Airolo
Gottardo, fresa bloccata e lavori a rilento: il secondo tunnel rischia due anni di ritardo
©Gabriele Putzu
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Redazione
2 ore fa
La roccia friabile costringe a passare alle mine: costi in aumento e apertura della nuova canna rinviata almeno al 2032.

Grazie a un’inchiesta della trasmissione Rundschau della SRF emergono nuovi dettagli sulle difficoltà incontrate nello scavo del secondo tunnel autostradale del Gottardo, lato sud. Già in estate – come anticipato il 7 luglio – l’Ufficio federale delle strade (USTRA) aveva annunciato la necessità di abbandonare per circa mezzo chilometro l’uso della grande fresa, avviata a febbraio ma ferma dal 23 giugno dopo soli 192 metri, e di procedere con l’esplosivo. La causa è una zona instabile della montagna, caratterizzata da roccia friabile, una fragilità peraltro nota sin dagli anni Settanta, quando fu costruita la prima galleria.

Possibile dilatazione fino a due anni

In luglio USTRA aveva stimato che il passaggio alle mine avrebbe comportato un aumento dei costi di circa 20 milioni di franchi – su un budget complessivo di 2,14 miliardi – e un ritardo di 6-8 mesi. Ma l’inchiesta SRF parla ora di una possibile dilatazione fino a due anni, con conseguente slittamento dell’apertura della nuova canna dal 2030 al 2032 e rinvio della grande manutenzione della prima galleria, in servizio dal 1980. Anche i costi operativi rischiano di salire sensibilmente, poiché da settimane si lavora a pieno regime, con tre turni continuativi sette giorni su sette, rispetto ai due turni su cinque giorni previsti inizialmente.

Variazioni tecniche

La SRF ha inoltre ricostruito le valutazioni tecniche che precedettero lo scavo. Già nel 2016 un foro di sondaggio e successive perizie geologiche avevano segnalato importanti criticità: nel 2018 una prima analisi raccomandava l’esplosivo per i primi 400-700 metri, mentre una seconda perizia del 2020 – pur parlando di condizioni “difficili da valutare” – apriva all’uso della fresa. Proprio questo parere, più ottimistico, ha convinto USTRA a scegliere la perforatrice, nonostante i rischi. "Un certo rischio residuo esiste sempre, non si può costruire un tunnel senza rischi", ha spiegato alla SRF il vicedirettore Guido Biaggio. Alla prova dei fatti, però, la scelta si è rivelata problematica: la fresa si era già bloccata una prima volta dopo appena cinque metri, e ora il cantiere deve affrontare un cambio di strategia ben più oneroso.