Ticino
“Offriamo un aiuto concreto alle famiglie”
Laura Milani
2 anni fa
Dopo il caso della società attiva nel settore della conservazione di cellule staminali e sparita nel nulla, la Biotech di Vacallo prende posizione: “Così si danneggia il settore, ma noi rispettiamo le regole”

“Questi attori un po’ dubbiosi danneggiano tutto il nostro settore. Noi crediamo davvero di poter aiutare tante famiglie. Ci sono più di 80 patologie riconosciute in cui vengono applicate le cellule staminali del sangue e oltre 300 studi clinici che usano le cellule del tessuto cordonale”. Ad affermarlo in riferimento ad un nostro contributo su Genico è Luca Mariotta, direttore generale della Swiss Stem Cells Biotech di Vacallo, banca privata attiva nella conservazione delle staminali.

Il caso
La settimana scorsa Ticinonews aveva raccolto la testimonianza di una giovane coppia alla ricerca delle cellule del proprio figlio, dopo che la società con la quale aveva stipulato un contratto, la Genico per l’appunto, era sparita nel nulla. A tal proposito, il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini si era detto preoccupato per la politica di libero mercato adottata dalla Svizzera in un ambito tanto delicato.

“Non demonizziamo le società private”
In risposta alla nostra intervista, in una presa di posizione scritta la Biotech scrive: “Pur condividendo il bisogno di incrementare la donazione presso le Banche pubbliche, che dovrebbe essere in grado di fornire campioni di qualità da mettere a disposizione della collettività nei casi di applicazioni cliniche, soprattutto nella onco-ematologia pediatrica, troviamo però riduttivo liquidare e per alcuni aspetti, arrivare a scoraggiare l’eventuale scelta di una futura mamma che, qualora non fosse possibile donare, decidesse di conservare per il nascituro una risorsa biologica che appartiene al bambino stesso, solo perché si tratta di un servizio offerto da Società private”.

Cellule del sangue e cellule del tessuto, un distinguo
Luca Mariotta sottolinea quindi un’importante distinzione: ci sono le cellule del sangue cordonale, per la cui conservazione basta una notifica; e le cellule del tessuto cordonale che necessitano invece di un’autorizzazione da parte di Swissmedic, e che non vengono conservate nelle banche pubbliche. Quest’ultime si dicono mesenchimali e possono dare origine a tessuti quali cartilagine, ossa e muscoli.
“Noi operiamo in entrambi gli ambiti”, chiarisce Mariotta. “Chiunque può quindi verificare l’autorizzazione in questione. Per quanto riguarda invece le cellule del sangue, esiste una certificazione Netcord non obbligatoria, di cui disponiamo. È la più riconosciuta e il 69% dei trapianti che vengono effettuati sono Netcord”. Non è solo un business, chiediamo? “No, è un servizio medico, un’assicurazione futura. È scientificamente dimostrato che ci sono vari applicativi, poi ognuno chiaramente sceglie liberamente”.

“I controlli per chi opera correttamente ci sono”
Questo per dire che il settore non è una giungla e che ci si può informare con consapevolezza. Ciò che però non aveva impedito a Genico di operare e in passato anche collaborare, non senza problemi, non solo con la Famicord di Contone ma anche con la Biotech. “Nell’ambito di tale collaborazione siamo anche stati parte lesa”, continua Mariotta. “Quindi possiamo dire di disporre di campioni Genico conformi. In caso di bisogno possiamo confermarlo alle famiglie”.

Un progetto pilota di banca ibrida
Ma cosa distingue una banca privata da una pubblica? Nel primo caso la famiglia paga un’assicurazione per poter disporre delle proprie cellule in caso di bisogno. Nel secondo vengono donate e messe a disposizione per chiunque. Ma si sta definendo anche una terza alternativa: un progetto pilota portato avanti proprio da Biotech con l’ospedale pediatrico di Berna, sotto la guida del professor Daniel Surbek: una banca ibrida. “Ci sono vantaggi sia organizzativi che finanziari”, spiega il direttore sanitario di Biotech e già a capo del servizio trasfusionale della Croce Rossa Damiano Castelli. “I criteri di selezione per una banca pubblica sono estremamente severi, solo una minima parte di questi cordoni viene bancata”.
Ma come funzionerà? Se un paziente in caso di bisogno, in qualsiasi parte del mondo, dovesse risultare combattibile, la famiglia che ha depositato le cellule potrebbe scegliere se donarle o no, e in caso di consenso venire rimborsata. “A breve terminerà la parte sperimentale e si cercherà così di offrire alle famiglie ticinesi la possibilità di depositare i cordoni in questo sistema ibrido”.

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