Economia
Aumento dei prezzi, “Le prospettive non rassicurano”
Redazione
2 anni fa
Costa tutto di più. Quasi il 5% di aumento sui generi alimentari, in rialzo anche il costo dei carburanti e dell’energia, ma il potere d’acquisto delle persone non sembra aumentare, almeno per il momento. Come leggere questa situazione? Ticinonews lo ha chiesto al professore di economia Sergio Rossi

Sta aumentando tutto ma non aumentano i salari, ci stiamo preoccupando troppo o da un profilo economico stiamo andando verso la recessione?
“Indubbiamente le prospettive a breve-medio e a lungo termine non sono rassicuranti per una buona parte dei portatori di interesse, soprattutto le persone del ceto medio - per non parlare di quelle povere - che fanno fatica ad arrivare a fine mese pur ricevendo uno stipendio al 100%, essendo a beneficio della pensione o ricevendo aiuti sociali o prestazioni complementari. Stanno aumentando i prezzi al consumo, però non aumentano come dovrebbero gli stipendi per molte persone del ceto medio, che meriterebbero di guadagnare di più perché hanno fatto degli sforzi, si sono formati in un processo continuo, ma a causa di una forte disoccupazione i datori di lavoro riescono comunque a tenere fermi gli stipendi - a volte anche abbassandoli - perché -dicono- in ogni caso c'è la fila di persone che accettano il lavoro per quello stipendio offerto.”

La Federal Reserve statunitense ha aumentato i tassi di interesse dello 0.75%, cosa ne pensa? Si attende adeguamenti anche dalla BCE e dalla BNS?
“Per quanto riguarda gli USA, si tratta di una misura eccessiva, che arriva troppo rapidamente e farà del male all'economia americana, ma di riflesso anche alle altre economie nazionali, fra cui la Svizzera, visto il ruolo importante del dollaro. Farà male agli USA perché non è in questo modo che si può calmare l'aumento dei prezzi, anzi, potrebbe addirittura avere l'effetto di surriscaldare ulteriormente l'aumento. Le imprese che si devono far dare dei soldi a prestito dalle banche dovranno pagare interessi maggiori qualora gli istituti bancari decidessero di alzare i tassi d'interesse a seguito dell'innalzamento del tasso d'interesse di riferimento. Se le imprese dovranno indebitarsi maggiormente faranno ripercuotere sui prezzi di vendita dei loro prodotti questo aumento, che andrà a rafforzare ulteriormente la dinamica dell'inflazione colpendo le fasce meno abbienti della popolazione e anche molte piccole-medie imprese. Le PMI faranno fatica a vendere la produzione corrente. Per ridurla dovranno tagliare gli stipendi e il livello occupazionale, in una dinamica che rischia di far precipitare in recessione profonda gli USA e da qui il resto delle economie globali.”

Quindi si tratta di una strategia sbagliata?
“La strategia attuale di politica monetaria della Banca centrale americana, ma anche di quella Europea e di seguito della nostra banca nazionale non è vincente, anzi farà del male all'economia anche per il fatto che aumentando i tassi di interesse non si riesce a frenare l'aumento dei prezzi a consumo perché questo è dovuto ad un aumento dei costi di produzione - la siccità, i problemi energetici, le conseguenze della guerra e altre incertezze legate alla pandemia. Tutto questo porta le imprese ad avere difficoltà nel produrre e soddisfare la domanda e dunque alzano i prezzi perché l'offerta è inferiore alla domanda.”

Quindi non dovremmo alzare i tassi?
“I tassi dovrebbero essere vicino allo zero, non aumentati. Dovremmo aumentare la spesa pubblica in chiave di rilancio anticongiunturale. Se ora l'economia privata è in recessione, la Banca centrale americana, d'intesa con il Governo federale, dovrebbe aumentare la spesa pubblica finanziando l'addebito per offrire dei beni e dei servizi in chiave di investimento pubblico per rilanciare l'economia americana. Lo Stato dovrebbe finanziare il proprio deficit presso la Banca centrale, permettendo all'economia di crescere e con questa crescita economica poi nel lungo termine ripagare il debito pubblico acceso per uscire da questa crisi.”

Questa, secondo lei, sarà una situazione a breve termine?
“Non sembra un fenomeno passeggero. È una grande crisi economica scaturita da politiche economiche sbagliate, da scelte di politica monetaria e di bilancio errate, da una crisi geopolitica scaturita dall'invasione russa, dalla siccità, dalla crisi su piano climatico, da una crisi legata al Covid. Tutti questi fattori provocheranno una lunga recessione che farà molto male all'economia e dalla quale non si potrà uscire se non cambiando rotta per quanto riguarda sia la politica delle banche centrali sia la politica economica, senza dimenticare le strategie delle imprese private. Perché se molte imprese guardano solo ai loro utili nel breve periodo allora non arriva nulla nell'economia reale, quindi si va avanti per inerzia ma si sta precipitando sempre di più verso il basso e in assenza di un piano di rilancio l'economia continuerà a gravitare attorno ad una stagnazione che si chiama secolare, perché riguarda quasi un secolo ormai”.

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