
Unia e Ocst rilanciano. I due sindacati rispondono alle critiche esternate da Divoora questa mattina e ribadiscono la loro posizione.
“La consegna delle firme prevista per oggi voleva essere un ulteriore segnale indirizzato all’azienda”, si legge in un comunicato congiunto delle associazioni di categoria. “Dopo la lettera aperta inviata dai dipendenti il mese scorso, anche i clienti di Divoora hanno preso posizione attraverso questa petizione, sostenendo le rivendicazioni dei lavoratori e chiedendo a gran voce il rispetto dei loro diritti”. Purtroppo, “anche questo invito è stato prontamente rimandato al mittente, con una presa di posizione inviata ai sindacati e ai media. Divoora ha perso l’ennesima occasione per incontrarci e riaprire un dialogo costruttivo, preferendo trincerarsi dietro a minacce prive di fondamento e facile vittimismo”.
“Tutti i dipendenti devono essere tutelati in egual misura”
Secondo i sindacati, sono infatti “infondate tutte le argomentazioni che l’azienda ha trasmesso nella sua presa di pozione. In primo luogo, ogni e qualsiasi rivendicazione presentata alla società è basata su problematiche ampiamente comprovate: disdette, contratti, e-mail, lettere, nonché molteplici testimonianze dirette dei riders”. Per quanto riguarda “la proposta concreta” per i riders assunti a tempo pieno, “è vero che per questa categoria erano stati proposti dei miglioramenti contrattuali. È però altrettanto vero che non esistono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B: tutti i dipendenti devono essere tutelati in egual maniera, questione che è stata chiarita fin da subito al tavolo delle trattative”. I sindacati “non vogliono e non possono firmare contratti o accordi vuoti, con il chiaro intento di salvaguardare unicamente una minima categoria di dipendenti, buttando nel vuoto la maggior parte dei lavoratori, che tra l’altro risultano quelli più precari”. In tutto questo tempo l’azienda “non ha mai modificato le condizioni contrattuali irregolari che i sindacati hanno denunciato e con grande arroganza ha continuato a far lavorare i dipendenti, vecchi e nuovi, in condizioni di illegalità”.
“Ristoranti contattati? È falso”
Unia e Ocst ritengono inoltre doveroso puntualizzare che “è del tutto falso che si sia proceduto a contattare i ristoranti e i riders stessi, invitandoli a non più servirsi di Divoora. In presenza di un calo di clienti e ordini, probabilmente sarebbe stato più utile fare una semplice autocritica. Viceversa, l’azienda ha puntato ancora una volta il dito verso gli altri. È questo il risultato di una politica manageriale miope, che preferisce scaricare le proprie responsabilità sui dipendenti e su chi li assiste, piuttosto che fare un minimo sforzo per trovare una soluzione condivisa, improntata sul rispetto del proprio personale e, non da ultimo, della legge sul lavoro”. Probabilmente i dipendenti “sono stanchi di pagare per lavorare (perché è questo che fanno con un salario al minuto, e con i ridicoli rimborsi spese riconosciuti dall’azienda) e cercano di sbarcare il lunario rivolgendosi ad altri datori di lavoro. I ristoranti? Anche loro, immaginiamo, vorranno evitare di servirsi di Divoora, avendo acquisito la piena consapevolezza di sostenere un’azienda che non ha a cuore il benessere dei propri lavoratori”.
“Riaprire le trattative”
L’auspicio è che “i dirigenti Divoora si assumano finalmente le loro responsabilità e riaprano subito il tavolo delle trattative. Se questo non avverrà, le parti sindacali si vedranno costrette a continuare l’azione intrapresa a seguito della rottura delle trattative, e adiranno le vie legali per tutelare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”.
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