Le forze russe hanno riconquistato due villaggi occupati da quelle ucraine nella regione di Kursk: Novaya Sorochina e Pokrovksy. Lo riferisce il ministero della Difesa di Mosca. In un comunicato il ministero della Difesa russo afferma che "unità del raggruppamento del Nord hanno continuato l'offensiva, in cui sono stati liberati gli insediamenti di Novaya Sorochina e Pokrovksy". Le forze ucraine hanno avviato il 6 agosto scorso un'incursione nella regione di Kursk, rivendicando la conquista di oltre mille chilometri quadrati di territorio e decine di villaggi.
Le truppe russe sono entrate nella periferia orientale di Toretsk, nella regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale, dove i combattimenti continuano: lo ha detto la portavoce del Gruppo operativo e tattico di Lugansk, Anastasia Bobovnikova, al notiziario nazionale congiunto 24/7. Lo riporta Ukrainska Pravda. "La situazione sul fronte di Toretsk rimane la più calda, con combattimenti che si svolgono proprio a Toretsk - ha detto Bobovnikova -. La situazione è instabile; si combatte letteralmente per ogni ingresso... I russi sono entrati nella periferia orientale della città e hanno fatto qualche progresso lungo Central Street verso la miniera centrale. Ma la situazione cambia continuamente".
"La Russia continuerà a combattere fino a quando non saranno eliminate le minacce provenienti dall'Ucraina": lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in un'intervista alla rivista statunitense Newsweek e riportato dalla Tass. "Non abbiamo altra scelta che continuare la nostra operazione militare speciale fino a quando le minacce poste dall'Ucraina non saranno rimosse", ha dichiarato Lavrov.
La Nato chiederà agli alleati un aumento significativo delle forze militari per contrastare la minaccia russa. Secondo documenti riservati citati da Welt, l'Alleanza prevede di portare a 131 le brigate da combattimento, con un incremento di 49 unità, e da 293 a 1467 le unità antiaeree terrestri, inclusi sistemi Patriot, Iris T-Slm e Skyranger. Anche il numero di elicotteri dovrebbe salire da 90 a 104. I nuovi requisiti saranno sul tavolo dei ministri della Difesa della Nato il 17-18 ottobre a Bruxelles. Centrare gli obiettivi, si evidenzia nel documento, "probabilmente richiede molto più del 2% del Pil da investire per la difesa".
La protezione civile ucraina riceverà dalla Svizzera macchinari e attrezzature antincendio messi a disposizione del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) per un valore di 5,6 milioni di franchi. Il trasporto su rotaia, scelto per attutire l'impatto ambientale, verrà organizzato dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), precisa una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Con l'intensificarsi della guerra, l'entità della distruzione in Ucraina continua ad aggravarsi. Molti siti - case, scuole, ospedali, strade e altre infrastrutture civili - colpiti dai bombardamenti sono interamente crollati e i detriti ostruiscono le vie di collegamento impedendo il transito dei veicoli di soccorso. L'ultima fornitura di questo genere di materiale risale all'ottobre del 2022. Dall'inizio della guerra, la DSC - in collaborazione con il DDPS - ha inviato in Ucraina quasi 1200 tonnellate di aiuti, che sono parte dell'impegno preso dalla Svizzera nei confronti di questo Paese, per un totale di 477 milioni di franchi dal febbraio del 2022.
Visita a sorpresa a Kiev per Mark Rutte, la prima da segretario generale della Nato. L'olandese era stato in Ucraina già altre volte (quattro) nella sua vita precedente da premier ma, simbolicamente, ha scelto d'incontrare Volodymyr Zelensky come primo atto da 'sec-gen' in carica. "Era molto importante per sottolineare, al popolo ucraino e a chi ci sta guardando, che la Nato è al vostro fianco", ha dichiarato in conferenza stampa. E ogni allusione alla Russia è chiaramente voluta.
Il viaggio in Ucraina
Messaggi in codice a parte, il viaggio va inquadrato nella delicata fase attuale della guerra, con Kiev sotto pressione al fronte. Tra pochi giorni (il 12 ottobre) si terrà in Germania il vertice dei leader del formato Ramstein voluto da Joe Biden per fare il punto sugli aiuti militari, seguito a strettissimo giro (la settimana successiva) dalla ministeriale Difesa della Nato, a Bruxelles. Zelensky ha strigliato gli alleati, accusati di "trascinare i piedi" sull'annosa questione dell'uso delle armi a lungo raggio per colpire gli obiettivi militari in Russia. Senza "certi mezzi" e "la possibilità" di usarli "non possiamo fermare la Russia", ha detto chiaramente il presidente ucraino. "Quando Mosca distrugge le posizioni dei nostri soldati è giusto che si ritirino per potersi salvare la vita, sono più importanti degli edifici", ha poi notato a proposito della perdita di Vuhledar, legando a doppio filo la strategia occidentale agli effetti sul campo di battaglia.
Il confronto con la guerra in Medio Oriente
Esattamente come accaduto in seguito al primo lancio di missili iraniani su Israele, quando gli alleati del Tel Aviv parteciparono al loro abbattimento, Zelensky non ha potuto far altro che notare una disparità nel trattamento, dato che la Nato, invece, non intercetta gli ordigni russi nei cieli ucraini. Rutte, sul punto, ha ricordato che, come per le restrizioni sull'uso delle armi, si tratta di decisioni che vanno prese dai "singoli alleati". Ma è una mezza verità. L'Alleanza (collettivamente, e non è un dettaglio da poco) aveva infatti deciso all'indomani dell'invasione russa che avrebbe aiutato Kiev ma non si sarebbe fatta coinvolgere nella guerra. Una linea prudente - senz'altro non condivisa da molti Paesi del fianco est ma non solo - che resta però in vigore: permettere all'Ucraina di colpire la Russia in profondità oppure abbattere i suoi missili con intercettori lanciati dal suolo Nato andrebbe insomma "oltre" quanto deciso nel 2022.
L'Ucraina nella Nato? "Sono a favore"
Bene. Cosa fare allora per far sì che l'Ucraina "prevalga", come ha ribadito Rutte? Intanto mettere a terra le decisioni prese al vertice di Washington - soldi, mezzi, coordinamento in capo all'Alleanza - e rendere "irreversibile" l'ingresso di Kiev nella Nato. "Siete più vicini che mai, io sono a favore", è il messaggio del neo segretario generale dell'Alleanza. Biden, peraltro, pare che si stia ammorbidendo (gli Usa, insieme alla Germania, sono fra i più cauti) e potrebbe prendere in considerazione un invito ufficiale come parte della exit strategy. Anche perché l'Ucraina, sul fronte della produzione delle armi, sta progredendo dal punto di vista della tecnologia. Nella notte uno sciame di droni ucraini (122) si è infatti abbattuto sulla Russia, anche se questa volta, stando a Mosca, sono stati tutti intercettati. Ma non sempre è così, come testimoniano i grandi colpi messi a segno di recente (tipo il deposito di missili nella regione di Tver). Insomma, credere che la situazione possa restare "statica" all'infinito - spiegano alcune fonti alleati - è "un'illusione".
I russi sono entrati a Vuhledar, martoriata cittadina del Donetsk finita per essere una delle tante linee del fronte. Cittadina da 14mila anime prima della guerra, ormai non è altro che un cumulo di macerie, dove pare si ostinino a vivere un centinaio di civili, che evidentemente non hanno altre alternative. Simbolo della fiera resistenza ucraina, come Bakhmut e Avdiivka prima di lei, ora rischia di essere un altro tassello della ritirata nel Donbass, a testimonianza della fase molto delicata che sta vivendo l'Ucraina, al netto dell'operazione-immagine del Kursk.
Rutte è subentrato a Stoltenberg
Intanto, a Bruxelles, Jens Stoltenberg ha ceduto il testimone a Mark Rutte - consegnandogli il martelletto del segretario generale, nella fattispecie un pezzo da collezione degli anni '60 usato solo per le grandi occasioni - completando così il lungo processo di successione. L'ex premier olandese ha confermato che l'Ucraina sarà una delle sue "tre priorità" (le altre due sono la deterrenza e la difesa, ovvero il core business della Nato, e le partnership globali, in primis con l'Unione Europea). Il prossimo passo, in questo senso, sarà il vertice in Germania del formato di Ramstein, questa volta a livello di leader. Lo ha voluto Joe Biden per fare il punto sugli aiuti militari nonché sull'uso che Kiev può farne, compresi gli agognati missili a lungo raggio. "Chi fa pressione sui nostri partner affinché non ci consegnino armi a lungo raggio capaci di colpire sul territorio russo ci sta legando le mani, cosi non possiamo proteggere non solo la nostra nazione ma anche l'Europa, compreso il popolo italiano", ha ribadito all'ANSA l'ex presidente ucraino Petro Poroshenko durante la sua visita all'Eurocamera a Bruxelles.
La situazione al fronte
Rutte, incalzato sul punto, si è limitato a dire che "sono i singoli alleati a dover decidere" ma ha detto pure di "comprendere" le richieste di Kiev, peraltro in linea con il diritto internazionale. "Quest'anno - ha notato - abbiamo visto le forze russe compiere alcuni limitati guadagni sul campo di battaglia benché questi progressi, non dimentichiamolo, sono stati costosi". Si parla di "1.000 morti o feriti" al giorno tra i russi. Numeri esorbitanti. Ma evidentemente non sufficienti per fermare il Cremlino. Allora serve un serio check-up, dentro e fuori l'Alleanza. In pubblico e in privato ormai si discute apertamente dell'esigenza di una nuova strategia, anche da parte di Volodymyr Zelensky, che non può continuare a promettere una vittoria totale sempre più irrealistica.
Kiev e la Nato
Secondo fonti ben piazzate del Financial Times, Biden potrebbe essersi deciso a far "avanzare" il dossier dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato sulla falsariga del modello della Germania Ovest, ammessa nell'Alleanza quando era ancora divisa e occupata dai sovietici. Se ne parla da mesi e potrebbe rientrare in uno scenario più ampio, che comprende il negoziato con Mosca, per arrivare perlomeno ad una tregua nel 2025. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, guarda caso, starebbe pianificando una telefonata con Vladimir Putin (stando ai media tedeschi). Se confermato, sarebbe degno di nota. L'ultimo contatto fra i due risale al dicembre 2022 ed è risaputo il ruolo di pontiere della Germania con la Russia - persino fin troppo, se si presta orecchio alle capitali del fianco est della Nato. Insomma, le notizie che vengono dal fronte vanno ricomposte in un mosaico articolato. Il Cremlino lo sa e sta spingendo sull'acceleratore. Nel mirino ora c'è lo snodo strategico di Pokrovsk: la sua conquista sarebbe d'importanza ben più che simbolica.
Kiev ha espresso il proprio disappunto per il sostegno svizzero a un piano di pace presentato da Cina e Brasile per porre fine alla guerra russo-ucraina. Queste "iniziative di pace" servono solo a creare un'illusione di dialogo. "Tutte le iniziative che non contengono un chiaro riferimento alla Carta delle Nazioni Unite e non garantiscono il pieno ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina sono inaccettabili", ha indicato il Ministero degli esteri di Kiev in un commento. Kiev si è anche irritata per il fatto che si discuta dell'Ucraina in sua assenza. La Svizzera sostiene l'iniziativa di Cina e Brasile perché chiede un cessate il fuoco e una soluzione politica al conflitto, ha dichiarato recentemente Nicolas Bideau, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), a Keystone-ATS. L'iniziativa è importante perché offre un'alternativa ai discorsi bellicosi che sono stati pronunciati all'Onu sia da parte ucraina che da parte russa, ha dichiarato Bideau. Nel pubblicare l'iniziativa, la Svizzera aveva sottolineato l'importanza di un riferimento alla Carta delle Nazioni Unite, che mancava. Secondo Bideau, la rilevanza della Carta nel contesto dell'iniziativa è stata ricordata questa settimana dal ministro degli esteri cinese al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Per il DFAE, l'iniziativa rientra nel quadro della Carta delle Nazioni Unite.
La conferenza del Bürgenstock
In giugno la Svizzera ha organizzato una prima conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina sul Bürgenstock (NW) senza rappresentanti di Mosca. Oggetto delle discussioni era stato il piano di pace presentato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky nell'autunno del 2022, che si basa sul ritiro completo delle truppe russe dal territorio ucraino.
Joint Standoff Weapon. È questo il nome del lascito del presidente americano Joe Biden al suo omologo ucraino Volodomyr Zelensky nella sua probabilmente ultima grande manovra a favore di Kiev da commander-in-chief. Sono bombe a lungo raggio che, per la prima volta dall'inizio del conflitto oltre due anni fa, gli Stati Uniti hanno deciso di inviare a Kiev pur non sbloccando, per il momento, il divieto all'uso di armi americane in profondità sul territorio russo. Un via libera che probabilmente non arriverà a breve dopo la mossa aggressiva del Cremlino, che ha deciso di aggiornare la sua dottrina nucleare per "inviare un messaggio ai paesi ostili", America in primis.
Per l'Ucraina anche le JOSOW, bombe guidate plananti
"Aiutare l'Ucraina è stata una nostra priorità, per questo oggi aumentiamo l'assistenza, per aiutare Kiev a vincere questa guerra", ha dichiarato Biden annunciando il nuovo maxi-pacchetto da 8 miliardi che, tra gli altri equipaggiamenti, comprende un'altra batteria di difesa aerea e nuovi missili Patriot; munizioni e supporto per gli Himars, veicoli blindati, mine anti-imboscata (MRAP), missili Javelin, missili Tow e razzi AT-4 (anti-tank). Ma la vera chicca per le forze di Zelensky sono indubbiamente le JSOW, le bombe guidate plananti con una gittata di 110 chilometri che possono essere lanciate dai caccia ad una distanza di sicurezza dalle linee nemiche e compatibili con diversi jet, tra cui gli F-16, di cui gli Stati Uniti e gli alleati stanno trasferendo alla Ucraina circa un centinaio di esemplari.
Messe in campo misure a favore di un sostegno a Kiev anche in caso di vittoria di Trump
Biden ha inoltre dato mandato al Pentagono di ampliare il programma di training per i piloti ucraini proprio sul quel tipo di caccia in modo da addestrarne altri 18 il prossimo anno. Il commander-in-chief ha anche convocato una riunione a livello di leader in Germania ad ottobre del Gruppo di contatto per coordinare gli sforzi degli oltre 50 paesi che sostengono l'Ucraina ed assicurarsi che se dopo il voto di novembre la linea americana verso Kiev dovesse cambiare, Zelensky possa continuare a godere di un ampio e solido sostegno internazionale.
Il piano per la vittoria una nuova richiesta di armi?
Il leader ucraino ha ringraziato il presidente e il Congresso per l'ennesimo consistente aiuto assicurando che le sue forze lo utilizzeranno "nel modo più efficiente e trasparente possibile per raggiungere il nostro obiettivo comune: la vittoria dell'Ucraina, una pace giusta e duratura e la sicurezza transatlantica". Zelensky a Washington ha presentato a Biden e alla sua vice nonché candidata alla sua successione Kamala Harris, in due incontri separati, il suo piano per la vittoria. Secondo alti funzionari americani, però, la Casa Bianca non ne è rimasta particolarmente colpita, giudicando la strategia priva di una visione globale. "Viene vista, in sostanza, come la richiesta di nuove armi e di eliminare le restrizioni sui missili a lungo raggio impacchettata in modo diverso", ha riferito una fonte dell'amministrazione al "Wall Street Journal".
