Ticino
Divieto per gli insegnanti di ostentare simboli religiosi: presentata la petizione
©Gabriele Putzu
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Redazione
5 giorni fa
Secondo l'autore del documento, Giorgio Ghiringhelli, dovrebbero essere vietati anche capi di abbigliamento e simboli di carattere politico. La petizione è sottoscritta anche da alcuni deputati ticinesi alle Camere federali.

Inserire nella Legge sulla scuola un divieto per gli insegnanti di ostentare vistosi simboli religiosi e politici. È quanto chiede la petizione del “Guastafeste” Giorgio Ghiringhelli, presentata due giorni fa al Gran Consiglio e sottoscritta dai consiglieri agli Stati Marco Chiesa (Udc) e Fabio Regazzi (Il Centro), dai consiglieri nazionali democentristi Piero Marchesi e Paolo Pamini, da Edo Pellegrini (presidente UDF Ticino) e dall’industriale Alberto Siccardi. Il divieto, viene spiegato, dovrebbe prevedere delle eccezioni per gioielli di formato discreto (catenine, collane, spille, anelli, orecchini) che abbiano riferimenti a una religione. Inoltre, "dovrebbero essere vietati anche capi di abbigliamento e simboli di carattere politico".

Le motivazioni

Nell'esprimere le motivazioni che hanno portato alla preparazione della petizione, il Guastafeste si concentra in particolare sul velo islamico, “simbolo politico-religioso della sottomissione della donna all’uomo, in netto contrasto con il principio secondo cui la scuola 'promuove il principio di parità tra uomo e donna'”. La necessità di introdurre una chiara regolamentazione su questa materia, viene spiegato, “è dovuta alla crescente diffusione del velo islamico, utilizzato in tutta Europa dai movimenti più radicali per marcare l’avanzata dell’islam, per islamizzare l’ambiente e per fare proselitismo religioso infiltrandosi in tutti i settori, soprattutto fra i giovani”.  

Il caso

Ghiringhelli cita anche un caso capitato negli scorsi mesi al Comune sangallese di Eschenbach, che dopo aver assunto per le scuole elementari una docente tedesca che indossava il velo islamico, aveva poi dovuto fare retromarcia e rinunciare all’assunzione a seguito delle proteste di alcuni genitori, insorti invocando il principio della laicità e della neutralità confessionale dell’insegnamento. La stampa nazionale aveva dato ampio risalto a questa notizia, evidenziando il fatto che in questo campo la competenza è cantonale, in nome del federalismo nel settore della formazione.

Nessuna raccolta firme in corso

La petizione, è bene precisare, non è stata lanciata e non vi è in corso alcuna raccolta firme. Le sottoscrizioni sono chiuse e sono state volutamente limitate.

 

 

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