
Un elevato numero di persone che si contagia corrisponde a un elevato numero di persone che finisce in quarantena. L’equazione è ancora più vera dallo scorso giovedì, quando il Cantone ha deciso di reintrodurre la quarantena per i contatti vaccinati di un caso positivo (a eccezione di coloro che hanno ricevuto il richiamo). “È una dimensione completamente nuova della pandemia”, ammette ai nostri microfoni il medico cantonale Giorgio Merlani. “Se calcoliamo che abbiamo in media 1’000 ticinesi positivi ogni giorno e che in media ogni persone vive con altre due o tre, in dieci giorni fra il 10 e il 20% della popolazione finisce in quarantena”. Numeri impressionanti e che anche secondo Merlani rischiano di paralizzare le attività sociali.
Problema dopo le vacanze
L’economia ora è preoccupata. “Non abbiamo al momento segnalazioni di aziende che si trovano in difficoltà perché hanno troppi collaboratori a casa”, dichiara a Ticinonews Stefano Modenini, direttore dell’Aiti. Una calma che però è solo apparente: “Molte imprese in questi giorni sono comunque chiuse per le vacanze”. Il problema potrebbe quindi essere semplicemente destinato a porsi in gennaio. La posizione dell’Associazione delle industrie ticinesi è dunque chiara: “Non dobbiamo fare dei lockdown mascherati attraverso l’uso indiscriminato delle quarantene”. Anche perché secondo Modenini, che cita l’Oms, la variante Omicron presenta sintomi di gravità ridotta.
“Solo coloro che hanno sintomi”
A rischio ci sarebbe il funzionamento della macchina produttiva svizzera e ticinese. L’industria si fermerebbe anche nel suo contributo diretto alla sanità pubblica, per esempio nel settore farmaceutico o nell’elaborazione di prodotti di importanza essenziale. Modenini quindi avverte: “Se tutti finiscono in quarantena, si creano le premesse di un grave danno non solo economico, ma anche sociale”. Il direttore dell’Aiti invita quindi al buon senso, considerata anche la minore pressione ospedaliera di questa ondata e precisando che, “in linea di principio, in quarantena dovrebbero finire coloro che presentano dei sintomi evidenti”.
Confinamento escluso
Intanto il settore rimane fermo a guardare: il Consiglio federale non si riunirà prima del 12 gennaio. “In questa situazione le vacanze non dovrebbero proprio esistere” per gli organi decisionali, commenta il direttore di Aiti. “Noi siamo in contatto con i nostri omologhi della Svizzera tedesca, che hanno un rapporto più diretto con il Consiglio federale. Auspico che il Governo voglia dare dei segnali ben prima del 12 gennaio, in quanto le nostre attività devono essere programmate per tempo”. E se il segnale fosse un confinamento vero e proprio? Modenini respinge categoricamente l’ipotesi: “È un tema solo per una parte della classe medica e che non trova sostegno nel Paese. Non ci sono assolutamente le condizioni per un lockdown: lo potevo capire nel 2020, ma al momento non ci troviamo in una situazione che giustifichi una simile decisione”.
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