Trump: "È il più grande venditore al mondo"
Zelensky ha avuto anche incontri con un gruppo bipartisan di senatori ma, rispetto alle visite precedenti, la tappa a Capitol Hill è stata molto sottotono e turbata da una serie di attacchi all'Ucraina da parte di figure di primo piano dei repubblicani, tra cui Donald Trump. Il tycoon, che il presidente ucraino sperava di incontrare in questi giorni in vista di un possibile cambio della guardia alla Casa Bianca, lo ha accusato di essere il "il più grande venditore al mondo", praticamente un piazzista, e di "aver rifiutato un accordo" per mettere fine alla guerra. Mentre lo speaker della Camera Mike Johnson gli ha chiesto di cacciare l'ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti Oksana Markarova per aver organizzato la sua visita ad una fabbrica di munizioni a Scranton, la città di Biden in Pennsylvania, accompagnato da un gruppo di democratici. Una mossa che da alcuni repubblicani è stata bollata come "interferenza elettorale" e sulla quale il comitato di sorveglianza della Camera, guidato dal Grand Old Party, ha aperto un'indagine.
Oltre 30 Paesi e la Ue hanno aderito alla "storica" dichiarazione congiunta di sostegno alla ripresa e alla ricostruzione dell'Ucraina lanciata dal presidente Usa Joe Biden in un evento a margine dell'assemblea generale dell'Onu.
Lo rende noto la Casa Bianca. Il documento è aperto all'adesione di altri Paesi.
Il presidente russo Vladimir Putin ha presieduto oggi una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale dedicato alle proposte per un aggiornamento della dottrina sulla deterrenza nucleare. Lo riferiscono le agenzie russe. La Russia, ha detto Putin, ha sempre trattato le questione della armi nucleari "con il massimo grado di responsabilità", considerandole "una misura estrema per proteggere la sovranità del Paese". Quindi anche le proposte di aggiornamento della dottrina sono calcolate e proporzionate alle minacce. "Ma allo stesso tempo" ha aggiunto "vediamo che la situazione attuale militare-politica sta cambiando in modo dinamico, e siamo obbligati a tenerne conto, compreso l'emergere di nuove fonti di minacce militari e rischi per la Russia e i suoi alleati".
La dottrina militare russa regola i casi cui può ricorrere ad armi nucleari
Gli scenari in cui la Russia può ricorrere all'uso di armi nucleari sono previsti nella sua dottrina militare e nei 'Fondamenti della politica statale nella sfera della deterrenza nucleare'. Secondo tali documenti, l'impiego è consentito in caso di un'aggressione con armi di distruzione di massa o con armi convenzionali, qualora ciò minacci l'esistenza stessa dello Stato. Mosca, ha sottolineato Putin, prenderà in considerazione l'impiego di armi nucleari nel caso abbia "informazioni attendibili su un lancio massiccio di armi aeree e spaziali e sul superamento del confine di Stato". "Mi riferisco" ha aggiunto "ad aerei strategici o tattici, missili da crociera, droni armamenti ipersonici e altri aerei". Secondo quanto riferito dalla Tass, Putin ha anche detto che la Russia si riserva il diritto di impiegare armi nucleari non solo per rispondere ad una aggressione contro se stessa, ma anche contro l'alleata Bielorussia.
Donald Trump probabilmente non incontrerà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in questi giorni in Usa. Lo riporta Politico citando alcune fonti della campagna dell'ex presidente, secondo le quali al momento non è stato programmato alcun faccia a faccia, a differenza di quanto era trapelato in precedenza.
Trump irritato per una visita di Zelensky alla città natale di Biden
Trump si sarebbe irritato per la visita di Zelensky domenica ad una fabbrica di munizioni a Scranton, città natale di Biden in Pennsylvania, in una tappa stile campagna elettorale.
La Svizzera chiede alla Russia di porre fine ai suoi "incessanti attacchi ai diritti umani e alle libertà fondamentali". Mosca deve rispettare i suoi obblighi internazionali, ha dichiarato oggi l'ambasciatore svizzero presso l'ONU esprimendosi davanti al Consiglio dei diritti umani a Ginevra. Berna ha denunciato gli "imprevedibili cambiamenti legislativi" e l'"applicazione arbitraria delle leggi" in Russia. Diverse misure approvate negli ultimi mesi sono state prese di mira anche dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite Mariana Katzarova, in particolare la formalizzazione dell'invio di detenuti a combattere in Ucraina. L'ambasciatore svizzero presso le Nazioni Unite a Ginevra, Jürg Lauber, ha invece insistito sul fatto che qualsiasi voce dissenziente rischia di essere completamente "esclusa" dalla società. La Svizzera è "molto preoccupata" per gli "effetti devastanti" di questa politica, che viola le libertà fondamentali. E ha chiesto processi equi. Nel suo recente rapporto, Katzarova ritiene che la situazione dei diritti umani in Russia sia ulteriormente peggiorata nell'ultimo anno. È inoltre preoccupata per le mogli dei soldati, che potrebbero essere le prossime vittime della repressione delle autorità.
La Russia fa sapere che non intende partecipare ad un possibile secondo summit di pace sull'Ucraina a novembre, nonostante il presidente ucraino Volodymyr Zelensky abbia indicato che in questa occasione avrebbe invitato i rappresentanti di Mosca a prendervi parte. "Il summit avrà lo stesso obiettivo: promuovere l'inapplicabile 'formula Zelensky' come unica base per risolvere il conflitto, ottenere il sostegno della maggioranza mondiale e, per conto di quest'ultima, presentare alla Russia un ultimatum sulla capitolazione", ha affermato la portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova in una dichiarazione che spiega così la posizione di Mosca a riguardo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha ancora reso noto il suo piano per una "pace giusta" o della vittoria. Ma in un briefing con i media a Kiev, come riporta l'Observer, Zelensky ha detto che il piano implica l'esecuzione di attacchi in profondità con missili occidentali all'interno della Russia, che Londra e Washington hanno finora rifiutato. "Biden può rafforzare l'Ucraina e prendere decisioni importanti affinché l'Ucraina diventi più forte e protegga la sua indipendenza mentre è presidente degli Stati Uniti. Penso che sia una missione storica, dopotutto", ha detto Zelensky.
Un piano che verrà presentato ai vertici USA
A New York per l'assemblea Onu, Zelensky presenterà il suo piano a Biden e anche a Kamala Harris. Il presidente ucraino ha detto che "molto probabilmente" incontrerà Donald Trump giovedì o venerdì. "I nostri team sono in contatto. La cosa principale è avere tempo (insieme). Non guarderò al futuro, ma penso che sarà importante per entrambi", ha detto Zelensky.
Kiev ha denunciato all'Aiea che "secondo l'intelligence ucraina il Cremlino sta preparando attacchi contro impianti nucleari critici in Ucraina, in vista dell'inverno". Lo ha riferito il ministro degli Esteri Andrii Sybiha, come riporta Ukrinform. "Stiamo parlando di apparecchiature di commutazione aperte di impianti nucleari e sottostazioni di trasmissione, che sono fondamentali per il funzionamento sicuro dell'energia nucleare", ha scritto Sybiha, aggiungendo che c'è un alto rischio di incidente. Le informazioni sono state condivise con i partner e con l'Agenzia Onu. "La Russia è l'unico paese che ha sequestrato una centrale nucleare in Europa, ricattando il mondo. La formula di pace ucraina contiene una clausola per garantire la sicurezza nucleare, invitiamo tutte le organizzazioni internazionali e gli stati che rispettano la Carta delle Nazioni Unite a prevenire lo scenario preparato dal paese terrorista", ha esortato Sybiha.
I ministri della cultura del G7, riunitisi a Napoli, condannano "fermamente l'aggressione su vasta scala della Russia contro l'Ucraina e la diffusa distruzione di siti storici e istituzioni culturali, come musei, teatri, biblioteche, archivi, chiese e luoghi di culto, che minacciano l'identità culturale ucraina. Siamo uniti - scrivono nel documento finale del summit - nel difendere e promuovere la resilienza e la rigenerazione della cultura e del patrimonio culturale ucraino, materiale e immateriale". I ministri della cultura del G7 inoltre lodano "l'impegno dei governi, delle organizzazioni internazionali e del settore privato nel sostenere l'Ucraina nei suoi sforzi per proteggere, ripristinare e ricostruire i suoi settori e le sue industrie culturali e creative. Ci impegniamo a coordinare i nostri programmi e iniziative e a stimolare il sostegno di altri partner in tali sforzi nel quadro della Conferenza per la Ripresa dell'Ucraina" concludono.
La Russia ha abbattuto 101 droni ucraini sul suo territorio durante la notte. Lo ha affermato il ministero della difesa. "Centouno Uav ad ala fissa ucraini sono stati distrutti e intercettati dai sistemi di difesa aerea", ha affermato il ministero su Telegram. Cinquantatré droni sono stati abbattuti sulla regione di Bryansk, dove il governatore ha affermato che non ci sono state segnalazioni di danni o vittime. Diciotto sono caduti su Krasnodar, vicina alla Crimea, con il governatore che ha riferito che i detriti caduti da un velivolo "hanno causato un incendio che si è propagato a oggetti esplosivi" nel distretto di Tikhoretsk. I residenti sono stati evacuati ma non sono state segnalate vittime, ha aggiunto su Telegram. "Droni ucraini hanno attaccato il 23esimo arsenale della Direzione principale missilistica e artiglieria del ministero della Difesa russo vicino al villaggio di Oktyabrskoye, nella regione russa di Tver", scrive da parte sua Rbc Ucraina citando media e canali Telegram russi.
"Gli implacabili attacchi russi rendono necessario il continuo sostegno dell'Ue all'Ucraina. La Commissione Ue fornirà all'Ucraina un prestito fino a 35 miliardi di euro come parte dell'impegno del G7. Si tratta di un altro importante contributo dell'Ue alla ripresa dell'Ucraina". Lo scrive su X la presidente Ursula von der Leyen. Gli Stati Uniti hanno condizionato la loro partecipazione alle rassicurazioni sul fatto che i beni saranno congelati più a lungo (al momento le sanzioni Ue vengono prorogate ogni sei mesi). Budapest però si è opposta. Gli Usa potranno arrivare in un secondo momento, riducendo la quota europea (10 miliardi sono coperti da Canada, UK e Giappone).
La presidente della commissione europea è giunta questa mattina a Kiev, per 'parlare del sostegno europeo" con l'avvicinarsi dell'inverno. Lo scrive la stessa von der Leyen su X. "La mia ottava visita a Kiev avviene mentre inizia a breve la stagione che richiede riscaldamento e la Russia continua a prendere di mira le infrastrutture energetiche", scrive Ursula von der Leyen su X , pubblicando una foto del suo arrivo alla stazione ferroviaria della capitale. "Aiuteremo l'Ucraina nei suoi coraggiosi sforzi. - prosegue - Vengo qui per discutere del sostegno dell'Europa. Dalla preparazione invernale alla difesa, all'adesione e ai progressi sui prestiti del G7".
La vicepresidente degli Stati Uniti e candidata democratica alla Casa Bianca Kamala Harris dovrebbe incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Washington. Lo scrive la Cnn citando tre fonti a conoscenza del dossier. Ieri, a una domanda se Harris avrebbe incontrato Zelensky la prossima settimana, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby aveva suggerito che avrebbe potuto farlo se si fosse presentata l'opportunità.
La Germania non permetterà all'Ucraina di lanciare attacchi con armi tedesche in profondità nel territorio russo "anche se altri paesi decideranno diversamente", ha affermato il cancelliere Olaf Scholz. Lo riportano i media di Kiev e Berlino.
No alle armi a lungo raggio
Durante un discorso pubblico a Prenzlau nel Brandeburgo, Scholz ha assicurato che la Germania "continuerà a sostenere militarmente l'Ucraina" in modo che il paese "non crolli" ma ha sottolineato che rimarrà contrario all'idea che Kiev utilizzi armi a lungo raggio tedesche per attaccare obiettivi in Russia. "Resto fermo sulla mia posizione, anche se altri paesi decidono diversamente", ha affermato il cancelliere tedesco.
Oggi la Russia ha scambiato 103 prigionieri di guerra ucraini con Kiev in cambio di altrettanti prigionieri russi in un accordo mediato dagli Emirati Arabi Uniti. Lo ha dichiarato il ministero della Difesa di Mosca. "Oggi 103 soldati catturati nella regione di Kursk (dagli ucraini) sono stati restituiti dai territori controllati dal regime di Kiev" e "in cambio, 103 soldati ucraini prigionieri sono stati consegnati", si legge nel comunicato.
Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha affermato che il prossimo vertice globale sulla pace sarà a novembre e la Russia sarà invitata. Lo riporta Unian. Zelensky ha anche confermato che incontrerà Joe Biden "questo mese" per presentare il suo "piano di vittoria" su come porre fine a due anni e mezzo di guerra con la Russia. "Il mio incontro con il presidente Joe Biden è previsto per questo mese", ha dichiarato Zelensky durante una conferenza internazionale a Kiev. "Gli presenterò il piano di vittoria", ha aggiunto. Parlando del piano ha affermato che "non ha molti punti e ogni punto dipenderà dalla decisione di Biden. Ecco perché penso che aiuterà. Non posso garantire al 100% che fermerà Putin, ma renderà l'Ucraina più forte".
La Russia ha dichiarato persona ricercata l'inviata della RAI Stefania Battistini e l'operatore Simone Traini, accusati di essere entrati illegalmente sul territorio nazionale al seguito delle truppe d'invasione ucraine nella regione di Kursk. Lo riferisce la Tass citando il database del ministero dell'interno. Con lei sono ricercati altri giornalisti esteri con la stessa accusa. "Battistini Stefania, nata il 16 aprile 1977, ricercata in base a un articolo del Codice penale della Federazione Russa", si legge nel database. L'agenzia Tass ricorda che per l'ingresso illegale in Russia è prevista una pena fino a 5 anni di reclusione. I servizi d'intelligence interni (FSB) avevano iniziato un'azione penale contro Battistini e Traini, nonché alcuni altri inviati stranieri: Simon Connolly di Deutsche Welle, Nick Walsh della CNN e le giornaliste ucraine Natalia Nagornaya, Diana Butsko e Olesya Borovik.
