Ticino
Cerny: “Ci vuole un segnale chiaro dalla politica”
Redazione
4 anni fa
Per il direttore dell’Epatocentro Ticino occorre agire di fronte all’aumento dei contagi e delle ospedalizzazioni. “La scienza ha già parlato, ci vogliono direttive e misure che fanno senso e il più rapidamente possibile”

Aumenta la pressione sugli ospedali in Ticino: nella sola giornata di oggi si contano 10 ricoveri in più, che vanno ad aggiungersi ai 10 segnalati durante il weekend, per un totale di 50 pazienti in ospedale. A livello nazionale nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 95 ricoveri ospedalieri. E da Berna gli esperti dell’UFSP hanno tracciato un quadro critico: i contagi raddoppiano ogni due settimane e le prospettive non sono favorevoli. Di questo passo si rischia un inasprimento delle misure protettive, ha messo in guardia Patrick Mathys dell’ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Un appello condiviso anche da Andreas Cerny, direttore dell’Epatocentro Ticino, con cui i colleghi di Ticinonews hanno fatto il punto della situazione.

La curva aumenta di nuovo. Come mai i casi aumentano nonostante buona parte della popolazione ha deciso di vaccinarsi?
“La pandemia è di nuovo tornata in Europa. La metà dei morti a livello mondiale sono dovute alla nuova ondata della variante delta in Europa, che è iniziata a settembre/ottobre dapprima nel nord (Gran Bretagna, Paesi baltici e Russia) e ora si sta diffondendo verso il sud dell’Europa”.

La variante delta ha quindi ripreso vigore e i vaccini non ci rendono totalmente immuni...
“Saremmo in un posto migliore se avessimo un tasso di vaccinazione più elevato. Il vaccino non protegge al 100% dalla trasmissione della malattia, ma ha un effetto positivo sul rischio di dover essere ricoverati e finire in cure intense. Questo beneficio per chi si è vaccinato sta diminuendo nel tempo: vediamo un aumento dei casi di persone vaccinate con due dosi che sono in cure intense. È quindi importante approfittare della possibilità di fare la dose di richiamo”.

Il ministro della salute tedesco ha pronunciato una frase shock, affermando che entro fine inverno in Germania quasi tutti saranno “vaccinati, guariti o morti”. Parole molto dure e drammatiche...
“È una dichiarazione che non sottoscriverei. C’è comunque la possibilità di proteggersi contro il Covid con misure che abbiamo già imparato (mascherine, distanziamento, ecc.). Misure che devono essere di nuovo implementate. È importante richiamare alla responsabilità dell’individuo, ma se mi trovo da solo a guardare una partita di hockey con la mascherina e tutti gridano attorno a me non fa una grande differenza. Ci vogliono delle direttive e misure che fanno senso e il più rapidamente possibile perché la strada che abbiamo intrapreso è in salita. Ci sono già 160 letti di cure intense occupati da pazienti Covid. Durante il picco dell’anno scorso erano oltre 500. I calcoli che possiamo fare per le prossime settimane sono abbastanza negativi. Ora ci vuole una dichiarazione chiara della politica, la scienza ha parlato oggi, dicendo che bisogna agire. Non capisco perché la politica non si muova...”.

Che opinione si è fatto sul Consiglio federale: come mai non decide di fronte all’aumento dei contagi e dei ricoveri?
“Un’ipotesi che mi sono fatto è che il Consiglio federale si è promesso di agire quando il sistema sanitario mostra dei segni di cedimento. Questo può andare bene in un’evoluzione lenta, ma in un’evoluzione così rapida come lo è adesso non posso più fidarmi dei ricoveri e dei casi in cure intense, devo seguire la curva epidemica, che molto probabilmente porterà a un aumento dei ricoveri ospedalieri e in cure intense, e li siamo a un punto un po’ preoccupante”.

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