Ticino
Identità di genere e scuole elementari, il Governo difende il progetto “Sono unica/o e preziosa/o!”
Redazione
un giorno fa
Il Consiglio di Stato non ritiene che l'iniziativa debba essere rivista e rigetta l'ipotesi di creare una Commissione etico-scientifica indipendente: "Il percorso corrisponde pienamente agli obiettivi originali per i quali è stato concepito".

Il Consiglio di Stato ha risposto a un'interrogazione parlamentare che sollevava dubbi sul progetto scolastico “Sono unica/o e preziosa/o!”, in uso nelle scuole elementari ticinesi dal 2007 e adattato nel 2022, poiché sono stati inseriti, seppur in maniera marginale, riferimenti all'identità di genere e alla fluidità di genere. Al centro del dibattito, ricordiamo, l’introduzione di un personaggio, Kay, che, in un passaggio audio di circa due minuti, dichiara di non identificarsi né come bambina né come bambino. Nella sua risposta il Governo precisa che non si tratta di un approfondimento sull’identità o fluidità di genere, ma di un accenno "isolato" e "sobrio". Per questo motivo ritiene fondamentale che il percorso continui "a essere proposto negli Istituti scolastici, in quanto corrisponde pienamente agli obiettivi originali per i quali è stato concepito".

Chi ha curato il progetto

Il percorso didattico, promosso a livello nazionale dalla fondazione Kinderschutz Schweiz e adattato localmente dalla Fondazione Aiuto, Sostegno e Protezione dell'Infanzia (ASPI), ha l’obiettivo "di prevenire gli abusi e maltrattamenti sui minori, promuovere i loro diritti e constrastare ogni forma di discriminazione", ricorda il Governo. La versione adattata, curata da ASPI, è stata preceduta da una serie di contatti con il DECS e con il DSS, in particolare per il tramite della Sezione delle scuole comunali (SESCO) e degli ispettorati.

Il passaggio incriminato

Per quanto riguarda l'audio di due minuti, in cui il personaggio Kay dice di non riconoscersi né come bambina né come bambino, il Governo precisa che, "al di fuori di questo passaggio, il percorso non contiene altri riferimenti all'identità o alla fluidità di genere". Il tema del genere, aggiunge, "non è trattato in quanto tale, ma evocato in modo molto limitato all'interno del percorso: viene solo accennato, attraverso la voce di uno dei cinque personaggi, un possibile interrogativo legato alla propria identità di genere". Il riferimento, contenuto in una breve sequenza audio, "è espresso in modo sobrio, senza intenti prescrittivi né ideologici, ma con l’unico obiettivo di dare spazio a una domanda che può sorgere anche tra bambine e bambini. Si tratta di un accenno discreto, in linea con un approccio educativo inclusivo e rispettoso delle singole individualità". Il percorso "non propone invece approfondimenti sulla fluidità o sulla disforia di genere". Per il Governo il riferimento al dibattito scientifico sul tema "non rappresenta un elemento su cui il contenuto si focalizza o che intende approfondire con chiavi interpretative specifiche".

Le famiglie coinvolte

Il Governo precisa che è stato previsto un coinvolgimento attivo delle famiglie, anche se non fin dalla primissima fase del progetto. "Dopo una fase pilota svolta nel Luganese durante l’anno scolastico 2022/2023, ASPI ha portato la versione aggiornata del percorso didattico nelle classi delle scuole comunali ticinesi". Sulla base dei riscontri raccolti, per le edizioni successive negli altri circondari "sono stati introdotti momenti preparatori prima dell’avvio del percorso con bambine e bambini. Questi incontri – rivolti a famiglie, autorità comunali, oltre che a operatrici e operatori scolastici – sono stati organizzati dagli ispettorati scolastici insieme alle operatrici e agli operatori di ASPI".

Non necessaria una Commissione etico-scientifica indipendente

Pur confermando che alcuni sindaci del Locarnese abbiano espresso perplessità sul tema (il Dipartimento ha risposto in una lettera datata 26 marzo 2025), il Consiglio di Stato difende l'impianto del progetto, ribadendo che resta centrato sulla protezione dell’infanzia. Non ritiene inoltre necessario rivederne i contenuti né creare una nuova commissione etico-scientifica indipendente, in quanto esiste già la CEAS (Commissione per l’educazione affettiva e sessuale), che ha il compito di elaborare indirizzi strategici che includono anche questioni legate all’identità sessuale. Per garantire la qualità scientifica, la CEAS si tiene inoltre "costantemente aggiornata rispetto alle riflessioni e agli studi in atto a livello nazionale e internazionale". Per quanto riguarda la gestione di eventuali situazioni legate alla disforia di genere e più in generale questioni legate all’identità sessuale, il sistema scolastico prevede già misure specifiche di sostegno, conclude il Governo. "Tali misure vengono attivate in presenza di difficoltà che possono interferire con il benessere o il percorso formativo dell’allieva o dell’allievo". La presa a carico di questi bisogni coinvolge diverse figure professionali, tra cui "docenti titolari, docenti di sostegno, operatrici e operatori pedagogici per l’inclusione, nonché professionisti dell’ambito sociosanitario. Ciò in stretta collaborazione con le famiglie".