L'uso da parte dell'Ucraina di missili a lungo raggio occidentali per colpire la Russia significherà che "i paesi della NATO sono in guerra con la Russia", e Mosca prenderà le "decisioni appropriate". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin. Se paesi occidentali daranno a Kiev l'autorizzazione ad usare i missili a lungo raggio contro il territorio russo, "ciò significherà che i paesi della NATO, gli USA e i paesi europei, sono in guerra con la Russia", ha affermato Putin in un'intervista televisiva ripresa dal canale Telegram del Cremlino. "In questo caso - ha aggiunto - tenendo conto del cambiamento della stessa essenza di questo conflitto, prenderemo le decisioni appropriate sulla base delle minacce che ci verranno rivolte"
"Un altro crimine di guerra. Oggi l'occupante ha attaccato veicoli della Comitato internazionale della Croce Rossa in missione umanitaria nella regione del Donetsk". Lo scrive il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su X. "Al momento sappiamo che due persone ferite stanno ricevendo cure. Sfortunatamente tre persone sono state uccise in questo attacco russo", aggiunge. Il CICR ha confermato sul suo sito internet che tre suoi operatori sono stati uccisi e due feriti. Secondo l'organizzazione è stato colpito un sito nel villaggio di Viroliubivka dove si preparava un centro di distribuzione di legna e carbone per il riscaldamento in vista dell'inverno. "Condanno nei termini più duri gli attacchi sul personale della Croce Rossa", ha affermato la presidente del CICR Mirjana Spoljaric Egger in un comunicato postato sul sito dell'organizzazione. Zelensky ha anche denunciato che un missile russo avrebbe colpito stamattina una nave cargo nel Mar Nero diretta in Egitto che trasportava grano. "Missile russo contro un carico di grano diretto in Egitto (...) La Russia ha lanciato un attacco su una normale nave civile nel Mar Nero che aveva appena lasciato le acque territoriali ucraine", ha scritto Zelensky in un post sulle reti sociali.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che l'esercito di Mosca ha lanciato una controffensiva nella regione russa di Kursk. Il ministero della Difesa russo ha confermato oggi che sono dieci gli insediamenti riconquistati nella regione di Kursk negli ultimi due giorni, nel corso della controffensiva per respingere oltre confine le forze ucraine d'invasione. Si tratta delle località di Apanasovka, Byakhovo, Vishnevka, Viktorovka, Vzapnoye, Gordeevka, Krasnooktyabrskoye, Obukhovka, Snagost e Disyatogo Oktyabrya. Sempre secondo il dicastero, durante le ultime 24 ore gli ucraini hanno perso oltre 300 soldati. Intanto, le relazioni tra la Russia e l'Iran hanno acquisito "ulteriore dinamismo negli ultimi anni" e Mosca attende una visita del presidente iraniano Masud Pezeshkian anche per firmare un nuovo trattato bilaterale tra i due Paesi. Lo ha detto oggi il presidente russo Vladimir Putin ricevendo a San Pietroburgo il capo del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Ahmadian. Lo riferisce l'agenzia Interfax.
Il social media Telegram rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale dell'Ucraina: lo ha detto il capo della direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa di Kiev (Gur), Kyrylo Budanov, in un'intervista a Radio Charter. Lo riporta Rbc-Ucraina.
"Non vogliamo bloccarlo"
"Non ho mai avuto paura di dirlo. Lo dico direttamente: Telegram è una minaccia per la nostra sicurezza nazionale. Lo dico in modo assolutamente diretto e lo abbiamo anche documentato", ha affermato Budanov. Secondo l'alto ufficiale, gli studi confermano che Telegram è diventato la principale fonte di informazioni per la società ucraina. Allo stesso tempo, il capo della Gur ha sottolineato di non essere a favore della chiusura di Telegram nel Paese. "Non sono favorevole a chiuderlo. È abbastanza difficile da fare, comunque, ma è possibile. Sono favorevole a 'ufficializzare' tutti questi canali Telegram", ha affermato.
X (ex Twitter) non è dannoso
Il capo dell'intelligence militare ha inoltre sottolineato che bloccare Telegram è tecnicamente più difficile, come i social network russi Odnoklassniki e Vkontakte, ma è possibile. Budanov ha poi osservato che X (ex Twitter) non è dannoso per gli ucraini.
Durante la tappa al forum Ambrosetti a Cernobbio, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha avuto un incontro con la delegazione del Congresso Usa per discutere delle esigenze prioritarie delle forze di difesa ucraine e delle conseguenze del terrorismo missilistico russo. Ne dà notizia lo stesso Zelensky su X, scrive Ukrinform.
Gli argomenti di discussione
"In Italia ho incontrato la delegazione del Congresso degli Stati Uniti guidata dal senatore Lindsey Graham. Li ho informati sulla situazione attuale al fronte, sui risultati dell'operazione nella regione di Kursk e sulle conseguenze del terrore missilistico russo. Inoltre, abbiamo discusso delle necessità urgenti dei nostri guerrieri. Garantire ulteriori sistemi di difesa aerea e missili, insieme all'espansione delle missioni di addestramento per i piloti ucraini sui caccia F-16, rimane una priorità assoluta", scrive Zelensky che ha poi ringraziato il Congresso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il popolo americano per "aver lavorato insieme per portare questa guerra a una fine giusta".
"Putin sta cercando di lanciare più missili per uccidere altri bimbi. Noi cerchiamo di difenderci" come possiamo, "ma loro attaccano anche con missili balistici che provengono dall'Iran". Lo ha detto il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Forum Teha in corso a Cernobbio.
"Siamo costruendo scuole sotterranee per fare in modo che i bambini possano continuare a studiare"
"Il nostro popolo vive sotto la minaccia di droni e missili ogni giorno e ogni notte", ha proseguito Zelensky, ricordando i recenti attacchi a Poltava, Kharkiv e Leopoli, costati la vita a decine di persone. "Putin sta cercando di lanciare ancora più missili per cercare di uccidere altri bambini ucraini. Noi cerchiamo di difenderci", ma la Russia "usa missili balistici che arrivano da Teheran. "Noi stiamo costruendo rifugi, scuole sotterranee in modo tale che i bambini ucraini possano continuare a studiare in piena sicurezza nonostante tutto quello che sta accadendo", ha aggiunto il presidente ucraino al forum sul lago di Como.
Il capo della difesa statunitense Lloyd Austin ha annunciato dalla base aerea statunitense di Ramstein, in Germania dove è in corso la riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina, nuovi aiuti militari per 250 milioni di dollari a Kiev. "Sono lieto di annunciare che il presidente Joe Biden annuncerà oggi un ulteriore pacchetto di assistenza alla sicurezza per l'Ucraina di 250 milioni di dollari. Questo pacchetto fornirà maggiori capacità per soddisfare le esigenze in evoluzione dell'Ucraina", ha detto il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, a un incontro in Germania dei sostenitori internazionali dell'Ucraina. Presente sul posto anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, giunto stamane alla base aerea, ha indicato lui stesso su Telegram.
"L'Ucraina ha bisogno di più supporto militare ora, il modo più rapido per porre fine a questa guerra è fornire armi all'Ucraina". Lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, durante un punto stampa a Oslo con il premier norvegese Jonas Gahr Store. "Il presidente Putin deve rendersi conto che non può vincere sul campo di battaglia. Chiedo a tutti gli alleati di continuare nel nostro supporto" a Kiev, "soprattutto in questa difficile fase della guerra", ha aggiunto. "Chiedo alla Cina di smettere di sostenere la guerra illegale della Russia. La Cina non può continuare ad alimentare il più grande conflitto militare in Europa senza che questo abbia un impatto sugli interessi e sulla reputazione", ha precisato Stoltenberg. "La Cina è diventata una complice decisiva per la guerra della Russia contro l'Ucraina, attraverso una partnership senza limiti e il supporto all'industria della difesa" russa, con "il trasferimento di componenti di armi, attrezzature e materie prime", ha evidenziato.
Con la sua offensiva nella regione russa di Kursk, che ormai dura da un mese, l'Ucraina ha prevenuto un attacco che i russi pianificavano da lì: lo dice in un'intervista alla Cnn il comandante in capo delle forze armate ucraine, gen. Oleksandr Syrsky: la prima da quando ricopre l'incarico, affidatogli lo scorso febbraio.
Le dichiarazioni
L'attacco a sorpreso sul Kursk, dice Syrsky, "ha ridotto la minaccia di un'offensiva nemica. Abbiamo impedito loro di agire. Abbiamo spostato i combattimenti in territorio nemico in modo che anche loro possano provare ciò che noi proviamo ogni giorno". Oltre a impedire ai russi di usare la regione di Kursk come trampolino di lancio per un nuovo attacco, secondo il capo di stato maggiore ucraino, l'incursione ha avuto lo scopo di dirottare forze russe da altre aree, di creare una zona cuscinetto e impedire il cannoneggiamento da oltre confine verso obiettivi civili, di prendere prigionieri di guerra e di sollevare il morale delle truppe ucraine e della nazione intera. Mosca, secondo Syrsky, è stata costretta a spostare "decine di migliaia di truppe, comprese le unità di paracadutisti d'assalto", verso il Kursk.
I ministri della giustizia dei paesi membri del Consiglio d'Europa, riuniti in un incontro informale a Vilnius, in Lituania, hanno affermato "la necessità di istituire un tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l'Ucraina che garantisca giustizia processando coloro che hanno le maggiori responsabilità".
"Fasi procedurali conducibili anche in contumacia"
In una dichiarazione al termine della conferenza per discutere della responsabilità per i reati commessi da Mosca in Ucraina, i ministri si dicono favorevoli alla "preparazione e presentazione di una bozza di accordo bilaterale tra il Consiglio d'Europa e il governo dell'Ucraina sull'istituzione di un tribunale speciale" che contenga uno statuto e una bozza di accordo parziale allargato che ne delinei le modalità di sostegno. "Alcune fasi procedurali" potrebbero essere condotte anche "in contumacia", scrivono i ministri, evidenziando che questa condizione, pur da "discutere ulteriormente", può "servire l'interesse della giustizia". "La conferenza odierna vuole creare una piattaforma internazionale unica per riaffermare l'obbligo per ciascun Paese di rispettare i principi del diritto internazionale e dei diritti umani", ha detto la ministra della Giustizia lituana, Ewelina Dobrowolska, nel corso della conferenza.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha proposto al Parlamento la nomina di Andrii Sybiha, attualmente uno dei vice capi del suo ufficio, a ministro degli Affari esteri in sostituzione di Dmytro Kuleba: lo ha reso noto il Parlamento sul suo sito, come riporta Rbc-Ucraina. Nato nella città di Zboriv - nella regione di Ternopoli, nell'Ucraina occidentale- il 49enne Sybiha si è laureato presso l'Università statale Ivan Franko di Leopoli in giurisprudenza e relazioni internazionali.
Il profilo di Sybiha
La sua carriera diplomatica è iniziata con la carica di vice segretario del ministero degli Esteri ucraino e, successivamente, è stato nominato primo segretario per gli Affari consolari presso l'ambasciata di Kiev in Polonia. Nel 2002 è tornato nella capitale ucraina come primo segretario del ministero degli Esteri. Sybiha è stato nominato poi capo dipartimento ad interim e capo dipartimento del ministero. Quattro anni dopo, nel 2006, è stato nominato vicedirettore del dipartimento del servizio diplomatico e nel 2008 è diventato consigliere-inviato dell'ambasciata ucraina in Polonia. Dal 2012 è stato direttore ad interim e direttore del Dipartimento dei servizi consolari del ministero degli Esteri. Nel 2016 è stato nominato ambasciatore straordinario e plenipotenziario in Turchia e nel 2021, con decreto presidenziale, è diventato vice capo dell'Ufficio del presidente dell'Ucraina. Il 12 aprile scorso- per decisione del governo - è stato nominato primo viceministro degli Esteri.
Le forze di Mosca hanno cominciato a "spingere gradualmente" quelle ucraine fuori dalla regione di Kursk. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, aggiungendo che "l'obiettivo principale" della Russia è la conquista del Donbass in Ucraina.
Nel bombardamento russo di ieri su Poltava è stato colpito un "centro di addestramento" di militari ucraini dove operavano anche "istruttori stranieri". Lo afferma in un comunicato il ministero della Difesa di Mosca. "Le forze armate della Federazione Russa - si legge in un comunicato del ministero postato sul suo canale Telegram - hanno effettuato un attacco ad alta precisione contro il 179esimo centro di addestramento congiunto delle forze armate ucraine nella città di Poltava, dove, sotto la guida di istruttori stranieri, specialisti di comunicazione e guerra elettronica di tutte le formazioni e militari, sono state addestrate unità delle forze armate ucraine e operatori di veicoli aerei senza pilota che hanno partecipato ad attacchi su obiettivi civili sul territorio della Federazione Russa".
Il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha presentato le sue dimissioni. Lo rende noto la presidenza del parlamento ucraino. Il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba ha chiesto oggi al Parlamento a Kiev di accettare le sue dimissioni, ha annunciato il presidente dell'assemblea sui social network, pubblicando la lettera del ministro. "Vi chiedo di accettare le mie dimissioni", ha scritto nella lettera il ministro a guida del ministero degli Esteri dal 2020 e le cui dimissioni arrivano nel mezzo di un rimpasto ministeriale all'interno del governo ucraino.
Sono 6 i funzionari ucraini, tra cui alcuni ministri del governo, che hanno presentato le dimissioni mentre un assistente presidenziale è stato silurato. "Come promesso, questa settimana è previsto un importante rimpasto di governo. Più del 50% del personale del governo sarà cambiato", ha scritto su Telegram il portavoce del presidente, David Arakhamia. Diversi ministri ucraini avevano già presentato le loro dimissioni, tra cui il ministro delle Industrie strategiche, il ministro della Giustizia e il ministro della Protezione ambientale. Anche il capo del Fondo di proprietà statale ucraino, Vitaliy Koval, si è dimesso, così come i due vice premier Iryna Vereshchuk e Olga Stefanishyna. Il vice capo dell'ufficio di Zelensky e uno dei principali collaboratori del presidente, Rostyslav Shurma, è stato nel frattempo silurato, secondo un decreto presidenziale. Zelensky ha ordinato diversi rimpasti dall'inizio della guerra, silurando il suo ministro della Difesa lo scorso settembre dopo una serie di scandali di corruzione e, più recentemente, sostituendo il suo comandante supremo in seguito alle battute d'arresto sul campo di battaglia.
Due missili si sono abbattuti su Poltava, nel centro dell'Ucraina, causando la morte di almeno 41 persone e il ferimento di 180. È quanto scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Due missili balistici hanno colpito Poltava finendo su un istituto scolastico e sul vicino ospedale - riferisce Zelensky -. Uno degli edifici dell'Istituto delle comunicazioni è stato parzialmente distrutto. La gente si è ritrovata sotto le macerie. Più di 180 persone sono rimaste ferite. Sfortunatamente molti sono morti, al momento 41".
Salvate 25 persone
"L'intervallo di tempo tra l'allarme e l'arrivo dei missili mortali è stato così breve" che le persone non sono riuscite a raggiungere il rifugio antiaereo, hanno spiegato i servizi di emergenza. Secondo il Ministero dell'istruzione, uno degli edifici dell'istituto è stato parzialmente distrutto e molte persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie. Grazie al lavoro coordinato di soccorritori e medici sono state salvate 25 persone, 11 delle quali sono uscite dalle macerie.
"Le forze russe hanno inflitto un danno significativo al nemico"
Dal canto loro diversi blogger di guerra russi affermano che nel bombardamento su Poltava, che avrebbe provocato decine di morti, è stata colpita una scuola militare per la formazione del personale addetto alle comunicazioni. "Le forze russe hanno inflitto un danno significativo al nemico, l'attacco ha eliminato preziosi specialisti in comunicazioni e guerra elettronica", afferma in particolare il popolare canale Telegram Rybar, che conta oltre un milione di iscritti.
