
Il malcontento per i tagli previsti nella manovra di rientro non si placa. E anzi, per la prima volta le scuole medie superiori hanno unito le forze per esprimere il loro dissenso. I collegi docenti dei cinque licei cantonali e della scuola di commercio di Bellinzona hanno infatti approvato all’unanimità una risoluzione, già inviata al Governo e ai deputati in Gran Consiglio. In essa, si dicono pronti a intraprendere azioni incisive per difendere la scuola e i loro salari. “Il tipo di misure dovrà essere discusso dai vari collegi, anche sulla base di ciò che accadrà da qui ai prossimi mesi”, spiega ai microfoni di Ticinonews Daniele Bortoluzzi, presidente del collegio docenti del liceo di Lugano 2. “Noi al momento siamo disposti a tutto. Ci sono varie proposte sul tavolo, ma verranno valutate appunto nelle prossime settimane”.
“Il carico di lavoro è molto alto”
A preoccupare questo fronte scolastico unito sono gli effetti diretti che molti dei provvedimenti previsti nel preventivo 2024 avranno su tutta la collettività. E dunque anche sugli allievi. Nel mirino della protesta, di nuovo la rinuncia all’adeguamento al carovita richiesta ai dipendenti pubblici, docenti compresi. E il prelievo di un contributo di solidarietà del 2% per i salari superiori ai 60mila franchi. “Sono ormai 30 anni che i dipendenti pubblici subiscono tagli più o meno velati”, precisa Bortoluzzi. “Ne rientra anche un fatto della nostra professionalità. I docenti svolgono un incarico che è fondamentale e gran parte del nostro impegno è sommerso, non si vede. Ma il carico di lavoro è molto alto”.
“I tagli aggravano una situazione sempre più precaria”
E per di più, piove sul bagnato. Già ora alcune mansioni non hanno il loro congruo riconoscimento, come le gite o gli impegni serali. Inoltre, gli insegnanti devono rispondere ai crescenti bisogni didattici e psicologici degli studenti, che spesso richiedono la collaborazione con altri professionisti. Ciò, però, non ha corrisposto un aumento delle risorse né della qualità delle strutture. “Le risorse sono sempre meno e auspicheremmo che arrivassero più fondi per mantenere il livello della scuola ticinese allo standard elevato a cui è oggi”. Questi tagli “non fanno altro che aggravare una situazione che è sempre più precaria”, conclude Bortoluzzi. Adesso non resta che attendere la risposta della politica.