
La gestione dei richiedenti l’asilo violenti o recidivi è finita al centro di un'interrogazione interpartitica, primo firmatario Stefano Tonini (Lega), in cui si chiede al Consiglio di Stato di prendere posizione sul progetto pilota della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), che prevede di collocare i richiedenti definiti “turbolenti” in strutture speciali con misure di sicurezza rafforzate, anche sul territorio del Cantone Ticino.
Le problematiche
Secondo i promotori dell’atto parlamentare, questa impostazione rischia di mantenere sul territorio svizzero – e ticinese in particolare – persone responsabili di comportamenti violenti o di gravi violazioni delle regole. "Diversi rappresentanti politici hanno espresso la convinzione che la priorità debba essere data all’allontanamento dal Paese di tali soggetti, ritenendo controproducente e politicamente sbagliato investire risorse pubbliche nella creazione di strutture dedicate per chi non rispetta le regole fondamentali della convivenza civile", sottolineano i deputati. L’interrogazione richiama anche le preoccupazioni espresse da diversi Comuni ticinesi, che denunciano l’insostenibilità di soluzioni basate sulla permanenza di richiedenti problematici. Ciò comporterebbe un aumento dei rischi per la sicurezza pubblica, tensioni sociali e un aggravio per le autorità locali, già sotto pressione. "Vi è una crescente preoccupazione che il Cantone Ticino venga nuovamente chiamato a farsi carico di situazioni generate da politiche federali inefficaci, trasformandosi di fatto in un territorio di compensazione per problematiche che dovrebbero essere affrontate a monte", si legge nell'atto parlamentare. Pur riconoscendo che i CFA sono di competenza federale, i deputati sottolineano che decisioni di tale portata non possono essere imposte senza un coinvolgimento reale e vincolante di Cantone e Comuni.
Le domande al Governo
1. Qual è la posizione del Consiglio di Stato in merito al progetto della SEM che prevede la creazione di strutture speciali per richiedenti l’asilo violenti o recidivi, in particolare rispetto a una sua possibile applicazione sul territorio ticinese?
2. Il Consiglio di Stato ritiene che il mantenimento sul territorio di tali persone, anche in strutture speciali, contribuisca effettivamente a migliorare la sicurezza pubblica, oppure condivide la preoccupazione che ciò rischi di normalizzare comportamenti inaccettabili e di aumentare i costi a carico della collettività?
3. Il Consiglio di Stato sostiene il principio secondo cui, in presenza di atti violenti o gravi violazioni delle regole, la priorità debba essere data all’allontanamento dal Paese e all’espulsione, anziché alla creazione e al finanziamento di nuove strutture dedicate?
4. Quali azioni concrete intende intraprendere il Consiglio di Stato nei confronti della Confederazione per far valere questa posizione e per evitare che il Cantone Ticino venga ulteriormente gravato da scelte politiche che rischiano di compromettere la sicurezza e la coesione sociale?
5. In che modo il Consiglio di Stato intende garantire un coinvolgimento reale, strutturato e vincolante dei Comuni direttamente interessati prima dell’eventuale attuazione di misure che potrebbero avere ricadute significative sulla sicurezza e sulla qualità di vita della popolazione?