I recenti tagli annunciati dal gruppo Tamedia sono sicuramente una decisione che ha portato scompiglio nel settore mediatico svizzero, ma c’è chi sta peggio: pensate che in Ucraina un terzo dei media sono stati costretti a chiudere a causa della guerra attualmente in corso. Come sopravvivono quelli rimasti? Perché e come continuano a lavorare? Inoltre, possono davvero adempiere al loro mandato, criticando ad esempio il governo di Kyiv? Abbiamo provato a capirlo intervistando alcuni addetti ai lavori attivi in Ucraina.
È difficile immaginare cosa farebbe ognuno di noi se la guerra iniziasse in Svizzera. In particolare, se si riveste una professione legata alle infrastrutture e alla sicurezza, come pompieri, poliziotti, medici e ovviamente militari, che sarebbero naturalmente obbligati a restare e fornire le loro prestazioni. Qualcuno potrebbe anche pensare di abbandonare la propria residenza per trasferirsi in un posto sicuro. Inoltre, per un paese che per quasi 200 anni non ha mai visto un conflitto, è ancora più difficile immaginare le conseguenze che la guerra porterebbe con sé. Ogni giorno si leggono e vedono notizie dall’Ucraina. I flussi d’informazione su quanto accade non sono sempre percepiti nella loro interezza, ma indipendentemente dal fatto che si "indossino occhiali rosa" o che si sia veramente informati, la Russia ha nuovamente iniziato una guerra in Europa, che al momento sembra impossibile fermare.
Un lavoro pericoloso
Il giornalista è un professionista che spesso resta dietro le notizie, raccontando i fatti e non le difficoltà che incontra nella sua attività. In Ucraina, ci raccontano i nostri interlocutori, non è tra i mestieri più sicuri: chi decide di restare deve affrontare molte difficoltà, come accade anche in altri paesi, ma spesso i reporter ucraini mettono anche a rischio la propria vita. Oleksandr Yukhymets è caporedattore di un media online con un focus culturale nella città ucraina occidentale di Cernivtsi. Lo intervistiamo alcuni giorni prima che parta per il fronte per servire il suo paese con le armi. Nonostante Cernivtsi sia ancora sicura e non sia mai stata bombardata, alcuni dei suoi giornalisti rischiano spesso la vita. "Lavorare come giornalista, secondo me, è diventato più pericoloso, soprattutto per chi deve raccontare la cronaca dal fronte", racconta Yukhymets, spiegandoci di esser stato inseguito e pedinato dopo aver scritto alcuni articoli su temi politici che "non sono piaciuti ai diretti interessati".
Si può criticare Zelensky in Ucraina?
Una guerra può portare cambiamenti significativi nella vita di una persona e nella quotidianità di un paese. La libertà di parola è aumentata negli ultimi dieci anni, ma ora la situazione è cambiata, come racconta Lina Kushch, Prima Segretaria dell’Unione Nazionale dei Giornalisti dell’Ucraina. "Dall’inizio della guerra c’è stato un periodo in cui i media non hanno mosso alcuna critica verso il governo di Kyiv, cercando di non trasmettere un messaggio negativo in un momento di difficoltà. Anche alcuni giornalisti investigativi hanno interrotto la loro attività. In seguito, però, abbiamo capito che le violazioni della legge da parte delle autorità ucraine e la corruzione non sono sparite. A questo si aggiungevano alcune importanti riforme per il paese che venivano bloccate a causa delle leggi marziali. Di conseguenza, i giornalisti hanno ripreso a criticare le autorità, anche con l’intento di provocare alcuni cambiamenti all’interno dell’esecutivo. Tuttavia, ci sono ancora team giornalistici che continuano a mantenere una linea solo pro-governativa".
Più di una critica
Lina Kushch ha citato esempi in cui, giustificandosi con la legge marziale, all'inizio della guerra il Ministero della Difesa ha chiuso i registri delle spese per le Forze Armate, impedendo alla società e ai giornalisti di vedere dove vanno a finire i soldi e come il governo li utilizza. Questo ha dato mano libera ai politici corrotti. È successo, ad esempio, che il Ministero della Difesa ucraino abbia comprato delle uova a dei prezzi ingiustificatamente alti, fino a tre-quattro volte superiori il prezzo di mercato. Tuttavia, la scoperta di questo fatto da parte dei giornalisti investigativi e il conseguente clamore nella società hanno costretto i deputati a Kyiv a riaprire i registri delle spese. Kushch ha anche parlato di altri esempi in cui, grazie ai giornalisti, alcuni ministri sono stati sostituiti, un compito che risulta ancora più difficile in assenza di elezioni e con la legge marziale.
Limitare la parola per la sicurezza
Liubov Vasylyk, responsabile della cattedra di giornalismo all’Università Nazionale di Cernivtsi ed esperta di media, spiega che ci sono alcune limitazioni alla libertà di stampa dovute a motivi di sicurezza. Per esempio, non si possono pubblicare e trasmettere immediatamente le immagini delle conseguenze di bombardamenti, ma devono passare almeno tre ore. Per parlare con i militari ci vuole un permesso. Se si filmano o intervistano soldati, è necessario un accredito da parte delle autorità militari. Tutto ciò è una questione di sicurezza per l’esercito, al fine di evitare che il nemico corregga il suo tiro, poiché i russi monitorano attentamente anche i media ucraini. È quindi assolutamente vietato mostrare eventuali obiettivi militari, per esempio basi, trincee, aeroporti militari. "Quando ho lavorato come giornalista per un sito, per parlare con una dottoressa militare e con lo psicologo militare che aiuta le persone con traumi legati alla guerra, ho avuto bisogno di un permesso dalla Guardia Nazionale".
Zone “nere” per giornalisti
Nonostante i problemi di elettricità e le limitazioni per alcune pubblicazioni, la vita dei giornalisti nelle regioni controllate da Kyiv può sembrare migliore rispetto a quella di chi si trova nelle zone occupate dall’esercito russo. In queste ultime, le autorità di Mosca tengono sotto controllo gli attivisti, le famiglie dei militari ucraini e i giornalisti. "Va ricordato che un giornalista ucraino in quelle zone non può lavorare legalmente; tutti sono schedati e controllati dalle autorità russe, che li chiamano e si presentano a casa, spesso facendo pressione su questi professionisti per farli passare ‘dall’altra parte’ e lavorare sotto il regime di Mosca. Chi non accetta mette in pericolo la propria vita e quella dei suoi familiari".
Una pratica molto usata dalle autorità russe in Ucraina è il sequestro di persona. I russi hanno rapito, ad esempio, Oleksandr Gunko, il redattore di un sito web della città di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson. La sua storia completa si può leggere qui. Nonostante l’occupazione, Gunko ha continuato a lavorare, chiamando “i russi e Putin 'nemici e occupanti'”. Per questo è stato arrestato dalle autorità russe tre volte. Racconta del suo primo arresto: "Hanno perquisito l'appartamento, sequestrato un computer portatile, uno smartphone, un telefono, macchine fotografiche e videocamere. Mi hanno trascinato alla stazione di polizia militare russa. Mi hanno rinchiuso in un ufficio e mi hanno ammanettato a un termosifone, seduto su una sedia di legno duro. E così mi hanno lasciato per tre giorni. Durante questo periodo mi hanno dato da mangiare solo una volta, il secondo giorno, con porridge per soldati. Era impossibile dormire. Tre o quattro volte al giorno mi portavano in bagno. Questo era l’unico momento in cui potevo alzarmi dalla sedia. E per tutti e tre i giorni mi hanno interrogato gli agenti del Servizio di Sicurezza russo".
Gunko ha anche raccontato che, oltre a essere infastiditi dalla sua linea editoriale filo-ucraina, i russi volevano farlo passare dalla loro parte. Gli chiedevano anche informazioni sugli attivisti locali e sui partecipanti alla guerra del Donbass. “Di fronte a dove ero seduto, ammanettato, c’era un’altra stanza dove ogni giorno venivano portate delle persone per poi essere torturate. Sentivo suoni orribili: urla, colpi, ossa che scricchiolavano... Le persone erano molto depresse e cercavano di non parlare di ciò con nessuno, se non sussurrando agli amici più cari".
Continuare a lavorare per le future generazioni
Anche dopo i tre arresti subiti, Gunko non ha mollato. Alla fine, i russi hanno smesso di chiedergli di passare dalla loro parte, ma gli hanno proibito di lavorare come giornalista. Tuttavia, lui ha continuato: "Io sono un giornalista, sono un cronista del presente, devo parlare agli altri, ma anche raccontare alle generazioni future di ciò che accade in Ucraina". Con l’aiuto di organizzazioni giornalistiche, Oleksandr Gunko è riuscito infine a fuggire nell’ovest del paese.
Nelle zone occupate, i russi bloccano intenzionalmente o limitano la rete telefonica e la connessione internet, perché non vogliono che il mondo venga a conoscenza dei loro crimini. Un altro loro obiettivo è di isolare la popolazione locale. In queste aree, gli occupanti diffondono la loro propaganda e notizie false contro l’Ucraina. “Fuggire dalle terre occupate è pericoloso e costoso. Passare attraverso Russia, Lettonia, Lituania e Polonia per raggiungere le zone controllate dagli ucraini può costare fino a 350 euro per persona. Lungo le strade delle terre occupate ci sono diversi posti di blocco, dove si rischia di essere arrestati. Il viaggio è lungo e richiede una preparazione accurata. In questo ambito, i nostri consigli sono stati molto utili a molti”, dice Lina Kushch. Questa testimonianza è confermata dalla storia della giornalista Vita Kopenko. della regione di Kherson. Dopo aver ricevuto varie minacce da collaboratori locali e russi e aver rifiutato di collaborare, ha dovuto affrontare un viaggio difficile di cinque giorni per riuscire a raggiungere l'Ucraina.
Lavorare fino all’ultimo
I giornalisti in prima linea svolgono un lavoro encomiabile. Lo dimostra il giornale di Bakhmut, che continuava a distribuire giornali alla popolazione, fornendo informazioni sull’evacuazione e invitando i locali a mettersi in salvo, fino agli ultimi giorni prima della conquista della città da parte dei mercenari del gruppo Wagner.
Scrivere del proprio paese da mille chilometri di distanza
I giornalisti che sono riusciti a scampare all’occupazione o all’incarcerazione russa spesso continuano a scrivere delle loro terre natie dalla nuova regione in cui si trovano. Liubov Vasylyk afferma: “I redattori della città di Sievierodonec’k, nel Donbas, ora operano da Cernivtsi (vicino alla Romania), da dove continuano a scrivere della cronaca di entrambe le regioni”.
Quali professionisti sono più in difficoltà?
La quantità di queste storie è proporzionale all’estensione delle aree occupate, ma anche alle spalle dei soldati ucraini, dove la guerra non è ancora arrivata, non mancano problematiche. Se si chiedesse a qualunque redattore in Ucraina quali sono i problemi principali, è probabile che menzioni le difficoltà finanziarie e la carenza di personale. “Per noi, il problema finanziario è molto serio; cerchiamo altri modi per trovare fondi, come sovvenzioni o contratti pubblicitari”, commenta Yukhymets, caporedattore di Shpalta, che ha dedicato molta attenzione a questa questione. Le difficoltà finanziarie portano inevitabilmente a problemi di personale: lo stipendio medio di un giornalista locale non è elevato, anzi. Inoltre, alcuni, dopo aver iniziato a esercitare la professione, rimangono delusi e poi lasciano. Oleksandr, per far fronte alla carenza di personale, mantiene i contatti con la cattedra di giornalismo dell’università locale per eventuali assunzioni.
Un sito web senza elettricità
Nonostante i continui attacchi russi alle infrastrutture energetiche ucraine, che rendono problematico l'accesso all’elettricità, l’attività dei giornalisti non si ferma, ma si adegua. È il caso di Oleksandr Yukhymets e della piattaforma online Shpalta. “Non potevamo montare i servizi video per poi pubblicarli sul nostro sito. Siamo stati costretti a pianificare tutte le nostre attività in maniera molto precisa, adattando i nostri orari alle fasce della giornata in cui c’era l’elettricità. È un problema che si ripresenterà anche il prossimo inverno".
“Nessun piano di ricostruzione dell’Ucraina, presentato a Lugano, Berlino o Londra, prevede un aiuto ai media indipendenti”. Nell’intervista la Prima Segretaria dell’Unione Nazionale dei Giornalisti Lina Kushch sottolinea l’importanza dei media locali e afferma che, purtroppo, il governo ucraino non vuole sostenerli. “I giornalisti locali devono essere considerati non come un semplice oggetto che si limita a lodare le autorità e a parlare del processo di ricostruzione, ma come soggetto attivo, che deve controllare come vengono spesi i soldi, anche quelli che ci daranno per il rinnovo del territorio”. A questo proposito, secondo Kushch, i media locali sono una vera e propria “infrastruttura” essenziale, che garantisce il servizio informativo.
Attualmente alcuni media locali esistono ancora grazie soprattutto al sostegno delle organizzazioni giornalistiche e ai fondi internazionali. Ad esempio, dal 2022, la fondazione svizzera Hirondelle aiuta i media ucraini a sopravvivere in questi tempi difficili.
Formare nuovi giornalisti
Anche formare i futuri giornalisti è diventato più complicato, specialmente quando le lezioni non si tengono in aula. “Non abbiamo sempre una connessione internet di qualità”, spiega la responsabile della cattedra Liubov Vasylyk. “Inoltre, ci sono i blackout programmati. Dobbiamo trovare modi per essere più flessibili. Se una lezione era stata pianificata per una determinata ora, cambiamo l’orario. Tuttavia, spesso succede che gli orari delle lezioni non coincidano con i momenti in cui i nostri studenti hanno l’elettricità. Per questo è molto difficile coprire l'intero flusso di studenti con l'insegnamento”.
Nonostante le difficoltà, l’Università ha adattato il programma, aggiungendo nuove materie come “IA in giornalismo”, “Sicurezza personale dei giornalisti”, “Giornalismo di guerra” e “Mass media non istituzionalizzati” (come Telegram, Instagram, TikTok). Tuttavia, secondo la responsabile della cattedra, alcune materie, come il montaggio video o il fotogiornalismo, sono quasi impossibili da insegnare a distanza perché richiedono pratica diretta.
Dall’inizio dell’invasione, l’Università ha accolto nei suoi dormitori molti rifugiati dalle regioni sotto attacco. Uno degli insegnanti di giornalismo combina il suo lavoro con l’attività di volontariato, aiutando le vittime di guerra e portando aiuti umanitari. “Ha già chiesto molte volte di cambiare gli orari delle lezioni”, dice con un sorriso Vasylyk.
Il fenomeno di Telegram
Alcuni canali di informazione su servizi di messaggistica istantanea hanno un pubblico più vasto rispetto ai media tradizionali. E in Ucraina è Telegram a primeggiare in questa categoria. Oleksandr Yukhymets spiega questa popolarità, sottolineando che i canali Telegram spesso non sono affidabili: “La gente oggigiorno tende a fidarsi maggiormente di fonti di informazione non convenzionali, come un blogger di fiducia o un canale Telegram con autori anonimi. Per le persone è più facile leggere le notizie nelle chat o nei feed dei social media. Dobbiamo adattarci anche noi”.
Tante difficoltà in un paese dilaniato dalla guerra. È proprio qui che il giornalista assume un ruolo di responsabilità ancora più importante. Le incognite sul futuro non mancano e pesano ogni giorno sul lavoro quotidiano delle redazioni. Numerose domande, quindi. La certezza, tuttavia, è che il futuro non sarà uguale al passato. “È un'utopia credere che dopo la guerra il giornalismo tornerà alla normalità e tutto sarà come prima”, conclude Lina Kushch. Da una situazione tragica, però, ritiene che si possano comunque trarre degli insegnamenti. “I media dovranno trovare una nuova quotidianità, anche a livello di contenuti e competenze, così da raggiungere, anche tramite nuovi canali, il più ampio numero di persone possibile”.
Nota dell'autore: Quasi due anni fa sono fuggito dal Donbas - territorio attualmente occupato dalla Russia - arrivando dapprima a Cernivtsi e raggiugendo in un secondo momento il Ticino. Studio giornalismo in questo Cantone e in Ucraina, seguendo le lezioni da remoto. I lavoratori dei media in Ucraina, tra cui chi racconta la cronaca dal fronte, così come i soldati che stanno combattendo, mi hanno spinto a studiare giornalismo e raccontare ciò che accade nel mio Paese d'origine e nel mondo. L'idea di scrivere questo articolo mi è arrivata nel corso dello stage che ho svolto presso la redazione di Ticinonews e mi serve per continuare il mio percorso formativo che spero, in futuro, mi porterà a diventare un giornalista in questo meraviglioso Cantone. Durante l'attività svolta in redazione ho potuto notare le differenze con l'Ucraina: qui, infatti, ci sono tutte le condizioni per lavorare al meglio, mentre lì la normalità è purtroppo rappresentata da diversi problemi, come ad esempio la mancanza di elettricità, di fondi, di personale e di sicurezza.
Un deposito di carburante ha preso fuoco nella regione russa di Rostov (sud-ovest) a seguito di un attacco di droni ucraini, lo ha confermato il governatore regionale Vasily Golubev. L'attacco è avvenuto nel distretto di Kamensky, provocando un "incendio in un deposito di carburante", ha scritto su Telegram, assicurando che "nessuno è rimasto ferito". I vigili del fuoco intervenuti sul posto hanno combattuto in mattinata l'incendio che non ha minacciato le abitazioni, secondo la stessa fonte. Un altro incendio causato da un attacco di droni contro un deposito di carburante nella regione di Rostov - a Proletarsk, a circa 200 chilometri dal confine ucraino - è in corso dal 18 agosto, secondo i media locali. Secondo le autorità locali, almeno 41 vigili del fuoco sono già rimasti feriti mentre combattevano l'incendio a Proletarsk.
"Giusti attacchi alle infrastrutture"
Dall'inizio del conflitto nel 2022, Kiev ha ripetutamente preso di mira gli impianti di petrolio e gas in Russia, alcuni situati a centinaia di chilometri dai suoi confini, in quelli che ha definito "giusti" attacchi alle sue infrastrutture energetiche.
Gli altri attacchi
Nella stessa regione di Rostov il 18 agosto un analogo attacco nel distretto di Proletarsky ha provocato un incendio in un altro deposito di carburanti, e a distanza di dieci giorni non vi è ancora conferma che le fiamme siano state domate. Sono 41 i vigili del fuoco rimati feriti nel tentativo di spegnere l'incendio. Intanto un altro tentativo di attaccare un deposito di carburanti è stato segnalato nella regione russa nord-orientale di Kirov, a quasi 1'500 chilometri dal confine ucraino. Secondo il governatore Alexander Sokolov, citato dall'agenzia Tass, non sono segnalati incendi né vittime.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che presenterà ai candidati alla presidenza degli Stati Uniti, la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump, oltre che al presidente in carica Joe Biden, un piano su come intende porre fine alla guerra con la Russia. Il capo dello Stato ucraino ne ha parlato alla conferenza stampa per celebrare il giorno dell'indipendenza dell'Ucraina, come riportano vari media ucraini. Il piano, ha affermato Zelensky, prevede misure sul fronte diplomatico ed economico, oltre all'incursione dell'Ucraina nella oblast (regione) di Kursk, che rientrava anch'essa in una strategia per convincere Mosca ad avviare colloqui di pace. Zelensky ha anche indicato che Kiev ha eseguito con successo il test del suo primo missile balistico di fabbricazione nazionale. "Forse è troppo presto per parlarne, ma voglio condividerlo con voi", ha affermato, come riporta il giornale in linea ucraino Ukrainska Pravda.
Il comandante delle forze armate ucraine Oleksandr Syrskyi ha annunciato che le forze di Kiev stanno ancora avanzando nella oblast (regione) russa di Kursk e finora controllano 1294 chilometri quadrati (km2). Syrskyi aggiunge che 594 soldati russi sono stati catturati durante l'incursione a Kursk, stando a quanto riportano media internazionali. "Continuiamo ad andare avanti. Finora sono stati presi sotto controllo 1294 chilometri quadrati e 100 insediamenti ", ha affermato il comandante in capo delle forze armate ucraine. Syrsky ha pure affermato che la Russia ha schierato 30'000 soldati in direzione di Kursk, riporta il giornale in linea ucraino Ukrainska Pravda che riprende l'intervento del generale al Forum dei capi delle istituzioni statali. "Uno degli obiettivi dell'operazione offensiva nella direzione di Kursk era proprio quello di deviare significative forze nemiche da altre direzioni. Prima di tutto, ciò riguarda Pokrovsky e Kurakhovsky. Il nemico lo capisce e concentra i suoi sforzi nella direzione Pokrovsky, dove la situazione è difficile".
Mosca denuncia coinvolgimento Usa
Il viceministro degli esteri russo Sergey Ryabkov ha definito "un fatto evidente" quello che secondo lui sarebbe il coinvolgimento degli Usa nell'organizzazione dell'offensiva ucraina, scrive l'agenzia di stampa ufficiale russa Tass. "Si stanno osservando le conseguenze pratiche di quella che non è un'accusa, ma un fatto evidente", ha detto Ryabkov. Gli Usa dal canto loro sostengono di non essere stati informati da Kiev dell'attacco.
Le forze ucraine stanno tentando di oltrepassare il confine di Stato per raggiungere la regione meridionale russa di Belgorod e i combattimenti sono in corso: lo riportano canali del servizio di messaggistica Telegram russi, ripresi dal quotidiano britannico The Guardian. Secondo quanto riportato dal canale Telegram di Mash, circa 500 soldati ucraini hanno attaccato due posti di blocco a Nekhoteyevka e Shebekino, a Belgorod, e in entrambe le aree erano in corso degli scontri.
Al confine con Kursk
Belgorod confina con la regione di Kursk, dove le truppe ucraine hanno conquistato il territorio russo dopo aver effettuato un'incursione lampo il 6 agosto. Ci sono "informazioni" secondo le quali forze ucraine stanno cercando di varcare il confine ed entrare nella regione russa di Belgorod, ha detto sul suo canale Telegram il governatore, Vyacheslav Gladkov, invitando la popolazione a "mantenere la calma e di fidarsi solo delle fonti di informazione ufficiali". "Secondo il ministero della difesa russo, la situazione alla frontiera resta difficile, ma controllabile e i nostri militari stanno portando avanti il lavoro pianificato", scrive Gladkov. Il governatore ha inoltre segnalato bombardamenti ucraini su tre insediamenti della regione di Belgorod, ma "secondo le prime informazioni non ci sarebbero state vittime".
Le autorità russe hanno sequestrato più di 100 milioni di dollari a Google per finanziare la propaganda a sostegno della guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Lo scrive il britannico Telegraph citando alcuni documenti giudiziari.
I fondi a sostegno della propaganda russa
I documenti depositati negli Stati Uniti hanno rivelato che le autorità giudiziarie hanno prelevato i fondi dai conti bancari russi del gigante della tecnologia nel 2022 facendo fallire la sua unità nel Paese. Secondo i documenti, i gestori fallimentari hanno consegnato i fondi ai canali televisivi russi, tra cui RT di proprietà statale e Tsargrad, un servizio di propaganda che si è impegnato a utilizzare i fondi per sostenere la guerra del Cremlino in Ucraina.
Il Cremlino aveva sequestrato i fondi dell'entità russa di Google
L'entità russa di Google ha dichiarato bancarotta nel 2022, affermando che il Cremlino aveva sequestrato i fondi, ma non era chiaro quanto fosse stato preso. I documenti depositati mostrano che le autorità giudiziarie russe si sono appropriate del conto bancario dell'azienda dopo che un tribunale di Mosca ha stabilito che avrebbe dovuto pagare i danni a Tsargrad TV, un canale di proprietà di Konstantin Malofeev, soprannominato "l'oligarca ortodosso" sanzionato dagli Stati Uniti per aver supportato l'invasione russa dell'Ucraina nel 2014.
Google ha intentato cause legali e deve risarcire
Google ha intentato cause legali contro RT, Tsargrad TV e una terza emittente, NFPT, presso i tribunali statunitensi e inglesi la scorsa settimana. Secondo i tribunali russi, Google dovrebbe pagare ai tre canali ingenti somme di denaro come risarcimento per averli rimossi da YouTube e cancellato i loro account Google. Attraverso le cause, Google sta cercando di impedire alle emittenti di rifarsi sui suoi beni in giurisdizioni straniere come Sudafrica, Turchia e Serbia.
Due giornalisti sono rimasti feriti e un terzo è ritenuto disperso in seguito ad un attacco lanciato la notte scorsa dalle forze russe contro un hotel a Kramatorsk, nell'Ucraina orientale: lo hanno reso noto le autorità regionali. "Le tre vittime sono giornalisti, cittadini dell'Ucraina, degli Stati Uniti e del Regno Unito", ha scritto su Telegram il capo della regione di Donetsk, Vadym Filashkin, aggiungendo che le operazioni di salvataggio sono in corso. Si ritiene che il giornalista dispeso si trovi sotto le macerie dell'edificio.
Le vittime
Filashkin ha affermato che l'attacco, ha è avvenuto "nel cuore della notte", aggiungendo che "è stato preso di mira un hotel in città: al momento si sa che due persone sono ferite e una è sotto le macerie". "Tutte e tre le vittime sono giornalisti, cittadini ucraini, statunitensi e britannici. Oltre all'hotel, è stato danneggiato anche un grattacielo nelle vicinanze", ha proseguito. "Le autorità, la polizia e i soccorritori stanno lavorando sulla scena. Le macerie sono state rimosse e le operazioni di soccorso sono in corso". Kramatorsk è l'ultima grande città del Donbass ancora sotto il controllo ucraino. Si trova a circa 20 chilometri dalla linea del fronte.La città contava circa 150.000 abitanti prima dell'invasione russa del febbraio 2022, ma da allora è stata oggetto di ripetuti attacchi.
Reuters: "Il disperso è dei nostri"
L'agenzia di stampa Reuters ha reso noto che il giornalista disperso in seguito al bombardamento di un hotel di Kramatorsk da parte della Russia è un membro del suo team in Ucraina. "Un membro della squadra Reuters che copriva la guerra in Ucraina è disperso e altri due sono stati ricoverati in ospedale dopo un attacco a un hotel nella città ucraina orientale di Kramatorsk", scrive l'agenzia sul suo sito, precisando che la sua troupe che alloggiava nell'Hotel Sapphire colpito era composta da sei persone.
L'Ucraina celebra il giorno dell'Indipendenza, dichiarata - ieri - 33 anni fa dal parlamento dell'allora Repubblica Sovietica, poi confermata col referendum del 1° dicembre successivo.
"La guerra è tornata in Russia"
Ieri, in pieno conflitto, mentre i missili russi ancora cadono e Kiev è impegnata in un'audace sortita nell'oblast di Kursk, il presidente Volodymyr Zelensky, nel rivolgersi ai suoi cittadini, ha rimarcato come, dopo aver scatenato la guerra, la guerra sia "tornata in Russia". "È così che reagisce l'indipendenza, con la rappresaglia, per i nostri civili, i nostri genitori, i nostri figli", ha dichiarato Zelensky.
La cerimonia simbolica
Il presidente polacco Andrzej Duda e la premier lituana Ingrida Simonyte sono stati poi accolti nella capitale ucraina nel corso di una cerimonia altamente simbolica poiché, oltre ad essere tra i più solidi alleati sin dal primo giorno dell'invasione decisa da Vladimir Putin, tutte e tre le nazioni erano di fatto riunite nella Confederazione Polacco-Lituana, fiorente centro politico ed economico dell'epoca moderna smembrato da Austria, Prussia e Russia nel corso del 1700.
Il punto sulla guerra
Non solo. Zelensky ha scelto questo giorno per rivelare che, per la prima volta, le forze armate hanno usato "con successo" contro i russi "una classe di armi completamente nuova", un "missile-drone chiamato Palianytsia" interamente fabbricato in Ucraina. In pratica, oltre il danno la beffa, dato che il Palianytsia è sì un tipo di pane cotto al forno, ma storicamente è una parola che viene fatta pronunciare alle sospette spie poiché difficile da pronunciare per i russi. Zelensky ha poi sottolineato che il nuovo missile-drone 'fatto in casa' è un modo per agire "mentre alcuni partner sono lenti nelle loro decisioni" e ha nuovamente invitato gli alleati a "revocare" le restrizioni sull'uso delle armi. Su X la vicepresidente Kamala Harris e candidata alla Casa Bianca, forte di una convention di successo che sembra aver resuscitato i Democratici, ha assicurato che gli Usa "continueranno essere a fianco all'Ucraina nella sua battaglia per la libertà dall'aggressione russa". Ma le congratulazioni sono arrivate anche dalla maggior parte degli altri alleati, Unione Europea e Nato in testa.
La cronaca dal fronte
La guerra, in tutto ciò, naturalmente non si ferma. A Kostyantynivka, nell'est, cinque persone sono morte e cinque sono rimaste ferite in seguito a un bombardamento dei russi mentre, dal canto suo, Kiev dice di aver distrutto un deposito di munizioni nell'oblast di Voronezh e minaccia di espandersi ulteriormente nel Kursk. Certo, nonostante i successi delle ultime settimane la situazione per l'Ucraina, specie nel Donbass, resta precaria e rischia di perdere l'hub strategico di Pokrovsk, nel Donetsk. Quale sia la sua strategia dunque non è del tutto chiara - va bene la zona cuscinetto per proteggere i civili ma appare riduttivo - tanto più che il presidente ha escluso di volersela giocare "come una carta per il dialogo". Zelensky sostiene di non poter parlare "apertamente" dell'operazione a Kursk ma uno degli obiettivi è senz'altro far quanti più prigionieri russi possibile per poi scambiarli con i propri detenuti al di là del confine. Un piano che evidentemente sta funzionando: in ben 115 sono tornati a casa nel giorno dell'Indipendenza, con colpo che è anche mediatico.
Putin, l'indice di gradimento è in calo
Ma forse c'è pure un'altra spiegazione all'operazione di Kursk, più sottile. La testata indipendente russa Meduza riferisce infatti che il sito web del Centro russo di ricerca sull'opinione pubblica rivela come l'indice di gradimento di Putin nella settimana dal 12 al 18 agosto sia sceso del 3,5% rispetto alla settimana precedente, raggiungendo il 73,6%. Sembra nulla ma, sempre secondo l'istituto demoscopico, si tratta di "un calo record" negli indicatori dall'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte delle truppe russe nel febbraio 2022.
