Estero
Dalla Brexit agli scandali, la caduta di Johnson
Immagine Shutterstock
Immagine Shutterstock
Redazione
3 anni fa
La corsa del premier britannico termina dopo circa tre anni, trascorsi tra trionfi elettorali e passi falsi

Boris Johnson, l'uomo della Brexit, si prepara a lasciare l’incarico di primo ministro del Regno Unito. Il 58enne conclude la sua corsa dopo non più di tre anni al numero 10 di Downing Street. Anni trascorsi fra trionfi elettorali e qualche successo nazionale, come la campagna di vaccinazione anti Covid e l’impegno internazionale a sostegno dell’Ucraina invasa dalla Russia di Putin, ma caratterizzati anche da passi falsi ed errori di valutazione. Ripercorriamo brevemente la sua carriera politica, dagli esordi fino a quando è diventato primo ministro.

L’inizio
Nato a New York con il nome completo di Alexander Boris de Pfeffel Johnson, ha frequentato le scuole migliori del Regno, prima Eton, poi l'università di Oxford, dove ha coltivato la passione per la letteratura, la storia e le classicità. Dopo gli studi ha scelto la carriera giornalistica: al Times e al Daily Telegraph si è imposto, come corrispondente da Bruxelles, per la narrativa irridente sull'Ue e gli eurocrati. Intessuta però di esagerazioni, che gli saranno rinfacciate anche nella campagna referendaria pro Brexit del 2016. Propensione che rappresenta il suo punto debole, confermato negli ultimi mesi: da “bugiardo patologico”, come è stato bollato a più riprese dalle opposizioni che lo hanno accusato di aver mentito alla Camera dei Comuni sul Partygate e gli altri scandali, fino all’inciampo delle coperture accordate al viceministro Chris Pincher.

L’ingresso in politica
La sua carriera giornalistica raggiunge l'apice con la nomina a direttore dello Spectator, settimanale conservatore. L'ingresso in politica arriva poi nel 2001, quando esordisce e conquista un seggio in Parlamento. Nel 2004 è per qualche mese viceministro ombra della Cultura, ma perde l'incarico per aver mentito su una delle sue relazioni extraconiugali. E' spesso vittima ricorrente di vicende personali sui tabloid.

La famiglia
Johnson ha sette figli e si è sposato tre volte. La moglie attuale, Carrie Sydmonds, gli è stata a fianco nei tre anni a Downing Street, durante i quali la coppia ha avuto due figli. E sulla first lady non sono mancati sospetti di interferenza sullo staff e uno scontro con i consiglieri messi a suo tempo alla porta, come Dominic Cummings, figura chiave nell'ascesa di Johnson.

La svolta
La carriera politica di BoJo decolla con l'elezione a sindaco di Londra nel 2008. Resta in carica per due mandati fino al 2016. Nel frattempo prepara il ritorno ai Comuni, nel maggio del 2015. E da subito si pone come spina nel fianco dell'allora premier e vecchio amico David Cameron, fino a farsi paladino della campagna pro Leave in favore della Brexit. La vittoria nel referendum non gli permette però di lanciare subito l'attesa sfida alla leadership Tory, che per il dopo Cameron va invece inizialmente a Theresa May. Riceve comunque l'incarico di ministro degli Esteri, che finisce per lasciare nel luglio 2018 dopo una serie di litigi con la premier.

L’ascesa
La rivincita arriva nel 2019, con la designazione al posto di May e il trionfo storico nelle elezioni di dicembre contro il Labour a trazione rossa di Jeremy Corbyn. L'ampia maggioranza conquistata gli consente di affrontare il periodo di transizione della Brexit e le difficili trattative con l'Ue, e di introdurre controverse riforme dell'immigrazione in senso restrittivo, con la promessa di poter offrire un futuro di prosperità a un Paese “finalmente “libero dai vincoli di Bruxelles”.

Le sfide e le controversie
Ma intanto arrivano sfide storiche, come la pandemia da Covid, che lo colpisce in prima persona fino a un drammatico ricovero di tre giorni in terapia intensiva, e quindi di nuovo con lo scandalo Partygate dei ritrovi organizzati in violazione del lockdown e la sanzione ricevuta dalla polizia, primo caso per un primo ministro in carica nel Regno di Elisabetta. La successiva ripresa economica viene arrestata dalla crisi energetica e dalla guerra in Ucraina. Ma ad affondare Johnson è il moltiplicarsi di scandali tutti interni. L’ultimo ha investito il deputato conservatore Chris Pincher, che Johnson aveva nominato come vice whip del partito (una sorta di vice capogruppo). Una nomina che era avvenuta nonostante Johnson sapesse che il deputato era stato accusato di molestie sessuali.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata