
Il rapporto è arrivato questa mattina e lo ha confermato: la contaminazione di PFAS è diffusa anche nel nostro Cantone, nell'acqua, nel suolo e nei pesci. Ma come evitare allora che quei pesci in cui c'è effettivamente un'altra concentrazione di PFAS finiscano in commercio e quindi nei piatti dei ticinesi? Ne abbiamo parlato con chi dello studio si è occupato, il Direttore del Laboratorio Cantonale, Nicola Forrer, che ci ha confermato che ci si è già mossi su quest'aspetto: "Questo è effettivamente il prossimo passo, e la palla è primis nel campo dei pescatori che dovranno avere degli strumenti per evitare che i pesci contaminati finiscano in commercio”. Insomma, una volta pescato il pesce, si dovrà monitorarne la concentrazione di PFAS. "Esatto, siamo in contatto con l'associazione per definire quali misure possano attuare nell'ambito del loro autocontrollo". Misure che partiranno al più presto. "Sì, giusto il tempo di chiarire alcuni aspetti secondari verranno introdotte, per garantire l'ingresso sul mercato solo delle derrate conformi".
Dieta variata? Nessun problema
Si può quindi stare tranquilli o bisogna reagire a livello alimentare? Ricordiamo che alcuni composti appartenenti alla famiglia dei PFAS sono noti per aumentare il rischio, sul lungo termine, dell’insorgere di problemi sanitari. "Il consumatore medio che si alimenta in modo variato, che consuma sia pesce di lago che pesce di mare e variando la specie, può andare avanti senza problemi", chiarisce Forrer. "I valori di legge tutelano infatti il consumatore, quindi quello che si trova sul mercato è sicuro. Magari un po' più di attenzione dovrebbero averla i pescatori dilettantisti, che consumano molto pesce e a scopo privato, quindi che non sottostà alla legislazione e non viene misurato. Questa categoria dovrebbe prendere in considerazione i risultati dello studio". Studi, che, continuano. In base alla legislazione sulle derrate alimentari di origine animali, i chimici cantonali stanno svolgendo una campagna nazionale. "Stiamo svolgendo una campagna su matrici come carne, pesce e uova prelevati dal mercato. Ci darà una fotografia di quello che la gente mangia, permettendo di capire se sia necessario prevedere ulteriori misure. Parallelamente continuerà il monitoraggio sia del mercato che dei laghi per vedere l'evoluzione della contaminazione nel tempo".
Tra lacune normative e soluzioni pragmatiche
Se l'aspetto alimentare ha una legislazione chiara, così non è per eventuali divieti alla fonte e legate all’ambiente. Ce lo conferma Nicola Solcà, Capo della Sezione che con il Laboratorio cantonale ha realizzato il rapporto, quella della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo. "Noi ci muoviamo in un contesto molto dinamico, sia di conoscenze sia di basi legali o documenti che vengono dalla Confederazione e che dovrebbero indicarci la via di come agire. Nell'ambito ambientale queste basi non ci sono ancora, sono in fase di sviluppo all'interno di gruppi di lavoro". Sarebbero però molto importanti. "Permetterebbero ad esempio di capire da quando è necessario intervenire, con quali possibilità e con quali tecnologie". È un discorso quindi più per il futuro, che per il presente. "Purtroppo oggi siamo ancora in una fase di acquisizione delle conoscenze. Però va detto che sono molto utili per poter determinare i prossimi passi". Discorso simile per quanto riguarda la regolamentazione alla fonte, continua Solcà. "Ci sono dei divieti per alcune sostanze (o loro precursori), ma è un contesto ampio (si parla di migliaia di sostanze) e il rubinetto alla fonte purtroppo è ancora aperto. Sono in corso discussioni a livello europeo e svizzero, ma secondo me è un primo passo da compiere per affrontare questa problematica". Infine: al momento, come si può agire per quelle aree più problematiche citate nel rapporto? "È difficile generalizzare", conclude Solcà, "per le acque il trattamento tipico - come si sta facendo a Chiasso - è quello di assorbire queste sostanze su degli appositi carboni attivi, ma ci sono anche altre tecnologie. Per il suolo è più complicato: ci sono diverse possibilità, ma che sono in evoluzione. La speranza resta comunque sempre quella di trovare soluzione pragmatiche per situazioni diverse".