"Qualcuno dice della zona cuscinetto" creata con l'offensiva a Kursk "che la giocheremo come una carta per il dialogo. Quale dialogo? Vi dirò io chi lo dice: è Putin. Non stiamo giocando nessuna carta". Lo ha detto Volodymyr Zelensky citato da Ukrinform. "Ci sono diversi risultati di questa operazione, ma non posso parlare di tutti", ha detto il presidente ucraino. "Innanzitutto, il fondo di scambio" dei prigionieri di guerra "è qualcosa di cui possiamo parlare apertamente e viene rifornito". Il secondo risultato "è l'interruzione dell'operazione russa nel nord con un attacco preventivo. Abbiamo adempiuto a questo compito".
"Il nonno malato della Piazza Rossa" non detterà agli ucraini le sue "linee rosse": lo ha detto in un videomessaggio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendosi al presidente russo Vladimir Putin, nel giorno del 33esimo anniversario della dichiarazione di indipendenza del Paese. Lo riporta RBC-Ucraina.
Il videomessaggio è stato registrato dalla regione di Sumy, vicino al fiume Psel a pochi chilometri dal confine con la Russia. "Novecentotredici giorni fa, anche attraverso la regione di Sumy, la Russia è entrata in guerra contro di noi. Ha violato non solo i confini sovrani, ma anche i limiti della crudeltà e del buon senso. Cercando infinitamente una cosa: distruggerci", ha affermato Zelensky. "E ciò che il nemico ha portato nella nostra terra ora è tornato a casa sua. E chi voleva trasformare la nostra terra in una zona cuscinetto dovrebbe riflettere affinché il Paese non diventi una federazione cuscinetto", ha proseguito.
"Anche il nostro nemico conoscerà la punizione ucraina"
Il capo dello Stato ha sottolineato che i russi devono sapere che prima o poi la risposta ucraina arriverà in ogni punto della Federazione Russa che rappresenta una minaccia per la vita dello Stato e del popolo ucraini. "A tutto il nostro popolo che preferirebbe non conoscere mai nella sua vita i nomi di questi luoghi maledetti: 'Savasleika', 'Olenya', 'Engels'. Ma, purtroppo, gli ucraini li conoscono. Pertanto, anche il nostro nemico saprà cos'è la punizione in stile ucraino", ha aggiunto. Zelensky ha poi sottolineato che la Russia non detterà le sue linee rosse agli ucraini, poiché l'Ucraina sceglie la propria strada. "Gli occhi sbiaditi dei loro capi percepiscono il mondo intero come una zona grigia. Ma noi non permetteremo che si trasformi in una zona grigia la terra dove di diritto dovrebbe esserci una bandiera blu e gialla. Non sarà il nonno malato della Piazza Rossa, che minaccia costantemente tutti con un bottone rosso, a dettarci le sue linee rosse. Solo l'Ucraina e gli ucraini stabiliranno da soli come vivere, quale strada seguire e quale scelta fare, perché è così che funziona l'indipendenza".
Centoquindici soldati russi catturati dalle forze ucraine durante la loro offensiva nella regione di confine di Kursk sono stati scambiati con altrettanti militari ucraini detenuti in Russia: lo ha annunciato oggi il ministero della difesa di Mosca. "Alla fine del processo negoziale, 115 militari russi catturati nella regione di Kursk sono stati restituiti dal territorio controllato dal regime di Kiev. In cambio sono stati consegnati 115 prigionieri di guerra delle forze armate ucraine", si legge in un comunicato. "Altri 115 dei nostri difensori sono tornati a casa oggi. Sono guerrieri della Guardia Nazionale, delle Forze Armate, della Marina e del Servizio di Guardia di Frontiera dello Stato. Ricordiamo tutti. Li stiamo cercando e stiamo facendo ogni sforzo per riportarli tutti indietro", ha scritto su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in merito allo scambio di prigionieri con la Russia. "Sono grato a ogni unità che rifornisce il nostro fondo di scambio" di prigionieri di guerra, "ciò aiuta a promuovere la liberazione del nostro personale militare e civile dalla prigionia russa. Ringrazio il nostro team e i nostri partner, gli Emirati Arabi Uniti, per aver riportato a casa la nostra gente", ha concluso, pubblicando alcune immagini del ritorno dei prigionieri ucraini.
"Oggi l'Ucraina celebra il suo Giorno dell'Indipendenza. Sono passati più di 900 giorni dall'invasione su larga scala della Russia: finché le armi russe non taceranno, noi non taceremo". Lo si legge sull'account X ufficiale della NATO con la chiave #MakeNoiseForUkraine.
Marie-Doha Besancenot, Assistente del Segretario generale per la diplomazia pubblica, aggiunge: "Il 24 agosto ricorre la Giornata dell'Indipendenza dell'Ucraina, che tuttavia sta ancora combattendo, a due anni e mezzo dall'invasione su larga scala da parte della Russia. Oggi, mentre celebriamo la resilienza e il coraggio del popolo ucraino, facciamo rumore per l'Ucraina".
Le forze russe hanno attaccato ieri la regione ucraina di Zaporizhzhia, nel sud-est del Paese, con 132 droni, almeno quattro missili e oltre 160 colpi di artiglieria: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Ivan Fedorov. "Durante il giorno gli occupanti hanno colpito 306 volte nove insediamenti della regione di Zaporizhzhia" si legge nel messaggio. "Le truppe russe hanno effettuato sei attacchi aerei su Orikhov, Novoandriivka, Malia Tokmachka e Levadny".
Inoltre, "132 droni di vario tipo hanno attaccato Bilenka, Gulyaipole, Novoandriivka, Robotyna, Mala Tokmachka, Levadna e Malynyvka. Quattro attacchi missilistici antiaerei hanno preso di mira Gulyaipole e Robotyne e 164 colpi di artiglieria sono stati sparati sui territori di Bilenkoy, Gulyaipol, Orikhov, Preobrazhenka, Novoandriivka, Robotyny, Mala Tokmachka, Malynyvka e Levadny".
Nel complesso, hanno subito danni 17 tra edifici residenziali e infrastrutture, ma non sono stati segnalati feriti o vittime.
Le autorità russe hanno dichiarato questa mattina lo stato di emergenza in un distretto della regione di Voronezh, che durante la notte è stato preso di mira da droni ucraini. Lo ha reso noto il governatore della regione, Alexander Gusev, aggiungendo che in seguito ad un incendio sono state evacuate circa 200 persone. Secondo alcuni media è stato colpito un deposito di munizioni, stando a quanto riporta la Tass.
"Evacuate 200 persone"
"Lo stato di emergenza è stato introdotto nel territorio di tre insediamenti per rispondere alle conseguenze di incendi e detonazioni di oggetti esplosivi nel distretto di Ostrogozhsky" si legge in un comunicato pubblicato su Telegram. "Sono stati evacuati un villaggio e un'associazione di giardinieri, per un totale di circa 200 persone. È stato aperto un rifugio di emergenza, ma quasi tutte le persone sono state ospitate da parenti". Gusev ha spiegato che detriti di un drone colpito dalle difese aeree russe "hanno causato un incendio che ha portato alla detonazione di oggetti esplosivi. Non sono state segnalate altre vittime o danni a strutture civili". Il governatore non ha precisato cosa abbiano colpito i detriti del drone, ma secondo canali Telegram russi si tratta di un deposito di munizioni.
Il ministero della difesa russo ha reso noto che nella notte sono stati abbattuti cinque droni ucraini sul territorio della regione di Voronezh.
Le forze russe hanno impedito un'incursione di "sabotatori" ucraini nella regione russa di Bryansk, al confine con l'Ucraina. Lo ha dichiarato il governatore dell'oblast russo, Alexander Bogomaz, citato da Ria Novosti. "Il 21 agosto, nel distretto di Klimovsky, nella regione di Bryansk, è stato fermato un tentativo di penetrazione ucraina nel territorio della Federazione Russa. Durante la battaglia, un tentativo di sfondamento è stato impedito dalle forze dell'Fsb e unità delle forze armate russe", ha detto sul canale Telegram, aggiungendo che la situazione si è ormai stabilizzata ed è sotto controllo.
Oggi, 21 agosto 2024, il Consiglio federale ha deciso di aderire a ulteriori misure del 14° pacchetto di sanzioni dell’UE nei confronti della Russia. Le modifiche dell’ordinanza corrispondente entrano in vigore il 27 agosto 2024. Il 9 luglio 2024 erano già state aggiunte alla lista delle sanzioni svizzere 69 persone fisiche e 47 organizzazioni.
14esimo pacchetto
In risposta al protrarsi dell'aggressione militare e alle continue azioni destabilizzanti della Russia che minano l'integrità territoriale, la sovranità e la sicurezza dell'Ucraina, il 24 giugno 2024 l'UE ha adottato nuove misure contro la Russia nell'ambito del 14° pacchetto di sanzioni. Come da sua competenza, il 9 luglio 2024 il DEFR ha inserito nella lista delle sanzioni altre 69 persone fisiche e 47 tra imprese e organizzazioni.
Riunione odierna del CF
Nella riunione del 21 agosto 2024 il Consiglio federale ha deciso di aderire a ulteriori misure del 14° pacchetto di sanzioni dell'UE nei confronti della Russia. Si tratta in particolare di una precisazione dei divieti riguardanti i diamanti russi, divieti che vengono armonizzati a livello internazionale. L'attuazione efficace di tali sanzioni e il coordinamento internazionale sono di grande importanza per il Consiglio federale. Inoltre, sono stati prorogati i termini per la concessione di deroghe al fine di consentire il ritiro di investimenti dalla Russia. L'obiettivo è garantire che le aziende svizzere possano porre legalmente fine alle loro attività commerciali in Russia. Le modifiche dell'ordinanza corrispondente entrano in vigore il 27 agosto 2024. Il 14° pacchetto di sanzioni adottato dall'UE il 24 giugno 2024 prevede una serie di misure aggiuntive che al momento sono oggetto di un esame approfondito. Dopo la comunicazione da parte del capo del DEFR nella riunione del 21 agosto 2024 il Consiglio federale si occuperà a breve di tali misure.
Le autorità stanno pianificando di evacuare un totale di 45.000 residenti dalla regione di Sumy, rendono noto i media di Kiev citando il ministro degli Interni ucraino Ihor Klymenko. L'oblast confina con quello russo di Kursk, teatro dell'offensiva ucraina. "Da un lato abbiamo allontanato il nemico dal confine, ma sta ancora cercando di reagire", ha detto Klymenko.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivendicato il controllo da parte delle sue truppe di oltre 1250 km quadrati e 92 località nella regione russa di Kursk, dove sono entrate il 6 agosto scorso. In un discorso davanti agli ambasciatori ucraini a Kiev, pubblicato sul suo profilo X (ex Twitter), il leader ucraino ha inoltre rilanciato l'appello agli alleati a dare il via libera all'uso di armi a lunga gittata per fermare l'avanzata russa nell'est.
Un bombardiere russo Su-34 ha lanciato un attacco notturno con bombe plananti contro forze ucraine corazzate nella regione del Kursk. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo. "L'attacco contro gli obiettivi del nemico - si legge nellla dichiarazione - è stato lanciato con bombe aeree potenziate". Dopo aver ricevuto una conferma basata che gli obiettivi erano stati distrutti, "gli equipaggi sono tornati alla base ", ha affermato. L'esercito ucraino ha lanciato un massiccio attacco alla regione di confine di Kursk lo scorso 6 agosto.
Il vertice di Doha per negoziare - in maniera indiretta attraverso il Qatar - un accordo tra Mosca e Kiev che fermi gli attacchi alle infrastrutture energetiche da entrambe le parti, è stato posticipato "a causa della situazione in Medio Oriente", ma si svolgerà in formato videoconferenza il 22 agosto, dopodiché Kiev si consulterà con i suoi partner sull'attuazione di quanto discusso.
I russi si sono ritirati dall'iniziativa
Lo ha riferito l'ufficio della presidenza ucraina al Washington Post in relazione alle rivelazioni del giornale sul summit in preparazione in Qatar. Il Washington Post ha scritto che l'attacco ucraino nel Kursk ha per il momento fatto ritirare i russi dall'iniziativa, che prevedeva l'invio di delegazioni a Doha, dove avrebbero avuto colloqui indiretti.
Ucraina e Russia avrebbero dovuto inviare delegazioni a Doha verso la fine di agosto per negoziare un accordo storico che fermasse gli attacchi alle infrastrutture energetiche ed elettriche da entrambe le parti, ma l'offensiva ucraina nel Kursk ha fatto saltare questa iniziativa. Lo hanno affermato al Washington Post diplomatici e funzionari a conoscenza delle discussioni. La speranza era che i negoziati potessero portare a un accordo più completo per porre fine alla guerra, secondo i funzionari che hanno parlato in condizione di anonimato.
Molti tentativi falliti
Funzionari ucraini e russi non si sono incontrati faccia a faccia per colloqui dai primi mesi di guerra, quando le delegazioni di entrambe le parti si sono riunite per colloqui segreti a Istanbul. Quelle negoziazioni alla fine sono fallite. In seguito, le due parti hanno concordato un accordo sui cereali che ha portato la Russia a revocare temporaneamente un blocco navale, consentendo all'Ucraina di trasferire il grano attraverso il Mar Nero. Anche questo è saltato mesi dopo quando la Russia si è ritirata dall'accordo. Altri tentativi di stabilire corridoi umanitari sono in gran parte falliti.
L'attacco ucraino ha cambiato i piani
Un diplomatico informato sui colloqui ha affermato che i funzionari russi hanno rinviato il loro incontro con i funzionari del Qatar dopo l'incursione dell'Ucraina nella Russia occidentale. La delegazione di Mosca l'ha descritta come "un'escalation", ha detto il diplomatico, aggiungendo che Kiev non ha avvisato Doha della sua offensiva transfrontaliera.
Alcuni giorni fa, intorno al 12 agosto, alcune centinaia di soldati ucraini hanno tentato di penetrare nel territorio russo di Belgorod con alcuni blindati. Mentre le truppe di Kiev avanzavano da giorni nella regione di Kursk, a Belgorod hanno trovato una "resistenza accanita" da parte delle forze russe, che, a contrariamente a Kursk, erano "preparate" a respingere le truppe ucraine. Lo riferisce il Washington Post, che cita soldati ucraini in un reportage ripreso oggi anche da alcuni media ucraini, fra cui l'Ukrainska Pravda.
Silenzio da entrambe le parti
Un episodio sul quale finora hanno mantenuto il silenzio sia Mosca, che aveva solo reso noto di aver inviato delle truppe di rinforzo nell'oblast di Belgorod e ivi dichiarato lo stato d'emergenza per i "bombardamenti ucraini", sia Kiev.
