
La COP30 si sta svolgendo in Brasile in un momento storico in cui l’urgenza climatica è sempre più evidente. Eppure, l’attenzione mediatica sembra ai minimi: poche aperture, pochi dibattiti, poca pressione politica. Una situazione insolita, considerando che questo dovrebbe essere il vertice in cui si passa definitivamente dalle promesse all’azione concreta. Secondo Bruno Storni, consigliere nazionale, parte del problema sta proprio nella volontà politica: “La volontà politica in alcuni paesi sicuramente è calata, se mai ci fosse stata. Vediamo per esempio gli Stati Uniti che non partecipano […] ci sono guerre in corso, c’è una crisi economica generalizzata e la crisi climatica non viene percepita con il giusto peso.” Un contesto globale complicato, che rischia di togliere il clima dal centro dell’agenda proprio mentre gli scienziati ribadiscono che siamo già oltre il limite di sicurezza dell’1,5°C.
L’Europa schiaccia il freno
Parallelamente alla COP30, il Parlamento europeo ha votato per allentare alcune norme del Green Deal: meno obblighi di rendicontazione, più tempo per adeguarsi, nuovi margini di compensazione estera. Un cambio di tono significativo dopo anni di politiche climatiche aggressive. Storni però non parla di resa: “No, non è una resa. In Europa ci sono problemi economici […] si cerca un po’ di frenare gli impegni, però quanto è stato deciso non è affatto una resa. L’Europa va avanti, ma ha tirato un attimino il freno.” Il rischio, però, è che il rallentamento si trasformi in un arretramento, proprio mentre le temperature globali stanno accelerando più del previsto. Storni avverte: “Non è il momento di rallentare […] adesso si investe negli armamenti e ci sono meno risorse per il clima.”
La situazione in Svizzera
Svizzera compresa. MeteoSvizzera ha comunicato che il Paese si è già riscaldato di quasi 3°C rispetto all’era preindustriale, più del doppio della media globale. Eppure anche qui si osservano segnali di rallentamento. Storni ricorda che: “La legge sul clima prevedeva di investire circa 400 milioni nel risanamento degli edifici […] e adesso cosa si fa? Si prendono questi soldi dalla tassa sul CO₂ togliendoli al programma edifici.” Un controsenso in un Paese che, a causa della sua orografia, sta subendo effetti più rapidi e più intensi. Nel frattempo, la COP30 cerca di portare avanti un impegno globale difficile da condividere, come conclude Storni: “La COP sta cercando di fare qualcosa, ma l’Unione Europea sta frenando […] la situazione politica mondiale non è affatto tranquilla, si pensa ad altri obiettivi, uno è quello degli armamenti.”
