Il processo
"Caso Gobbi", le difese: "Questo processo non nasce da un’esigenza penale, ma da un atto politico"
©Chiara Zocchetti
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Laura Milani
13 ore fa
Secondo l'avvocato Roy Bay, "oggi ci sono due agenti a processo per un caso creato dalla politica. Restituiamo dignità a due agenti che hanno solo fatto il loro dovere”. La replica del pg Pagani: "“Ho agito in conformità del diritto”.

Per il legale Roy Bay, che difende uno dei due agenti coinvolti nel cosiddetto "caso Gobbi", il superamento delle due ore, semplicemente, non può essere dimostrato in modo oggettivo con assoluta certezza. “Non vi era quindi nessun obbligo per procedere con l’esame del sangue, le valutazioni degli agenti sono fondate e razionali anche in virtù della prassi in casi simili”. Per Bay non ci fu nessun favoreggiamento ma, al contrario, “buona fede nell’avvisare le gerarchie superiori”. Il legale ha inoltre ricordato il difetto del primo test: di conseguenza, ha detto, “gli agenti avevano il dovere di ritenere nulla la misurazione”. Infine, per Bay non poteva comunque sussistere il sospetto di guida precedente in stato di ebrietà perché i picchi di alcolemia sono soggetti a diverse variabili. A maggior ragione, ha concluso, visto che Gobbi, “sul posto lucido, operativo, rispettoso” era rimasto coinvolto nell’incidente, non ne era l’autore. Sulla stessa linea l’arringa della legale Maria Galliani. “Il mio assistito, chiamato dal sergente di turno quella notte, non aveva nessun motivo di dubitare di alcunché e ha fatto tutto ciò che era in suo dovere fare per evitare sbavature”. Anche Galliani ha messo in evidenza che “la certezza degli orari, necessaria per stabilire il rispetto della norma delle due ore, non può mai essere data. Forse poteva essere ricostruita a posteriori, non certo sul posto”. In ogni caso, ha continuato, “la decisione di non eseguire il prelievo è stata presa consapevolmente in base alle circostanze: prassi plausibile e apparecchiature difettose. Gobbi è stato trattato come chiunque altro”.

“Atto politico e mediatico, non penale”

Nel suo intervento Bay ha anche ricordato il sondaggio sindacale reso noto la scorsa settimana che evidenziava il malessere lavorativo interno alla polizia. “Ricordiamoci cosa significa lavorare in un contesto in cui la prudenza viene scambiata per indulgenza, la complessità per sospetto”. E poi l’affondo: “Questo processo non nasce da un’esigenza penale ma da un atto politico e mediatico. È stato chiamato caso Gobbi ma Gobbi oggi qui non c’è. Oggi qui ci sono due agenti a processo per un caso creato dalla politica, amplificato dai media e portato avanti dal Ministero, forse per non essere a sua volta accusato di indulgenza. La giustizia si fa con le prove, non con i titoli sui giornali. Restituiamo dignità a due agenti che hanno solo fatto il loro dovere”.

La replica

Accuse rispedite al mittente in modo piccato dal pg Andrea Pagani: “Ho agito in conformità del diritto”. Infine, le ultime parole degli agenti: “Questa vicenda ha avuto un enorme impatto sui miei cari e mi ha ferito molto. Ho sempre svolto il mio lavoro con serietà e anche oggi ho la coscienza tranquilla; mai ho pensato di favorire qualcuno”, ha detto l’aiutante capo. “Ho agito correttamente e respingo ogni accusa. Non ritengo però normale aver appreso alcuni fatti prima dalla stampa che dal mio avvocato. La mia persona non deve essere usata per giochi politici. Piuttosto, la politica si metta al tavolo per fornirci i mezzi adeguati”, ha concluso il sergente. La sentenza è attesa oggi alle 16.30.