Ticino
“Un luogo di prigionia e morte”
Il collettivo R-esistiamo ha pubblicato un video in cui mostra le condizioni reali del Bunker di Camorino che è stato chiuso

“Il bunker visto con i nostri occhi è ancora più desolante e fatiscente”. Sono queste le parole del collettivo antirazzista R-esistiamo, il quale si è battuto a lungo per la chiusura del centro a Camorino riservato ai richiedenti l’asilo per i quali è stata emessa una decisione di non entrata in materia (NEM) o una decisione negativa con termine di partenza (TP), dopo aver pubblicato un video che mostra la struttura. A maggio, lo ricordiamo, gli ospiti potranno finalmente lasciare Camorino per spostarsi al Colorado Café di Bodio.

“Un luogo di prigionia”
Sabato 9 aprile il collettivo si è riunito e in quell’occasione è riuscito ad entrare nel bunker (dopo una trattativa) per mostrare le condizioni del centro. “È un luogo di prigionia e morte, adatto per una vera e propria segregazione razziale”, sottolineano su Facebook. Le immagini sono toccanti e a impressionare sono in particolare le condizioni dei servizi igienici: in buona parte contornati dalla muffa.

“Un uomo rinchiuso lì da 6 anni”
“Senza nessuna finestra, muffa ovunque, pessima qualità dell’aria, acqua sporca, nessuna privacy, nessun mobile dove appoggiare le proprie cose. Un vero proprio incubo”, denuncia il collettivo in una nota stampa giunta oggi in redazione. Le stesse persone alloggiate nel Bunker, si legge nella nota, “affermano che condizioni simili non le hanno mai trovate nelle loro peripezie. E non parliamo di un ‘alloggio’ per qualche giorno (e nemmeno delle consuete tre settimane dei corsi ripetizione) ma di mesi se non anni, come l’esempio dell’uomo eritreo lì rinchiuso da 6 anni”.

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