Ticino
Caso Divoora: fallita la conciliazione
Thomas Schürch
3 anni fa
Tra la società di delivery e i sindacati non è stato trovato un punto d’incontro. Gargantini (Unia): “L’azienda non è disposta a entrare nel merito della problematica principale”

È fallita dopo tre sedute la procedura di conciliazione chiesta dai sindacati dopo l’introduzione da parte dell’azienda di delivery Divoora del salario al minuto. “È fallita perché la società ha confermato la sua non disponibilità a entrare in merito su quella che è la problematica principale, ovvero il riconoscimento di tutto il tempo passato a disposizione della ditta come lavoro”, dice ai microfoni di Ticinonews il segretario regionale Unia Giangiorgio Gargantini. Non solo: durante la conciliazione “l’azienda ha sottoposto un nuovo contratto, senza prima informare nessuno, nel quale chiede ai dipendenti di firmare l’accettazione di questa condizione particolare”. Cosa “assolutamente inaccettabile e che rendeva inutile la continuazione della conciliazione”

La questione principale
Il riconoscimento del tempo di impiego resta il nodo centrale da sciogliere. “La legge in merito è molto chiara: ogni minuto di messa a disposizione del datore di lavoro è considerato tempo di lavoro e quindi deve essere pagato”, prosegue Gargantini. La legge sul salario minimo “è a sua volta molto chiara. Il salario minimo deve essere fisso, garantito e prevedibile. Il sistema in vigore attualmente, quindi, non rispetta la norma”.

Gli altri punti contestati
Il contratto che dovrebbe entrare in vigore il primo maggio contiene altri punti contestati da Unia, come la pianificazione del lavoro e i rimborsi spese sull’utilizzo del veicolo (17 centesimi al chilometro a fronte dei 75 dichiarati dal Tcs). Condizioni tuttavia accettate da una parte dei dipendenti, che hanno sottoscritto l’accordo.

Cosa fare adesso
Quali saranno i prossimi passi? “Da una parte cominceranno una serie di vertenze e i dipendenti attaccheranno l’azienda in tribunale. Aspettiamo poi con grande interesse le decisioni dell’ispettorato del lavoro che sta svolgendo un controllo sull’intero settore”. Non solamente su Divoora “ma su tutte le imprese attive nel ramo”.

Il ruolo della politica
In tutto ciò il Cantone “agisce per il tramite dell’ispettorato del lavoro. Oggi abbiamo fatto nuovamente un appello alla politica perché si sia proattivi e chiari. Sappiamo che il Consiglio di Stato è stato informato dell’insuccesso della conciliazione. Crediamo che sia necessario mettere dei paletti e pretendere il rispetto della legge anche su queste forme più atipiche di impiego, ma che diventeranno sempre più la regola”. È “assolutamente necessario per una società più giusta e che rispetti la dignità del lavoro”. I drivers “operano nelle città. A Lugano, Bellinzona, Mendrisio e Locarno, e si sono rivolti anche ai sindaci di questi quattro capoluoghi affinché intervengano e agiscano, chiedendo a Divoora il rispetto della legge”, conclude Garagantini.

Nessuna risposta
Contattati da Ticinonews, i vertici dell’azienda Divoora preferiscono, al momento, non prendere posizione.

Un riassunto dei fatti
Dallo scorso novembre, il tempo che i drivers trascorrono aspettando che arrivi un ordine, non viene più retribuito. Per contratto, sono pagati soltanto dal momento dell’ordine a quello della consegna: il cosiddetto salario alminuto. Era subito scattata la denuncia dei sindacati Unia e Ocst, da allora impegnati in una vertenza con l’azienda. C’erano stati uno sciopero, una petizione. L’ultimo capitolo risale a febbraio, con la sopracitata richiesta di una procedura di conciliazione al Cantone, fallita dopo tre sedute.

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