
Il sostegno dei Bilaterali III da parte della Conferenza dei Governi Cantonali continua a far discutere soprattutto in Ticino, uno dei quattro cantoni che si è pronunciato contro l'adozione del pacchetto di misure. Ticinonews ha incontrato il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi per raccogliere le prime reazioni.
I motivi del "no"
"In queste prese di posizione non sono state considerate le richieste del Canton Ticino", spiega Gobbi, "il Ticino ha detto no a questa presa di posizione, perché non tiene conto delle nostre difficoltà nell'ambito della libera circolazione". In particolare, ad essere problematiche, sono state le questioni legate alla parificazione delle rette universitarie, che "evidentemente sarà un problema per l'Università della Svizzera Italiana e quindi di riflesso per il Canton Ticino". Inoltre, Gobbi spiega come anche la questione del referendum obbligatorio sia stata fonte di tensioni: "il Ticino è tra i 10 cantoni che lo voleva, questa però non è la posizione maggioritaria. alla fine abbiamo detto no a questa presa di posizione che non teneva conto anche di altri aspetti".
La richiesta al Consiglio Federale: misure accompagnatorie
Il Consiglio di Stato ha ancora la possibilità di elaborare la presa di posizione che presenterà al Consiglio Federale. In essa, verranno formulate delle richieste. Il risultato non permette di farsi troppe illusioni: "i Cantoni hanno detto sì e il moto sarà questo". D'altra parte, "se gli accordi bilaterali dovranno evolversi il Canton Ticino dovrà avere delle misure compensative, perché già con i bilaterali I e II il Canton Ticino è stato l'agnello sacrificale della Confederazione". In particolare, si chiedono delle misure accompagnatorie che tengano conto di una mediana dei salari "ampiamente sotto la media nazionale" per residenti e frontalieri.
