano, da vent’anni suo malgrado testimone e primo portavoce, con la moglie Heidi, di una ricostruzione dei fatti di quei giorni ben diversa da quella giudiziaria, per cui su quella morte non ci fu un processo.

Una piazza gremita
Piazza Alimonda è gremita, per il ventennale sono arrivati in centinaia anche da altre città, ‘reduci’ delle manifestazioni di allora ma anche ragazzi che non erano ancora nati. La musica si alterna alle testimonianze, passa per un saluto “per Carlo” anche il cantante spagnolo Manu Chao, anche lui a Genova vent’anni fa. Alle 17.27, poco prima del momento della morte di Carlo, il padre Giuliano prende la parola dal palco e mette in fila ancora una volta i fatti di quel 20 luglio: la carica al corteo delle tute bianche, le fughe, gli scontri. Fatti ripetuti mille volte. La piazza non fiata. Quando parla di “legittima difesa” del figlio parte un lungo applauso.

“Un altro mondo è ancora possibile”
Tra gli striscioni, uno, in inglese, richiama la parola d’ordine di vent’anni fa: “Un altro mondo è - ancora - possibile”. Alla fine il presidio dovrebbe sciogliersi ma si trasforma in corteo. Giuliani è contrario, l’organizzazione autorizzata non era quella. I partecipanti però sembrano quasi moltiplicarsi e la gente inizia a riappropriarsi simbolicamente di quella via Tolemaide, già simbolo storico di una svolta nelle manifestazioni alter-mondialiste, con quella carica al corteo mai del tutto chiarita. Il corteo, guidato da bandiere dell’antifa, no tav, con uno striscione in testa che convoca tutti al G20 di ottobre, prosegue per i luoghi centrali di Genova e infine irrompe al Ducale, che allora ospitò i capi di Stato, riuniti per i lavori del G8, allora nell’inviolabile ‘zona rossa’.

“Ferite che bruciano ancora”
È una sfilata pacifica e simbolica, come entrano da un varco, defluiscono dall’altro e il corteo si scioglie. Nessun politico è in piazza Alimonda se non il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo che chiede per la famiglia Giuliani e i manifestanti picchiati un messaggio di scuse a nome dello Stato da Sergio Mattarella. Dalle istituzioni arriva però la voce del presidente della Camera Roberto Fico: “Vent’anni fa, per le strade di Genova, lo Stato fallì - dichiara -. Le violenze perpetrate nei confronti di manifestanti che nulla avevano a che fare con i Black Bloc, la mattanza notturna nel complesso della Diaz, l’orrore di Bolzaneto: sono ferite che bruciano ancora. Non è possibile dimenticare, come non è possibile costruire su quei fatti una memoria condivisa. Troppa ferocia, troppo dolore. Dopo 20 anni ci sono però elementi su cui riflettere. Cosa rimane di quei giorni, cosa rimane dietro quella coltre di fumo. Dopo Genova non sono naufragate le istituzioni democratiche, e non è naufragato quel movimento”.

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