
Non si può certo dire che questa mattina, attorno alle 11, in Piazza Simen a Bellinzona ci fosse la folla a cui gli scioperi per il clima prepandemici ci avevano abituati. In totale, i partecipanti all'azione di protesta indetta da Sciopero per il clima si contavano sulle dita di due mani, se non una. Il tema che però ha spinto questi ragazzi ad affrontare il freddo sabato mattina bellinzonese sta scaldando negli ultimi giorni il dibattito a livello federale: l'assegnazione del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (Datec) al neoeletto consigliere federale dell'Udc, Albert Rösti.
"Interessi contrari a una giusta politica climatica"
"Albert Rösti è una persona che ha dei chiari interessi contrari a quelli che dovrebbero essere i princìpi della persona a capo del Dipartimento federale dell'ambiente", considera Ariele De Stephanis, giovane attivista di Sciopero per il clima, che raggiungiamo al telefono poco prima della manifestazione. "Fino a maggio, Rösti è stato presidente di Swissoil (l'organizzazione mantello dei commercianti svizzeri di combustibili, ndr) ed è tuttora presidente di AutoSchweiz, l'associazione degli importatori svizzeri di auto. C'è un conflitto di interessi evidente e contrario all'adozione di misure concrete a favore del clima".
Nucleare sì o no?
Nell'invito trasmesso da Sciopero per il clima alla stampa ticinese si ricorda come Rösti si "sia detto più volte contrario all’impiego delle energie rinnovabili e favorevole al mantenimento di fonti inquinanti e pericolose come petrolio, nucleare e carbone". Alcuni mesi fa, durante l'assemblea dell'Udc svizzera, l'allora consigliere nazionale si era espresso in favore dell'abolizione del divieto di costruzione di nuove centrali nucleari in Svizzera. Quello dell'energia atomica è un tema che, anche a causa della crisi energetica, è tornato in auge nella Confederazione e in altri Paesi, come la vicina Italia, che stanno abbandonando questo tipo di energia o lo hanno già fatto. In politica è già stato indicato da alcuni come parte della soluzione al problema del riscaldamento climatico, viste le emissioni considerate contenute di CO2. Di fronte alla delicata situazione nell'approvvigionamento energetico, il nucleare non meriterebbe quindi un'altra chance? Il nostro interlocutore preferisce non esprimersi. Su questo punto, infatti, "Sciopero per il clima, a livello ticinese, non ha ancora preso posizione".
Responsabilità condivisa in Governo
A decidere la politica energetica svizzera è comunque il Consiglio federale, collegialmente. "Ma se il Consiglio federale nel complesso prendesse seriamente la crisi climatica non avrebbe assegnato questo Dipartimento a Rösti!", osserva l'attivista. Invita la popolazione a una mobilitazione politica: "Il fatto che a Rösti sia stato assegnato il Datec deve costituire un punto di riflessione sulle posizioni del Governo". Oltre ad Albert Rösti, quali membri dell'Esecutivo sarebbero i più "pericolosi", secondo Sciopero per il clima, per la politica climatica? "Puntare il dito contro un singolo politico è difficile", considera De Stephanis. "Dopotutto, il Consiglio federale si esprime collegialmente. Spesso, quindi, le opinioni dei diversi consiglieri federali non vengono espresse. Se però a Rösti è stato affidato quel Dipartimento - ribadisce l'attivista - è sintomo che il Consiglio federale non fa abbastanza".
Scontro generazionale?
Anche oggi, in piazza a Bellinzona, i partecipanti alla dimostrazione erano tutti giovani o giovanissimi. Nelle proteste climatiche degli ultimi anni, più volte è stata espressa rabbia nei confronti delle generazioni più anziane, accusate di non agire contro un cambiamento climatico che farà però sentire i suoi effetti peggiori soprattutto in futuro, proprio su quei giovani nel frattempo diventati adulti. Ariele De Stephanis ci dice che non vuole generalizzare, affermando che tutti i più anziani manchino di sensibilità sulla questione ambientale. Una differenza, secondo lui, tuttavia c'è: "È comunque vero che con la cosiddetta 'onda verde', fra i giovani si è instaurata un'attenzione su questi temi che non abbiamo visto, in questa misura, nelle generazioni più anziane".