
“Siamo coscienti che il piano del primo decreto è ormai sfumato. La politica ha sprecato tre anni e non ha fatto i compiti, quindi ci troviamo a macinare un gioco che potrebbe portare a grosse insoddisfazioni”. Lo ha dichiarato a Ticinonews Sergio Morisoli, parlando della situazione politica che ha spinto al lancio dell’iniziativa parlamentare – il Decreto Morisoli Bis - presentata ieri. “Ora noi puntiamo a minimizzare i danni. Vogliamo che la spesa pubblica cresca meno rispetto a quella prevista: non si torna indietro, facciamo in modo che non cresca così tanto come indicano i piani finanziari del Governo”, ha spiegato il capogruppo UDC in Gran Consiglio, chiarendo perché la data scelta come orizzonte sia il 2027. “È questo Governo a dover portare in porto la manovra. Non si può continuamente rimandare i compiti da una legislatura all’altra, noi riteniamo che dopo un anno di rodaggio del nuovo Consiglio di Stato – e soprattutto sulla base dei 3 anni che ha già, a nostro giudizio, sprecato per non realizzare il decreto 1 – adesso abbia tutti gli elementi per effettivamente mettersi di buona lena: dispone di tre anni per portare a questo risultato nel 2027”.
VPOD: "Illusioni matematiche"
Il dibattito sul decreto e sulle casse cantonali si preannuncia infuocato. Ricordiamo che il sindacato VPOD negli scorsi mesi ha lanciato un’iniziativa popolare abrogativa per affossare il primo decreto Morisoli. E anche la nuova soluzione non è sostenibile, stando al Segretario generale del Sindacato, Raoul Ghisletta, da noi interpellato: “Invece di inventarsi delle formulette matematiche da contabile, l’UDC e Morisoli dovrebbero avere il coraggio di dire quali Leggi sono da abolire. Invece, si vuole continuare a dare al Cantone il compito di mettere in pratica le leggi, ma facendolo con risorse inadeguate rispetto ai bisogni". Il difetto "sta proprio qui: così facendo si crea una situazione in cui ci sono tanti settori che devono rispettare dei compiti, ma hanno risorse sempre più insufficienti. Con questo modo di procedere creiamo solo delle illusioni matematiche”.
"Se non si inizia a ridurre non si andrà da nessuna parte"
Per Gianni Righinetti, vicedirettore del Corriere del Ticino, "c'è da chiedersi che cosa possa funzionare in Ticino". Questo perché, ha spiegato a Ticinonews, "si sentono una miriade di ricette, ma nessuna riesce a produrre degli effetti pratici". Per Righinetti "la formula democentrista potrebbe non essere quella più azzeccata, ma se non si inizia a ridurre la spesa dello Stato non si andrà da nessuna parte, perché ogni taglio diventerà troppo grande per essere sopportato e fatto accettare dalla popolazione".
"Dalla piazza non arrivano le soluzioni"
In ogni caso, a livello politico "sarà un autunno caldo". Il Consiglio di Stato, per quanto riguarda il Preventivo 2025, "ha deciso di muoversi diversamente rispetto allo scorso anno, quando aveva presentato il pacchetto sui risparmi all'ultimo minuto. In queste settimane ha infatti illustrato la rotta che intende seguire, anche se le misure puntuali non sono ancora state rese note". I sindacati hanno comunque già espresso "viva preoccupazione in merito agli effetti nefasti della politica dei tagli, che continuerà ad orientare l’impostazione del preventivo 2025", e per questo hanno già deciso di "indire preventivamente una manifestazione cantonale per la difesa dei servizi pubblici, della scuola e del settore sociosanitario, mercoledì 16 ottobre pomeriggio a Bellinzona". Ma per Righinetti "la piazza è un'espressione democratica e legittima, che però non rappresenta la soluzione ai problemi. Non è infatti da lì che possono arrivare delle soluzioni: da lì arriva il lamento, il grido di vergogna, ma sta alla politica e soprattutto ai partiti di Governo trovare una risposta a questa situazione".