
Il Ticino è alimentato con il gas che arriva dall’Italia e in vista di una possibile penuria quest’inverno le AIL si sono assicurate di stoccare oltreconfine il volume richiesto dall’ordinanza emanata in maggio dal Consiglio federale. Al contempo l’azienda ha scritto a Berna per fare presente che la possibilità di usufruire di questi volumi supplementari “dipende dalla disponibilità dell’Italia” di continuare a lasciarli transitare verso il Ticino. Quali sono dunque i rischi per il nostro Cantone? Ne abbiamo parlato con Carlo Cattaneo, capoarea Commercio AIL Sa, il quale sottolinea che qualora in Italia si raggiungesse un livello di gravità tale da limitare le esportazioni di gas all’estero, “ci potremmo trovare con una fornitura limitata di gas verso il Ticino”.
Una fornitura limitata o completa? L’Italia potrebbe davvero chiudere i rubinetti?
“Lo scenario di una chiusura completa è estremo e poco probabile. L’eventualità di una riduzione è comunque da prendere in considerazione. A livello europeo è stato recentemente deciso di ridurre i consumi del 15%. In questo senso l’Italia si è allineata con un obiettivo di riduzione del 7%. Un auspicio verso una riduzione globale dei consumi lo possiamo e dobbiamo considerare. La probabilità di una chiusura completa è bassa, ma non possiamo escluderla del tutto”.
In quale misura il fabbisogno energetico del nostro Cantone è garantito dal gas naturale?
“Come azienda regionale abbiamo provveduto con una copertura di stoccaggio direttamente sul territorio italiano e con delle opzioni di acquisto qualora ci fosse una minor disponibilità di gas sul territorio italiano o mancassero delle consegne di gas fornito dalla Russia sul territorio italiano. Abbiamo quindi creato un cuscinetto di emergenza che copre una buona parte del nostro fabbisogno. In questo senso abbiamo adempiuto ai nostri compiti secondo l’ordinanza del Consiglio federale emanata nel mese di maggio e ci siamo preparati per questa evenienza. È essenziale che i punti di fornitura transfrontalieri, ovvero il nostro punto d’entrata a Bizzarrone, non vengano fisicamente limitati dalle autorità italiane. La nostra comunicazione al Consiglio federale ha lo scopo di sensibilizzare i nostri politici a garantirci questa sicurezza”.
Una garanzia potrebbe arrivare in futuro da un eventuale allacciamento con la rete a nord della Svizzera?
“Già in passato sono stati fatti degli studi e dal punto di vista economico risulta insostenibile. Trovo poco probabile che con un vettore come il gas, più di transizione che del futuro, ci si inoltri in un progetto di questo tipo con dei costi enormi”.
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