Religione
Don Emanuele su credenti in calo: "Un dato che va interpretato senza angoscia"
Redazione
3 mesi fa
Per la prima volta la popolazione senza un’affiliazione religiosa ha superato gli altri gruppi. Parliamo del 34% contro il 32% dei cattolici e il 21% dei riformati. A Ticinonews ne abbiamo parlato con con Don Emanuele Di Marco e con Markus Krienke, professore ordinario di filosofia moderna ed etica sociale presso la Facoltà di teologia di Lugano.

Ieri l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato i dati riguardanti l’affiliazione religiosa riguardanti il 2022. Per la prima volta la popolazione senza un’affiliazione religiosa ha superato gli altri gruppi. Parliamo del 34% contro il 32% dei cattolici e il 21% dei riformati. Le differenze regionali, va detto, sono importanti. Infatti vi sono due cantoni, Basilea Città e Neuchâtel, dove i ‘senza religione’ sono oltre la metà della popolazione. Mentre nel resto del Paese, il gruppo dei credenti in generale resta maggioritario. Per quanto riguarda il Ticino, i cattolici sono quasi il 60% della popolazione, seguiti dai senza affiliazione (27,5%) e dai protestanti (7,4%).  Nelle fasce più giovani, tuttavia, i dati sono diversi: sotto i 44 anni, quasi il 40% della popolazione non è credente, mentre i cattolici sono pari al 47%. A Ticinonews ne abbiamo parlato con con Don Emanuele Di Marco e con Markus Krienke, professore ordinario di filosofia moderna ed etica sociale presso la Facoltà di teologia di Lugano.

Don Ema: “Un dato che va interpretato senza angoscia”

“Sono dei numeri sicuramente importanti, che fanno capire quello che è il cammino intrapreso dalla gente. È quindi un dato che va analizzato e interpretato senza farsi angosciare, cercando di trarne le giuste conclusioni”. Ma fanno più pensare coloro che si dicono cattolici ma non vanno in chiesa oppure coloro che si dichiarano non credenti? “È chiaro che quando si parla di appartenenza il tema è molto complesso: sappiamo che questi dati non stanno ad indicare che oggi le persone non abbiano più una spiritualità. Piuttosto, questa non trova risposte in un’appartenenza alle chiese istituzionali”. Per Don Emanuele si tratta però di un ottimo stimolo, in quanto fa pensare sull’azione della Chiesa. "Sappiamo che deve sempre ripensarsi per capire come rispondere a quelli che sono dei bisogni reali. Chiaramente, vivere di numeri legati a una semplice tradizione territoriale si tradurrebbe in un impoverimento del cristianesimo stesso. Quindi dobbiamo davvero riscoprirlo come una sfida per arrivare alle radici di quell’entusiasmo che è alla base dell’essere cristiano”.

Nuove generazioni che si allontanano

Un entusiasmo che va normalmente ricondotto alle generazioni più giovani, le quali sono invece quelle che si stanno distanziando maggiormente dalla Chiesa, anche in Ticino, dove le percentuali di chi si dichiara cattolico sono molto basse. “Penso che sia una delle grandi sfide, tra cui uscire dalla comfort zone che sta caratterizzando il vivere ecclesiale: Papa Francesco ci invita infatti a non essere cristiani da divano, quindi di non accontentarci delle cifre. C’è infatti un mondo, che è quello giovanile, che ha delle profonde domande a cui il cristianesimo può dare il suo contributo. E penso che sia qualcosa di bello anche in momenti frammentati e confusi come questo”.

Krienke: “Assolutamente prevedibile”

Per Markus Krienke questo calo "era assolutamente prevedibile, non solo se guardiamo verso altre realtà europee - come la Germania o l’Olanda -, ma anche a un’evoluzione che è in atto da molto tempo e che è sicuramente molto rapida. Questa sta infatti avvenendo solo da pochi decenni, ma il trend era chiaro”.Krienke ha poi sottolineato come le chiese fatichino infatti sempre di più a dare risposte alla società odierna, o perlomeno è quello che viene percepito. “A questo si aggiungono gli scandali che negli ultimi anni hanno accelerato ulteriormente questo processo, così come una desacralizzazione in atto ormai già da un secolo”. Nonostante la forte presenza del cristianesimo, l’Europa pare essere – secondo diversi sociologi e analisti – il continente che si è maggiormente distanziato dalla propria eredità cristiana. “Se invece volgiamo lo sguardo all’America, lì non si osserva lo stesso trend in quanto l’appartenenza religiosa è molto più alta. E questo nonostante il contesto di industrializzazione e di individualizzazione più progredita rispetto alla nostra realtà europea”.