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È morto l'attentatore di Palmiro Togliatti
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Keystone-ats
3 anni fa
Il tentato omicidio, commesso dopo la vittoria della Democrazia cristiana alle politiche del 1948 portò l''Italia a un passo dalla guerra civile. Togliatti, ferito alla nuca e al torace, rilasciò un'intervista dal Policlinico di Roma, dove era stato operato, per tranquillizzare tutti.

E' morto nella sua casa di Catania, a 99 anni, l'attentatore che esplose quattro colpi di pistola, di cui tre andati a segno, contro Palmiro Togliatti. Il decesso è avvenuto nel luglio scorso, ma la notizia è trapelata soltanto oggi dai familiari. L'aggressione avvenne il 14 luglio del 1948 e aveva lo scopo di uccidere il leader del Partito comunista italiano.

Il gesto

L'uomo avrebbe compiuto cento anni il prossimo 23 agosto. "Mio padre ci ha sempre detto che quel gesto lo ha fatto semplicemente perché da studente vedeva qualcosa che poteva essere una minaccia per la democrazia, intravedendo il legame tra Togliatti e l'Urss", spiega il figlio. La sparatoria avvenne a Roma, vicino alla Camera dei deputati, da dove il 'Migliore', come era soprannominato Togliatti, era appena uscito in compagnia di Nilde Iotti, che rimase illesa. L'attentatore, che partì armato da Randazzo nel Catanese, dove viveva, agì da solo spinto, disse, dalla paura del pericolo dell'espansione del comunismo in Italia. Non si è mai più occupato, almeno pubblicamente, di politica, ma non si è mai neppure pentito ufficialmente del suo gesto, giudicandolo sì ripugnante, ma ritenendo che fosse la cosa giusta da fare per salvare il Paese dal rischio comunista.

Le conseguenze dell'attentato

Il tentato omicidio, commesso dopo la vittoria della Democrazia cristiana alle politiche del 1948, portò l''Italia a un passo dalla guerra civile. Ci furono forti manifestazioni di piazza che spinsero Togliatti, ferito alla nuca e al torace, a rilasciare un'intervista dal Policlinico di Roma, dove era stato operato, per tranquillizzare tutti. "Sono fuori pericolo", disse il leader del Pci, "assicurando a tutti i compagni" che presto sarebbe "tornato al suo posto".  La Cgil guidata da Di Vittorio sospese lo sciopero generale annunciato e i parlamentari del Partito comunista italiano ritirarono le loro dimissioni. A riportare la tranquillità sociale, si ipotizzò, contribuì anche la quasi contemporanea vittoria di Bartali di una tappa e poi del Tour de France.

Chi era

Ex seminarista e in seguito membro della Gioventù Italiana del Littorio, l'assalitore era un 24enne studente fuoricorso di Giurisprudenza ed era spinto all'epoca, sostenne poi, da un estremo nazionalismo. Dopo la sparatoria fu arrestato dai carabinieri e disse di avere acquistato l'arma a Randazzo e di essere arrivato a Roma con l'obiettivo di assassinare Togliatti. Un primo tentativo, compiuto il 13 luglio del 1948, il giorno prima dell'attentato, era andato a vuoto perché non era riuscito a farsi ricevere nella sede della segreteria del Pci, in via Botteghe Oscure.

La pena

Processato per tentativo di omicidio, l'aggressore fu condannato a 13 anni e otto mesi di reclusione. La pena in secondo grado fu ridotta a dieci anni e otto mesi. Dopo l'intervento della Cassazione e a un'amnistia, scontò cinque anni e tre mesi di prigione e fu scarcerato nel 1953. Dopo avere lasciato il carcere, non essendo stato interdetto dai pubblici uffici, trovò lavoro prima alla Forestale e in seguito alla Regione Sicilia.

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