La testimonianza
Tre soldati ucraini, incluso un ufficiale, raccontano come, dopo mesi in cui erano dislocati sul confine, sono stati inviati quattro giorni fa in Russia. Il 24enne Hacker, che vuole essere identificato solo con il nome di battaglia, secondo le regole militari ucraine, riferisce che "avevano attraversato il confine in pieno giorno con una formazione di veicoli blindati". Mentre si preparavano a passare il confine a Kolotilovka, dove c'era stato in precedenza uno scambio di prigionieri di guerra, Hacker ricorda di aver pensato che fosse una mossa un po' "folle". Le truppe russe nel Belgorod erano preparate al loro arrivo, in contrasto con le rapide avanzate delle unità ucraine attraverso (la regione di) Kursk. "Benché alcuni russi si fossero ritirati, la zona era fortificata, con 'denti di drago', barriere anticarro e fitti campi minati" - racconta il soldato 'Hacker' al Washington Post. Gli ucraini sono finiti quasi subito sotto un intenso fuoco di artiglieria, droni e bombe d'aereo. Gli ucraini sono avanzati per circa 10 km, conquistando posizioni abbandonate dai russi, ma i combattimenti sono rimasti intensi. "Tutti i nostri soldati sono stati feriti il giorno in cui siamo arrivati", racconta Hacker. Il gruppo di militari di Kiev è rimasto trincerato, sotto intenso fuoco russo, finché non sono stati prelevati da mezzi blindati all'alba di giovedì (15 agosto) e riportarli in Ucraina. Alcuni dei soldati erano feriti gravemente e altri sono deceduti. Hacker ha confessato di aver temuto di morire: "non conoscevamo il loro territorio".
Mosca asserisce che per distruggere il ponte sul fiume Seim, nella regione russa di Kursk invasa dalle truppe ucraine, gli ucraini abbiano utilizzato sistemi missilistici di fabbricazione Usa. Lo ha dichiarato sul suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova.
"Missili di fabbricazione occidentale"
"Per la prima volta, la regione di Kursk è stata colpita da sistemi missilistici di fabbricazione occidentale, probabilmente Himars americani. L'effetto è stato la distruzione completa del ponte e i volontari che stavano assistendo l'evacuazione della popolazione civile sono stati uccisi", scrive Zakharova, ripresa poi dal Guardian.
L'azione ucraina
Le forze ucraine hanno distrutto un ponte sul fiume Seim nel distretto di Glushkovsky della regione russa di Kursk. Lo ha detto alla Tass un rappresentante regionale di polizia. "Confermiamo le segnalazioni secondo cui il nemico ha colpito un ponte sul Seim. L'evacuazione via terra da una parte del distretto di Glushkovsky è interrotta", ha aggiunto. In seguito, anche il governatore ad interim della regione di Kursk Alexey Smirnov ha confermato che un ponte sul fiume Seim è stato distrutto da un attacco ucraino.
Kiev ha oggi rivendicato ulteriori progressi militari nella oblast (regione) russa di Kursk, al nono giorno della sua offensiva. Da parte sua, l'esercito russo ha sostenuto di aver ripreso un villaggio e di averne occupato un altro nell'Ucraina orientale.
L'attacco dell'Ucraina
Le forze ucraine hanno attaccato questa regione di confine il 6 agosto, conquistando diverse decine di località in quella che è la più grande operazione militare straniera su suolo russo dalla Seconda Guerra mondiale. Il comandante dell'esercito ucraino Oleksandr Syrsky ha rivendicato un'avanzata di 35 chilometri in profondità e il controllo totale di 1150 chilometri quadrati e 82 località, otto in più rispetto all'altro ieri.
Cittadina russa "liberata"
Il presidente Volodymyr Zelensky dal canto suo ha annunciato che le sue forze hanno completamente "liberato" la cittadina russa di Sudzha, località di 5500 abitanti situata a circa dieci chilometri dal confine che rappresenta la principale vittoria delle forze ucraine in questa offensiva.
"Stiamo facendo ulteriori progressi nella regione (russa, ndr) di Kursk. Da uno a due chilometri in diverse aree dall'inizio della giornata. E più di 100 militari russi catturati nello stesso periodo": lo scrive sul servizio di messaggistica Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
"L'Ucraina ha come minimo sospeso a lungo termine il percorso relativo ai negoziati di pace", ha dichiarato l'ambasciatore russo con incarichi speciali, Rodion Miroshnik, commentando l'incursione delle truppe ucraine nella regione russa di Kursk. Lo riporta l'agenzia di stampa ufficiale russa Tass.
Lo stato di emergenza è stato dichiarato oggi nella regione russa di Belgorod. "La situazione rimane estremamente difficile e tesa a causa dei bombardamenti delle forze armate ucraine. Le case sono state distrutte, tra i civili ci sono morti e feriti", ha scritto stamattina su Telegram il governatore Vyacheslav Gladkov annunciando che viene "stabilito lo stato d'emergenza a livello regionale". Gladkov ha spiegato che il provvedimento viene preso "per garantire una maggiore protezione della popolazione e fornire ulteriore sostegno alle vittime".
Abbattuti droni ucraini
Le autorità delle regioni di Kursk, Voronezh e Bryansk hanno riferito che droni provenienti dall'Ucraina sono stati abbattuti stanotte dalle difese aeree russa. Dal 6 agosto l'Ucraina sta conducendo una grande offensiva nell'oblast di Kursk, rivendicando la conquista di più di 1.000 km quadrati di territorio russo. Le autorità di Mosca hanno riconosciuto la perdita di 28 località. Secondo il think tank americano Istituto per lo studio della guerra (Isw), le truppe di Kiev sono avanzate di 800 km quadrati della regione di Kursk mentre dal 1 gennaio 2024 quelle di Mosca sono penetrate di 1.360 km quadrati nel territorio ucraino.
L'agenzia per i diritti umani delle Nazioni Unite è preoccupata per il possibile impatto sui civili dei recenti sviluppi militari nella guerra tra Russia e Ucraina. Lo riporta il Guardian. "Ovunque si verifichino operazioni militari da entrambe le parti, la protezione dei civili in conformità con il diritto umanitario internazionale deve essere la massima priorità", ha affermato la portavoce dell'agenzia in un briefing, aggiungendo che l'Onu ha ricevuto resoconti non verificati di quattro civili uccisi, più un corrispondente di guerra e una paramedica feriti. Non è stata in grado di stabilire in quali circostanze si siano verificati questi episodi.
Altri 2.000 civili hanno lasciato nelle ultime 24 ore le aree dei combattimenti in corso nella regione russa di Kursk, dove dal 6 agosto è in corso un'incursione delle forze ucraine. Lo ha detto Artyom Sharov, del ministero delle Emergenze russo. Ieri il governatore della regione, Alexei Smirnov, aveva detto che dall'inizio dell'operazione erano circa 121.000 gli evacuati.
Le Forze armate ucraine stanno raggiungendo i loro rispettivi obiettivi nella regione (russa, ndr) di Kursk e continueranno ad agire nella misura necessaria per la sicurezza e la difesa dell'Ucraina: lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri ucraino Heorhii Tyhiy, come riporta RBC-Ucraina. L'operazione, ha aggiunto, "impedisce alla Russia di trasferire ulteriori unità nella regione (ucraina, ndr) di Donetsk e complica la sua logistica militare". Tyhiy ha quindi sottolineato che l'Ucraina non cerca di impadronirsi di territori stranieri: Kiev non è interessata a conquistare il territorio della regione di Kursk, "gli obiettivi delle Forze armate dell'Ucraina sono solo le strutture militari e contingenti militari" russi. "È stata la Russia a portare la guerra in Ucraina ed è giusto che ora questa guerra ritorni in territorio russo - ha aggiunto -. Quanto prima la Russia accetterà di ristabilire una pace equa, tanto prima cesseranno le incursioni ucraine sul territorio russo".
L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) afferma di non essere al momento in grado di "trarre conclusioni definitive" sulle cause dell'incendio di due giorni fa alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. L'Aiea specifica tuttavia come sia "improbabile" che il rogo possa essere partito "dalla base della torre di raffreddamento", aggiungendo di non aver trovato "resti di pneumatici o di droni" durante il suo sopralluogo di ieri alla struttura.
Danno concentrato all'interno
In un comunicato pubblicato sul suo sito internet, l'Aiea spiega che "a seguito della richiesta di valutare immediatamente l'impatto dell'incendio" i suoi esperti hanno avuto ieri mattina "accesso all'area". Durante la visita della squadra alla torre di raffreddamento "è stato stabilito che il danno era molto probabilmente concentrato all'interno" della struttura, con aree bruciate nelle apparecchiature "più in alto". Il direttore il direttore generale dell'Aiea, Rafael Mariano Grossi, specifica che "per motivi di sicurezza" ai suoi esperti "non è stato consentito l'accesso" a due luoghi specifici interessati dall'incendio e che un ulteriore sopraluogo verrà richiesto nelle prossime ore.
Sicurezza non compromessa
L'Agenzia internazionale per l'energia atomica ribadisce che "la sicurezza nucleare dell'impianto non è stata compromessa, poiché le torri di raffreddamento non sono attualmente in funzione non essendo necessarie come parte del meccanismo di raffreddamento dei reattori, che sono tutti in uno stato di spegnimento a freddo". L'Aiea sottolinea infine che "non è presente materiale radioattivo nell'area delle torri, che si trova a circa 1,5 chilometri dai reattori della centrale. Ieri la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha accusato l'Ucraina di "terrorismo nucleare" per l'incendio a Zaporizhzhia, che secondo Mosca è stato provocato da un bombardamento delle forze di Kiev. Il Cremlino ha quindi chiesto all'Aiea di "indicare il responsabile del bombardamento". Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato gli "occupanti russi" di avere appiccato l'incendio nella centrale.
"Continuiamo a condurre operazioni offensive nella regione di Kursk. Attualmente controlliamo circa 1'000 chilometri quadrati del territorio della Federazione Russa". Lo ha detto il capo delle forze armate ucraine Oleksandr Syrsky durante una riunione con Volodymyr Zelensky. Quest'ultimo scrive su X: "Siamo grati a tutti i soldati e comandanti per la loro resilienza e le loro azioni decisive. Tra le altre cose, abbiamo incaricato il ministro degli Interni, altri funzionari governativi e il servizio di sicurezza dell'Ucraina di preparare un piano umanitario per l'area delle operazioni".
Le operazioni russe
Dal canto loro, le forze armate russe hanno accelerato il ritmo della loro offensiva nella regione ucraina orientale di Donetsk, ha affermato il ministero della Difesa, annunciando che oggi le truppe di Mosca hanno conquistato il villaggio di Lisichnoye. La scorsa settimana, sono stati conquistati altri due insediamenti, aggiunge il ministero: quelli di Timofeyevka e e di Veseloye. Intanto, gli Stati Uniti si dicono "pronti a rispondere" se l'Iran "andrà avanti nel suo piano di consegnare centinaia di missili balistici alla Russia". Lo ha detto il vice portavoce del dipartimento di Stato Vedant Patel esprimendo "la profonda preoccupazione" di Washington per le notizie in questo senso.
Il ministro degli esteri Ignazio Cassis e il suo omologo italiano e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani, hanno firmato oggi una dichiarazione congiunta sull'Ucraina a margine del Festival del Cinema di Locarno che oggi celebra "la Giornata della diplomazia". In essa i due firmatari esprimono la loro "profonda preoccupazione" per la "continua aggressione" della Russia contro l'Ucraina. "La dichiarazione intende sottolineare l'impegno comune dei due Paesi per la pace", ha dichiarato Tajani ai media a Locarno. Non è un caso che l'Italia e la Svizzera abbiano firmato la dichiarazione proprio oggi, giorno del 75° anniversario dell'adozione delle Convenzioni di Ginevra, ha spiegato Cassis, sottolineando che la Giornata della diplomazia offre una piattaforma per riflettere sulle relazioni diplomatiche.
Il conflitto "ha già causato gravissime conseguenze sociali ed umanitarie, nonché danni permanenti alle infrastrutture civili. Dalla Conferenza internazionale sulla pace in Ucraina svoltasi sul Bürgenstock lo scorso 16 giugno è giunto un forte appello alle parti coinvolte affinché venga garantita la sicurezza nucleare, messa a forte rischio dalle operazioni militari in corso, oltre che la sicurezza alimentare, e si proceda senza indugio alla liberazione di tutti i prigionieri di guerra, oltre che dei minori e civili ucraini deportati", si legge in una dichiarazione.
"La Russia va inclusa nelle discussioni"
L'Italia "si appresta ad ospitare la Conferenza Internazionale per la ricostruzione in Ucraina nel 2025, la quarta di una serie iniziata proprio in Ticino - a Lugano - e proseguita a Londra e Berlino. L'Italia assume questo impegno essenziale per la fase post-conflittuale e per dare una speranza di futuro al Paese". "I due ministri hanno concordato di rimanere in contatto al fine di cooperare per creare le migliori condizioni per un secondo Vertice sulla pace che veda la partecipazione delle parti inclusa la Russia e di tutti gli attori globali interessati". Italia e Svizzera, per arrivare a una pace giusta "invitano tutti gli attori internazionali interessati a non lesinare gli sforzi per giungere ad una piattaforma negoziale condivisa, basata sul rispetto del diritto internazionale e sui principi di integrità territoriale ed indipendenza degli Stati, sanciti nella Carta delle Nazioni Unite, considerando anche le proposte sinora da più parti avanzate per porre termine al conflitto", si aggiunge nella nota.
"Un'accoglienza amichevole in Ticino"
I due ministri hanno discusso anche delle relazioni bilaterali fra i due Paesi e dell'attualità internazionale sulle Isole di Brissago. Hanno inoltre parlato di approvvigionamento energetico, della questione dei rifugiati e del programma di ricerca Orizzonte Europa. Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri ha inoltre informato il suo omologo sui negoziati in corso con l'Unione europea e ribadito l'obiettivo del Consiglio federale di stabilizzare e sviluppare la via bilaterale con Bruxelles. Tajani si è detto molto soddisfatto dei colloqui avuti. L'accoglienza in Ticino non è stata formale, ma amichevole, ha detto ringraziando anche Christian Vitta, presidente del Governo cantonale ticinese, con cui ha discusso sinergie nell'ambito della collaborazione transfrontaliera.
Sono ventotto le località della regione di Kursk cadute nelle mani delle forze ucraine, che sono avanzate fino ad una profondità di 12 chilometri in territorio russo su un fronte largo 40 chilometri. Lo ha detto il governatore russo, citato dall'agenzia Tass. Nel frattempo sono 121'000 i civili che hanno dovuto lasciare le zone dei combattimenti nella regione in seguito all'avanzata delle truppe ucraine. Lo ha detto il governatore, Alexei Smirnov, in un incontro con il presidente Vladimir Putin. Il governatore, citato dall'agenzia Ria Novosti, ha aggiunto che 12 civili sono stati uccisi e 121 feriti, di cui 10 bambini. Dal canto suo, il presidente russo Vladimir Putin ha escluso che la Russia possa avere negoziati di pace con l'Ucraina nell'attuale situazione. "Di cosa possiamo parlare con gente che colpisce indiscriminatamente i civili e cerca di minacciare le centrali nucleari?", ha affermato Putin, citato dalla Tass. L'Occidente muove guerra alla Russia "per mano ucraina", ha aggiunto il presidente russo in merito all'offensiva di Kiev nella regione di Kursk. Gli obiettivi di Kiev, ha proseguito Putin, sono guadagnare migliori posizioni in vista di futuri negoziati e "scuotere la situazione politica interna" in Russia.
"L'Ucraina riceverà una degna risposta"
L'Ucraina riceverà "una degna risposta" per la sua invasione del territorio russo e Mosca raggiungerà "tutti gli obiettivi" che si è posta, ha sottolineato il presidente russo, citato dall'agenzia Ria Novosti. Intanto, Alexei Smirnov, il governatore della regione russa di Kursk, ha accusato le forze ucraine di avere usato armi chimiche nella loro avanzata. Parlando in videoconferenza in un incontro con il presidente Putin, Smirnov ha affermato che alcuni "agenti di polizia e il capo di una comunità rurale sono rimasti intossicati" quando sono stati colpiti oggi nel distretto di Belovo dal fuoco dell'artiglieria ucraina, che ha usato appunto "armi chimiche". Lo riporta la Tass.
Le forze russe stanno avanzando lungo tutta la linea di contatto con quelle ucraine, secondo quanto affermato dal presidente Vladimir Putin, citato dall'agenzia Interfax. Il principale compito ora per il ministero della Difesa è respingere le forze ucraine fuori dal territorio russo, ha aggiunto. In dichiarazioni riportate dalla Tass, il presidente russo ha inoltre sostenuto che l'Ucraina ha attaccato il territorio russo "con l'aiuto dell'Occidente" con lo scopo di migliorare la sua posizione in vista di futuri negoziati.
Sarà un team di istruttrici locali donne, insieme a sedici cani Malinois belgi dal fiuto infallibile per rilevare mine e ordigni inesplosi, a guidare una missione di bonifica in Ucraina. Lo annuncia la delegazione Ue a Kiev dando il via a una nuova iniziativa umanitaria che si avvale di un contributo finanziario europeo da 2 milioni di euro. Dopo un corso intensivo di cinque mesi in Cambogia, le otto istruttrici ucraine sono tornate in patria con i loro Malinois pronti a diventare i primi cani antimina ad operare in Ucraina dall'inizio della guerra di aggressione russa. Gli oblast di Mykolaiv, Kherson e Kharkiv saranno le prime zone a beneficiare del loro intervento di bonifica. Molte delle istruttrici in precedenza avevano studiato addestramento cinofilo all'Università nazionale agraria di Sumy e sono state istruite anche allo sminamento manuale.
L'equivalente di circa 2,1 miliardi di euro in contanti (in dollari ed euro) sono stati spediti in Russia da quando gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno vietato l'esportazione delle loro banconote nel Paese nel marzo 2022 a seguito dell'invasione dell'Ucraina: è quanto emerge dai dati doganali visti in esclusiva dall'agenzia di stampa Reuters. Si tratta di dati inediti che dimostrano come la Russia sia riuscita ad aggirare le sanzioni che bloccano le importazioni di contanti, osserva la Reuters sul suo sito, aggiungendo che essi suggeriscono come i dollari e gli euro rimangano valute utilizzate per il commercio e i viaggi, nonostante Mosca si sforzi di ridurre la sua esposizione alle valute forti.
Dati doganali
I dati doganali, ottenuti da un fornitore commerciale che registra e compila queste informazioni, mostrano che il contante è stato trasportato in Russia da Paesi come gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia, che non hanno imposto restrizioni al commercio con la Russia. Il Paese di origine di oltre la metà del totale non era indicato nei documenti, precisa l'agenzia. Lo scorso dicembre il governo statunitense ha minacciato sanzioni per le istituzioni finanziarie che aiutano la Russia a eludere le sanzioni e ha imposto sanzioni a società di Paesi terzi per tutto il 2023 e il 2024.
La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha accusato l'Ucraina di "terrorismo nucleare" per un incendio avvenuto ieri nelle torri di raffreddamento della centrale di Zaporizhzhia, che secondo la Russia è stato provocato da un bombardamento delle forze di Kiev. Mosca ha detto che chiederà all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) di "indicare il responsabile del bombardamento", perché "un ulteriore silenzio su questo argomento non farà altro che esagerare il senso di impunità di Kiev".
Aiea alla centrale
Esperti dell'Aiea sono presenti nella centrale nucleare. Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha accusato gli "occupanti russi" di avere appiccato l'incendio. La centrale di Zaporizhzhia, controllata dai russi, è situata a Energodar, sul bacino di Kakhovka sul fiume Dnipro, circa 80 chilometri a sud-ovest della città di Zaporizhzhia, capoluogo dell'omonima regione, sotto controllo ucraino. La Russia ha più volte accusato le forze di Kiev di bombardare l'area intorno alla centrale, ma secondo la direttrice delle comunicazioni dell'impianto, Evgenia Yashina, quella di ieri è stata "una minaccia senza precedenti alla sicurezza nucleare". Secondo l'Aiea e le autorità russe locali non vi è stato comunque alcun rischio di esplosione, perché i sei reattori dell'impianto sono in fase di spegnimento a freddo.
Le "probabili cause" dell'incendio scoppiato ieri nella torre di raffreddamento numero uno della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia sono "la negligenza degli occupanti russi" o un atto "deliberato da parte degli orchi": lo scrive su Telegram l'agenzia ucraina per l'energia atomica Energoatom. Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva affermato che l'incendio era stato "appiccato dagli occupanti russi". Energoatom ha confermato questa mattina che "il livello di radiazioni nell'impianto rientra nella norma e non vi è alcuna minaccia di inquinamento da radiazioni per la popolazione". Tuttavia, ha aggiunto, "l'uso della centrale nucleare da parte dei russi come base militare espone il mondo intero alla minaccia di un disastro nell'impianto nucleare. Solo la liberazione della Znpp (la centrale nucleare di Zaporizhzhia, ndr) e il suo trasferimento all'unico operatore legittimo, Energoatom, possono garantire la prevenzione di un incidente nucleare e di radiazioni e assicurare un funzionamento affidabile e sicuro".
Tanta paura, ma per il momento nessun fuga radioattiva. Un incendio è scoppiato ieri sera nella torre di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina, che è sotto il controllo delle forze russe. Le autorità di Kiev e di Mosca si accusano a vicenda su chi abbia causato il rogo. Il primo a lanciare l'allarme è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che su X ha puntato il dito direttamente contro le forze capitanate da Mosca. "Gli occupanti russi hanno appiccato un incendio sul sito della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Attualmente, i livelli di radiazione sono nella norma".
Aiea: "Nessun impatto per la sicurezza nucleare"
"Gli esperti dell'Aiea", l'Agenzia internazionale per l'energia atomica "hanno osservato un forte fumo scuro provenire dall'area settentrionale dello centrale nucleare di Zaporizhzhia (Znpp)" in Ucraina "in seguito a molteplici esplosioni udite in serata". Lo rende noto la stessa agenzia su X. "Il team è stato informato dalla centrale di un presunto attacco di droni oggi su una delle torri di raffreddamento situate nel sito. Non è stato segnalato alcun impatto per la sicurezza nucleare", prosegue l'Aiea.
Zelensky accusa Putin
Il leader ucraino ha poi sottolineato che "finché i terroristi russi manterranno il controllo sulla centrale nucleare, la situazione non è e non può essere considerata normale". Zelensky ha accusato direttamente il capo del Cremlino di voler usare la centrale di Zaporizhzhia "solo per ricattare l'Ucraina, l'intera Europa e il mondo". Ora "stiamo aspettando che il mondo reagisca, che l'Aiea reagisca", ha chiosato. Da parte sua il governatore filorusso Yevegny Balitsky ha precisato che non è stato rilevato alcun cambiamento nei livelli di radiazioni intorno all'impianto. Anche per l'amministratore militare ucraino del distretto di Nikopol Yevhen Yevtushenko - scrive l'Ukrainska Pravda -, l'impianto funziona normalmente, ma si dice convinto che dietro l'incendio ci sia probabilmente la mano dei russi che avrebbero dato fuoco ad un gran numero di pneumatici di automobili nelle torri di raffreddamento, forse per "provocazione o per creare panico negli insediamenti sulla riva destra". La centrale di Zaporizhzhia si trova sulla riva sinistra del Dnepr vicino alla città di Energodar. È la più grande centrale nucleare d'Europa in termini di numero di unità e capacità installata: è composta da sei reattori ad acqua pressurizzata costruiti nel periodo compreso fra il 1984 e il 1995, con una capacità elettrica lorda di 1.000 MegaWatt ciascuna (VVER-1000), progettati per una vita operativa di 30 anni. Nell'ottobre 2022 la centrale nucleare è stata occupata e ora è sotto il controllo della Federazione Russa.
Per i russi sono stati gli ucraini
L'azienda per l'energia nucleare russa Rosatom afferma che una torre di raffreddamento della centrale ucraina di Zaporizhzhia ha subito "gravi danni". "Due attacchi da parte di droni militari" delle forze di Kiev "sono stati sferrati" ieri sera "su una delle due torri di raffreddamento provocando un incendio all'interno dell'impianto, spento dalle unità di emergenza", si legge in un comunicato citato dall'agenzia di stampa russa Tass. "Tuttavia l'interno della torre di raffreddamento ha subito gravi danni: il pericolo di un possibile crollo della struttura sarà valutato dagli specialisti quando la situazione lo consentirà", aggiunge Rosatom. Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi, ha assicurato da parte sua che "non vi è alcun impatto sulla sicurezza nucleare" dopo quanto accaduto nella centrale di Zaporizhzhia. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l'incendio nell'impianto sarebbe stato appiccato dagli "occupanti russi".
Gli Stati Uniti invieranno un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 125 milioni di dollari. Lo ha annunciato il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, sottolineando che si tratta della 63esima tranche di aiuti a Kiev da parte di Washington. Nel pacchetto saranno contenuti missili Stinger e munizioni di artiglieri da 155mm e 105mm. Kirby ha precisato che la politica degli Stati Uniti "sull'utilizzo delle nostre armi" da parte dell'Ucraina "non è cambiata". "Siamo in contatto con le autorità ucraine", ha detto ancora il funzionario.
"Sono grato a ogni soldato e comandante che garantisce la protezione delle nostre posizioni ucraine e l'adempimento dei nostri compiti di difesa. Gli ucraini sanno come raggiungere i propri obiettivi", "la Russia ha portato la guerra nella nostra terra e deve sentire ciò che ha fatto". Lo dichiara il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale, mentre prosegue l'offensiva ucraina nella regione russa di Kursk.
Dopo avere avanzato costantemente per mesi nell'est dell'Ucraina, le truppe di Mosca sono state colte oggi di sorpresa dall'attacco delle forze di Kiev in territorio russo, il più consistente dall'inizio del conflitto. Secondo il capo delle forze armate russe, Valery Gerasimov, ben mille militari ucraini, appoggiati da mezzi corazzati, sono penetrati nella regione di Kursk, ma l'offensiva "è stata fermata" al prezzo di pesanti perdite. I combattimenti tuttavia proseguono, mentre diversi blogger militari di Mosca riferiscono di un'avanzata di diversi chilometri. Ma le autorità ucraine per il momento tacciono.
Per Putin è "una provocazione su larga scala"
Emblematica delle preoccupazioni russe è l'espressione tesa del volto di Vladimir Putin durante una riunione dei vertici delle forze armate e dei servizi di sicurezza, le cui immagini sono state diffuse dai principali media. Il presidente ha accusato Kiev di avere messo in atto "una provocazione su larga scala", facendo ricorso a "bombardamenti indiscriminati, anche con missili, su strutture civili". Putin ha avuto una conversazione notturna con il governatore della regione, Alexei Smirnov, dopo la quale ha detto di aver dato disposizione a tutte le agenzie governative competenti di "fornire la necessaria assistenza ai residenti". Secondo le autorità russe, i bombardamenti delle forze di Kiev che hanno preceduto e accompagnato l'attacco hanno provocato almeno 5 morti, anche operatori di un'ambulanza, e 28 feriti, tra i quali alcuni bambini. Migliaia di persone, secondo quanto ha detto Smirnov, stanno evacuando, lasciando in queste ore le zone dei combattimenti, mentre viene organizzata una raccolta di sangue straordinaria negli ospedali per la cura dei feriti. Dall'altro lato della frontiera, nella regione ucraina di Sumy, il governatore ha annunciato di avere disposto l'evacuazione di circa 6 mila persone a causa dei bombardamenti russi effettuati in risposta all'incursione.
La battaglia
Diverse volte dall'inizio del conflitto, nel febbraio del 2022, sono avvenuti tentativi di infiltrazione nelle regioni frontaliere russe di Kursk e Belgorod, che sono state rivendicate da formazioni militari russe anti-Cremlino inquadrate nelle file dell'esercito di Kiev. Ma l'attacco attuale sembra il più grande mai registrato. I soldati ucraini, ha detto Gerasimov, sono stati affrontati da forze di terra e dall'aviazione di Mosca, che ha bombardato anche le retrovie delle truppe di Kiev, nella regione di Sumy appunto. Il capo di Stato maggiore ha affermato che 100 soldati ucraini sono stati uccisi e altri 215 feriti e che sono stati distrutti 54 veicoli corazzati, di cui 7 carri armati. "L'operazione sarà completata sconfiggendo il nemico e raggiungendo il confine di Stato", ha aggiunto il capo di Stato maggiore, facendo intendere che la battaglia, cominciata alle 5.30 ora locale di ieri (le 4.30 ora svizzera), continua.
La cronaca dal fronte
Il quadro tracciato da diversi blogger militari russi è più preoccupante di quello fornito da Gerasimov. Il canale Telegram Rybar, considerato vicino alle forze armate, e alcuni canali ucraini, affermano che le forze di Kiev si sono spinte fino a 25 chilometri all'interno del territorio della Federazione, conquistando il centro abitato di Koreniovo. Altre fonti online diffondono notizie ancora più preoccupanti, e tutte da verificare, avanzando per esempio l'ipotesi che gli ucraini puntino ad impadronirsi della centrale nucleare della regione di Kursk, distante una settantina di chilometri. L'attacco ucraino ha coinciso con la firma da parte del presidente Volodymyr Zelensky di provvedimenti che prolungano per almeno altri tre mesi, fino al 9 novembre, la legge marziale e la mobilitazione generale militare nel Paese. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha messo in relazione le due cose, affermando che Zelensky "ha mandato i cittadini ucraini nel tritacarne di Kursk per prolungare silenziosamente la mortale mobilitazione ucraina". L'avanzata delle forze di Kiev in territorio russo, ha aggiunto la portavoce, "è l'ennesimo atto terroristico contro i civili". Attacchi di droni ucraini sono intanto avvenuti oggi anche su altre due regioni frontaliere russe, quelle di Belgorod e Voronezh, senza provocare morti o feriti mentre una fonte dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) ha rivendicato l'abbattimento di un elicottero russo Mi-28 utilizzando un piccolo drone nella regione di Kursk: sarebbe "il primo episodio" di questo genere "nella storia della guerra".
Via libera finale dell'Unione europea al pagamento della prima tranche da quasi 4,2 miliardi di euro a Kiev per sostenere la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina tramite la Ukraine Facility. "Questa decisione sostiene la stabilità macrofinanziaria dell'Ucraina e il funzionamento della sua pubblica amministrazione", evidenzia la presidenza ungherese del Consiglio europeo su X.