Ticino
“Certificato Covid anche per i granconsiglieri”
Immagine CdT
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Il deputato PLR Paolo Ortelli chiede di estendere l’uso del documento per le sessioni parlamentari, che riprenderanno lunedì: “Importante dare il buon esempio ai cittadini”

Nel giorno in cui l’uso del certificato Covid viene esteso, cresce la pressione affinché il documento venga introdotto anche per le sessioni parlamentari a Palazzo delle Orsoline. In uno scritto inviato in redazione, il deputato PLRT Paolo Ortelli chiede di dare il buon esempio alla popolazione, ovvero di introdurre il certificato Covid alla ripresa dei lavori parlamentari il prossimo lunedì. Uno scritto rivolto al Governo cantonale, al collegio presidenziale e a tutti i colleghi. “Mi appello a voi pubblicamente affinché almeno il nostro cantone si dimostri all’altezza di questa responsabilità e decida di dare finalmente il buon esempio”, si legge nel testo.

Raggiunto da Ticinonews, Ortelli ha spiegato le sue motivazioni: “Penso sia doveroso allinearci proprio nel giorno in cui entrano in vigore delle misure che noi giustamente imponiamo in diversi luoghi pubblici”, spiega. “Io credo che il cittadino non sia più in grado di comprendere questa sorta di incoerenza o geometria variabile delle misure”. Dunque “è tempo, purtroppo, di prendere delle scelte e quale luogo migliore per indicare la via e dimostrare ai cittadini che il parlamento non è un luogo diverso e che dovrebbe essere un luogo che rappresenti in toto le sensibilità e le sofferenze dei cittadini”.

Durante le edizioni di Ticinonews e Ticinonews Sera si sono espressi sull’argomento anche due gran consiglieri.

Il parere di Fiorenzo Dadò
“Fino a prova contraria, l’obbligo di vaccinazione non c’è. Ci sono persone che non possono vaccinarsi, così come persone che hanno paura”, commenta Fiorenzo Dadò (Ppd). “Non si può introdurre questo certificato anche in Gran Consiglio”. Il deputato e presidente del Ppd cantonale definisce un eventuale obbligo del genere nell’aula di Palazzo delle Orsoline come “incostituzionale”, invitando la politica a non esacerbare delle divisioni che già infiammano la società.

Il parere di Gina La Mantia
Lo stesso auspicio giunge dall’altra parte della sala del Gran Consiglio: “Vorrei proprio evitare che si accenda ancora di più lo scontro fra favorevoli e contrari alla misura”, chiosa Gina La Mantia, esponente del Ps e vicepresidente del Parlamento. “Abbiamo tanti temi importanti di cui discutere e credo che si debba trovare una soluzione pragmatica e giusta per tutti”. Su un piano più personale, la deputata socialista si è detta moderatamente favorevole all’obbligo di certificato Covid in Gran Consiglio, “ma solo se i gruppi parlamentari lo richiedono. In tutti i casi, ritengo importante non allentare le misure di protezione già in vigore”.

Chiesta l’introduzione anche a Palazzo federale
Anche a livello federale i presidenti dei partiti hanno chiesto di muoversi in tal senso. Durante la sessione parlamentare apertasi oggi il presidente del Consiglio nazionale Andreas Aebi ha precisato che per ora non verrà introdotto l’obbligo perché mancano le basi legali per escludere chi non ha il certificato. Ma non è escluso che le cose cambieranno in futuro.
In una lettera inviata alla Delegazione amministrativa del parlamento, ricordiamo, i presidenti dei partiti, su iniziativa di Jürg Grossen (presidente dei Verdi liberali), hanno chiesto di introdurre l’obbligo. La missiva è stata sottoscritta da tutti i presidenti ad eccezione di quello UDC Marco Chiesa, che Grossen - stando al domenicale SonntagsZeitung - non ha contattato. Alcuni esponenti democentristi si sono però espressi favorevoli in tal senso. “Sono favorevole al fatto che i parlamentari debbano mostrare un certificato per entrare a Palazzo federale: sarebbe un cattivo segnale fare un’eccezione per i politici”, ha affermato il presidente del Consiglio nazionale Andreas Aebi (UDC/BE) alla Sonntagszeitung. Anche il capogruppo UDC Thomas Aeschi, fortemente contrario all’imposizione del pass in ristoranti e palestre, è possibilista. “Il requisito del certificato per la sessione dovrebbe essere riesaminato”, ha detto al domenicale. A suo avviso è delicato impedire eventualmente ai parlamentari di partecipare di persona alla sessione, ma non sarebbe nemmeno facile capire perché si dovrebbero applicare regole diverse ai parlamentari federali rispetto ad altre assemblee.

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