Ticino
“Il mio desiderio è di potermi stabilire e di garantire la vita di mia figlia”
Redazione
un anno fa
Ticinonews ha raccolto la testimonianza della donna afghana che da mesi si trova a Brione Verzasca assieme alla figlia. “Mi ha fatto molto piacere sapere che delle persone hanno ascoltato la mia storia e mi stanno aiutando per poter rimanere qui in Svizzera”.

La notizia è di martedì scorso: una maggioranza del Gran consiglio ha deciso di scrivere alla Sem affinché riesamini il caso della famiglia afghana che da mesi si trova a Brione Verzasca. La storia di questa mamma e di sua figlia ha infatti colpito parecchie persone in tutto il cantone. Ma quali sono oggi i sogni di K. e di sua figlia? Ticinonews lo ha chiesto direttamente a lei.

Lo studio della lingua

Malgrado la frustrazione tipica di chi sta imparando una lingua tanto diversa dalla propria e sente di non avere le parole per riuscire a esprimere pienamente quello che ha dentro, K. sta cercando con tenacia di superare questo ostacolo e ogni giorno studia l’italiano. Dove mancano le parole, ci sono i gesti e gli sguardi trasmessi alle persone amiche che ha trovato in Verzasca. Un gruppo che passo dopo passo sta rendendo più concreta una vita in Svizzera per la donna afghana e sua figlia. Dopo il congelamento dell’allontanamento, la scorsa settimana è arrivato anche il sostegno del Parlamento. “Mi ha fatto molto piacere sapere che delle persone hanno ascoltato la mia storia e mi stanno aiutando per poter rimanere qui in Svizzera”, racconta K. A Ticinonews. “È una sensazione davvero molto bella e mi trasmette una speranza”. Queste persone “hanno riconosciuto il mio vissuto. Oltre ad aiutarmi a restare mi hanno fatto capire che c’è la possibilità di costruire una vita qui e che la speranza non è scomparsa”. D’altro canto, però, “c’è la preoccupazione di perdere ancora una volta le persone intorno a me, quelle persone che non mi fanno sentire sola”. La paura “riguarda anche il futuro, perché al momento non c’è ancora una risposta definitiva. Quindi sì, da un lato sono felice ma non posso non pensare che non sia ancora finita”.

Quei brutti ricordi legati alla pensione

Un comprensibile realismo dopo tutto quanto si è vissuto e si sta ancora vivendo. Una situazione in cui le pareti che ti accolgono richiamano brutti ricordi. “Il mio sogno si estende a tutte le persone che, come me, oggi cercano una stabilità, una sicurezza e un posto in cui vivere. Il mio desiderio, il mio sogno, è questo: di potermi stabilire, di poter garantire la vita di mia figlia”. Nel luogo “in cui viviamo, alla pensione, non abbiamo dei bei ricordi: è lì che ci hanno portato via per rimandarci in Slovenia”. È una paura “che rimane, quel ricordo è presente. Mia figlia spesso mi chiede quando anche noi avremo un posto fisso in cui stare”. Quello “sarà il momento in cui sapremo per certo che possiamo rimanere qui, che facciamo parte di questo Paese e di questa comunità. È il mio grande sogno, il mio principale desiderio”.

“Vorrei lavorare con i bambini”

Un desiderio non solo di normalità, ma anche di poter dare il proprio contributo. “Mi piacerebbe lavorare con i bambini. Purtroppo nel mio paese d’origine, nel luogo da cui provengo, non ho avuto l’opportunità di avere un impiego, di essere utile. A me piacerebbe anche disegnare, lavorare con i bambini e con i disegni. Vorrei studiare, istruirmi”. Il destino di K. e sua figlia è nelle mani della Segreteria di Stato della migrazione. Dal nostro Cantone il messaggio arrivato a Berna è stato chiaro: concedere il permesso di dimora alla donna e alla sua bambina.