
Una fotografia che immortala lo stato delle finanze del Cantone nel 2022. È quella scattata grazie all’analisi dell’istituto basilese Bak Economics su mandato del Comitato guida per la revisione della spesa (formato da membri del Governo e del legislativo). Una fotografia per cui sono stati osservati i costi ticinesi in 29 ambiti, confrontandoli con la media degli altri Cantoni. Per quanto concerne i risultati, la spesa pubblica ticinese risulta superiore alla media svizzera se si guarda alla spesa per abitante (+5%), ma si riduce sensibilmente (+1%) una volta corretti i dati per i fattori strutturali (ad esempio demografia o morfologia). Trasformando in soldi questo 1% troviamo il differenziale: ovvero quanto bisognerebbe ridurre la spesa per allinearsi alla media dei Cantoni. Il Ticino ha a suo carico un differenziale di 96,7 milioni, che è molto diverso tra i vari ambiti. A pesare per il 95% sono cinque settori (in cui spendiamo quindi più degli altri): riduzione dei premi e trasporti pubblici in primis, ma anche anziani, scuole pedagogiche e universitarie professionali e sostegno sociale.
"Fuori discussione toccare i premi"
I risultati sono stati presentati oggi a Palazzo delle Orsoline, dove abbiamo raccolto il commento del presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, secondo cui "le fotografie fatte dall'esterno sono utili poiché permettono di avere una visione oggettiva delle spese del Cantone". A presentare le misure, in rappresentanza del Comitato guida, anche il Presidente della Gestione Fabrizio Sirica: "Ci sono alcuni risultati che mi sorprendono, ad esempio che siamo all’80/81% della spesa media cantonale per quello che riguarda gli ospedali, mentre il tema dell’esplosione dei costi sanitari sembra suggerire altro". Chinarsi su questi dati non sarà semplice. Ad esempio, le riduzioni dei premi pesano tanto ma, conferma Sirica, sono intoccabili. "Il 28 settembre la cittadinanza ha detto in maniera chiarissima che la priorità è togliere del peso per quel che riguarda i premi di cassa malati. Quindi immaginare di tagliare penso sia fuori discussione".
La bilancia tra entrate e uscite
Oltre agli ambiti su cui bisognerà riflettere, è emersa è anche una bilancia tra entrate e uscite non perfettamente equilibrata. "C’è questa bilancia: 105% sono le spese medie, mentre il 99% è il dato sulle entrate" continua Sirica. "Quindi siamo sotto la media dei cantoni per le entrate pro capite". Dal BAK emerge insomma il "consiglio" di lavorare sulle entrate? Lo abbiamo chiesto a Norman Gobbi. "Queste sono delle letture. C’è un differenziale che è strutturale nella nostra mentalità come ticinesi, ma evidentemente come sappiamo anche in questo caso i ticinesi hanno più volte detto no a degli aumenti di imposta (iniziativa gioventù socialista, valore locativo, ecc…)". Insomma, spetterà ora alla politica capire se vi siano margini di intervento, riflettere dove e come. Sempre considerando la volontà popolare. "Ci sono dei vincoli di scelte politiche, ma anche popolari, che vanno considerate nelle deduzioni che dovremo fare per capire come riordinare la spesa pubblica per implementare le iniziative del 28 settembre, ma anche per avere un piano finanziario stabile" conclude Gobbi. "Bisognerà capire cosa vogliamo fare, come fare e dove possiamo rinunciare a determinati compiti".
