
“Ciò che è successo in Ticino in questi ultimi mesi è paradossale, sconcertante e ingiusto nei confronti degli allevatori”. A dirlo in una nota stampa sono l’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori e l’Unione Contadini Ticinesi a seguito della decisione del Consiglio di Stato di revocare l’abbattimento del lupo in Rovana.
“Norme contraddittorie”
Insomma, secondo gli interessati le norme sono “farraginose” e “contraddittorie”. Inoltre, gli esami del DNA protratti “per settimane o mesi sembrano pensate appositamente per evitare un possibile abbattimento del lupo”. Queste regole – spiegano – “si riconducono a un unico e gigantesco errore iniziale ossia alla firma della Convenzione di Berna che protegge il lupo in modo assoluto firmata dal Consiglio federale”. Ma non solo Berna. Infatti, anche il nostro Consiglio di Stato “è altrettanto corresponsabile della situazione confusa che si è venuta a creare in queste settimane, poiché non si è mai distanziato dall’impostazione contradditoria e attendista della politica federale, nonostante il nostro sistema di pascolo, dovuto alla morfologia del nostro territorio, sia tra i più vulnerabili”, sottolineano. Per l’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori e l’Unione Contadini Ticinesi il Consiglio di Stato “al posto di farsi promotori attivi di una richiesta di regolazione a prescindere si attende a oltranza”.
“Lentezza ingiustificabile”
Numerosi, dunque, gli interrogativi legati alla vicenda. Tra questi, gli esami del DNA. Gli interessati lamentano la lentezza “ingiustificabile”. “È sconcertante e imbarazzante e sembra proprio che queste complicazioni siano state inserite appositamente nella legge e nell’ordinanza per ostacolare una gestione rapida e pragmatica dei lupi problematici”, aggiungono. “Le conseguenze della contraddizione iniziale anche dal punto di vista dello stato di diritto e della giustizia sociale sono gravissime. Nel caso specifico il Cantone rinuncia da un giorno all’altro, senza nemmeno avvisare gli allevatori coinvolti, a difendere una categoria in grave difficoltà”, ribadiscono.
“Allevatori lasciati a sé stessi”
Gli allevatori sono lasciati, a detta dei firmatari, “completamente a sé stessi, come se fossero cittadini di ultima lega”. Nella nota l’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori e l’Unione Contadini Ticinesi spiegano che ora molti allevatori, per difendere i propri animali, potrebbero anche mettere “in atto azioni che si scontrano con le leggi attualmente in vigore: dai tiri dissuasivi al bracconaggio silenzioso”. Azioni che sono penalmente perseguibili, ma che per i firmatari la responsabilità morale “ricadrebbe tutta e unicamente sulle autorità cantonali e federali che hanno rinunciato con una decisione burocratica e formale a risolvere un problema acuto, conosciuto da anni, dovuto unicamente alla protezione assoluta di cui gode il lupo in Svizzera”.
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