
A circa due settimane dalle risposte governative sul caso Unitas e alla vigilia della discussione generale in Gran Consiglio, il consigliere di Stato Manuele Bertoli ha convocato la stampa per alcuni chiarimenti. Come noto il consigliere di Stato socialista è stato direttore di Unitas dalla fine degli anni '90 fino al 2011. Da quanto emerso dai risultati dell'audit all'associazione sono stati segnalati 17 casi di molestie sessuali perpetrati nel corso di oltre 25 anni (1994-2021), di cui la maggior parte negli ultimi 10 anni, da parte di un ex dirigente che è stato esonerato nel 2019. Anche in vista della prossima seduta di Gran Consiglio, quando sul tema sarà chiesta una discussione generale, Bertoli ha ritenuto necessario rendere pubbliche alcune precisazioni sui fatti e sul ruolo da lui svolto nell'ambito dell'Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana.
"Chiarire fatti e illazioni"
“Siamo qui per chiarire fatti e illazioni anche relativi al mio collegamento in veste di ex direttore coi fatti emersi e raccontati in queste ultime settimane dalla cronaca”, ha esordito Manuele Bertoli. Unitas, ha innanzitutto ricordato, è nata come associazione dopo la prima guerra mondiale come società di auto-aiuto per ciechi e ipovedenti con un’idea di emancipazione. Vi hanno dunque sempre preso parte persone cieche e ipovedenti nello stesso comitato. Cresciuta nel tempo, l’associazione ha poi acquisito i mezzi per fornire sempre più servizi, come una casa per anziani e un centro diurno. Oggi conta una 70ina di dipendenti con un budget milionario. Fino al 2002 Unitas non aveva una direzione, era il comitato a gestire tutte le offerte. Manuele Bertoli è entrato come membro di comitato alla fine degli anni '90, per poi ricoprire la carica di direttore dal 2002 al 2011.
Un caso di suicidio
Bertoli, che si è espresso a titolo personale e non a nome del Governo, è poi entrato nello specifico dei fatti, partendo da un suicidio avvenuto nel 2001 su cui si è chinata di recente la cronaca. La vittima, ha ripercorso il consigliere di Stato, aveva scritto ad un membro di comitato qualche mese prima. Bertoli aveva quindi chiesto più incontri per chiarire, durante i quali i problemi emersi erano legati al tempo di lavoro dell’operatrice. “In quell’occasione il mio intervento fu attivo e mai allora si parlò di mobbing e molestie”, ha tagliato corto Bertoli in risposta ad alcuni articoli pubblicati dai giornali e in particolare dal Mattino della Domenica.
I casi di mobbing e molestie
Per quanto riguarda i casi di presunto mobbing all’interno dell’Associazione, ha continuato Bertoli, “l’audit non ha potuto verificarlo come risposto anche agli atti parlamentari”. Verificate sono state invece le molestie. “Ci si interroga su chi tra comitato e direzione sapeva, si fanno illazioni su insabbiamenti voluti”, ha continuato. “La risposta è chiara ed è contenuta nella risposta agli atti: le segnalazioni di molestie sono state 5 da marzo 2018 a marzo 2020. E finché la gente non parla è difficile agire. Le molestie che si sono perpetrate per 25 anni non sono mai state segnalate prima”, ha spiegato.
La Fondazione Unitas
Infine Bertoli ha parlato della Fondazione Unitas, istituita nel 2000 e di cui fa tuttora parte, la quale elargisce anche donazioni esprimendosi su richieste specifiche. “La decisione su eventuali donazioni", ha messo in chiaro, "è sempre stata collegiale, questo in risposta alle presunte pressioni da parte dell’ex alto dirigente in seno alla Fondazione”.
Preoccupazione per il rinnovo del comitato
“Quando accadono questioni come queste è giusto e necessario che i fatti emergano", ha concluso Bertoli. “Quello che è successo non doveva succedere, siamo vicini alle persone che hanno subito ciò che non dovevano subire. Credo però anche che per il rispetto del futuro dell’Associazione i fatti debbano essere metabolizzati. E lo dico perché spero che Unitas possa continuare il suo operato nel suo spirito, quindi sempre con persone ipovedenti e cieche alla sua guida. Una storia di emancipazione che va riconosciuta”. “Ecco perché, ha continuato, per quanto riguarda il rinnovo del comitato, mi preoccupa che la decisione del Governo, a cui io non ho partecipato, sia presa troppo rapidamente. Cercare tra i ticinesi è un conto. Cercare tra i ciechi è un altro”, ha concluso.